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Leonardo's pov.
«S-Samantha?»

«Si chiama così...»
Da quel momento non so cosa scattò in me, lui era il mio migliore amico, era come un fratello, mi fidavo di lui...
Presi un respiro profondo, lo guardai dritto negli occhi e in pochi secondi il mio pugno arrivò dritto nella sua faccia. «Sei un figlio di puttana! Mi fai schifo!» Gli urlai contro e poi, dopo essermi alzato, presi la birra che aveva sul tavolo e la versai sulla sua testa.
«Merda! Sei una merda!»
E poi uscii dal pub sbattendo la porta, mentre la barista mi guardava incredula e Simone era rimasto al tavolo senza parole e un livido enorme che sarebbe spuntato sulla sua faccia poco dopo.

Avevo esagerato, in fondo speravo si trattasse di un'altra Samantha.
Ma quante frequentavano quella sede? Moltissime di certo... Ma quante stavano sedute accanto ad un buffo ragazzo coi capelli neri (come aveva detto lei)? Solo una suppongo.

E così salii in auto e mi misi ad aspettarla, stringendo il manubrio più che potevo per scaricare la tensione.

Samantha's pov.
Alle 12:10, puntuale come sempre, uscii dalla sede.
Mi guardai attorno nella speranza di non trovare quel viso che tanto amavo per paura di dovergli dire di quel bacio, dopo aver guardato ovunque mi resi conto che la macchina di Leo era parcheggiata sotto un albero.
Iniziai a camminare verso l'auto, il nervosismo aveva preso in ostaggio ogni singolo muscolo. Non riuscivo a muovermi senza percepire l'ansia nell'aria.

Avevo baciato Simone. Era tradimento?

Leonardo non sapeva nulla, avrei dovuto dirgli cos'era accaduto quella mattina? Sarebbe stato meglio?
Quando raggiunsi l'auto Leonardo non mi sorrise, quando mi sedetti sul sedile non mi baciò.
Mi salutò semplicemente con un "ciao amore", mentre metteva in moto e fissava la strada.

«Leo...» Ero tentata di dirglielo, ma quale sarebbe stata la sua reazione? Mi avrebbe lasciato?
«Sì, Sam?» Era nervoso. Iniziò a picchiettare sul manubrio con le dita.
Cosa poteva avere? Non gli avevo detto ancora nulla.
E dopo averlo visto tanto nervoso ero decisa a non farlo.
Confessare il mio "tradimento" mentre lui era così... Così.
«Che hai?»
«Nulla. Pensi che io abbia qualcosa?!» Scattò, i suoi occhi si scurirono e per un momento ebbi paura, mi attaccai al finestrino allontanandomi il più possibile da lui, non mi aveva mai parlato in quel modo.

Non sapevo a cosa stesse pensando, ero semplicemente terrorizzata, magari lo sapeva. Ma come?
Avrei voluto cingere le mie braccia attorno al suo collo, baciarlo dolcemente sul mento come facevo spesso e poi avvicinarmi al suo orecchio e sussurrargli dolcemente che lo amavo (cosa che non gli avevo mai detto).

Ma che mi saltava in mente? Ero così stupida da credere che se lui fosse venuto a sapere di quello che era successo la mattina mi avrebbe perdonato con quattro bacetti sul mento?

Non parlammo per tutto il tragitto e io dopo i primi cinque minuti in macchina smisi di pensare.
Non volevo altri disastri quel giorno.
...
«Siamo arrivati.»
«Cosa?»
«Ti sei addormentata» lo disse freddamente, come se fosse qualcosa di grave, «adesso siamo sotto casa tua.»
«Grazie per il passaggio Leo.»
Gli sorrisi e mi avvicinai a lui per baciarlo, ma lui si scansò.
«Hai qualcosa da dirmi?» Chiese speranzoso, guardandomi con quegli occhi da cerbiatto che ancora quel giorno non avevo visto.
«No...»
«Ok.» Si fece serio. «Come immaginavo, penso che dovresti scendere, tua madre ti aspetta.»
Scesi dall'auto e lo salutai, senza battere ciglio lui mise in moto e andò via.
Ma che...

Leonardo's pov.
«Ok.» Distolsi lo sguardo dal suo viso in modo tale che non vedesse nei miei occhi il dolore che mi aveva provocato.
«Come immaginavo, penso che dovresti scendere, tua madre ti aspetta.»

Che bastardo...

Aprì lo sportello e mi salutò, non le risposi, se lo avessi fatto probabilmente la mia voce si sarebbe spezzata.
Scese dall'auto e in quel momento, proprio mentre lei richiudeva la portiera dietro di sé, qualcosa si ruppe dentro di me.
Misi in moto e partii.
Mi aspettavo che mi dicesse la verità, che non mi nascondesse nulla di quel mattino.
Mi fidavo di lei.
Così impari a fidarti degli altri, idiota.
...
Arrivai a casa e buttai a terra la prima cosa che trovai.
Lanciai un urlo mentre una scheggia del vetro dalla cornice che avevo scaraventato sul pavimento violentemente si conficcò nel mio braccio.
Andai in bagno e misi il braccio sotto l'acqua, staccai piano il vetro tagliente e dalla ferita uscì del sangue.
«Cazzo!»
Mi ritrovai di nuovo a combattere con me stesso, con la mia indole violenta.
Scaraventai i miei pugni contro il muro gridando il nome di Samantha fino a quando le nocche non iniziarono a sanguinare sporcando il muro bianco del mio bagno.

Grazie a Dio era vernice lavabile.

Mi sciacquai velocemente le mani insanguinate e andai in camera, mi lasciai cadere sul letto sfinito e deluso.
«Simone di merda!»

Samantha mi aveva tradito con il mio migliore amico.
E il mio migliore amico aveva tradito la mia fiducia.

N.A.
So che è un capitolo brevissimo, scusate. Ma è davvero un periodo MOLTO impegnativo.
Il prossimo capitolo arriverà presto, giuro.

At first sight. || Leonardo DecarliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora