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Leonardo's pov.
Infilai la maglia con i disegni aztechi e uscii dalla camera d'albergo tirandomi dietro i bagagli.
«Pronto?»
«Oh, Leo?»
«Simo, come va?»
«Tutto okay, tu?»
«Sto andando all'aeroporto, tutto apposto.»
«Sai, ho conosciuto una all'università.»

Il taxi era giù ad aspettarmi, feci entrare a fatica le valigie nel bagagliaio mentre con una mano tenevo il telefono.
Salii in auto e dissi all'autista di andare all'aeroporto.

«Una? Com'è?»
«È bellissima, intelligente e molto simpatica.»
«Vai all'università da un mese e già ti sei preso una cotta?»
«Oh, tu ne hai conosciuta una un mese fa e sei già praticamente innamorato, non puoi dirmi niente.»
«Ma lei è diversa, non lo so, ha quel qualcosa che...»
«Quel qualcosa ce l'ha anche lei, la dovresti vedere: mentre si sistema i capelli, quando ride alle mie battute a lezione, quando abbiamo pranzato assieme... È bellissima.»
Mi misi a ridere e lui mi mandò a fanculo telefonicamente, Simone non parlava in quel modo di solito e sentire uscire dalla sua bocca tutte quelle cose faceva quasi impressione.

Ma comunque i miei pensieri erano altrove, l'unica cosa che riuscivo ad immaginare era Sam, quella sera, in quel bar, dentro quel vestito e il nostro bacio, da due settimane pensavo solo a quello.
Arrivato all'aeroporto, dopo il check-in, mi misi ad aspettare il mio volo.
Decisi di chiamarla e chiudere la discussione con Simone.

Il telefono squillava, squillava...
Ma nessuno rispondeva dall'altro lato.
-Forse si è stancata.-
Provai ancora, ancora e ancora fino a quando non dovetti spegnere il telefono ed entrare nell'aereo.

Samantha's pov.
Scostai la ciocca di capelli che era scivolata sul viso, al mio risveglio trovai la faccia di Simone alla mia sinistra.
«Ei, da quanto sei qui?»
«Forse mezz'ora. Come va?»
«Ho un po' di dolore, ma va tutto bene, non potevi svegliarmi? Scemo.»
«Ma no, dormivi così bene.»
«I farmaci hanno aiutato.»

Simone tirò fuori gli appunti dallo zaino e me li fece vedere.
«Niente di interessante?»
«Sì, effettivamente sì, hai presente De Matteis?»
«Sì, certo»
«Mentre scendeva dalla piattaforma dove sta la sua scrivania è caduto in avanti,» iniziò a ridere, «si è rotto gli occhiali.»
Si fermò, non riusciva a respirare per le risate ed io iniziai a ridere per la sua faccia.
«Poverino.»
«No, aspetta, aspetta...» provò a prendere fiato, «la cosa più bella? Quando si è alzato gli mancavano de denti e aveva la bocca piena di sangue.»
Ridemmo come due idioti fino alle lacrime, una trentina di minuti dopo lui se ne andò dopo aver lasciato gli appunti sul mio comodino.
Presi il telefono: "6 chiamate perse, Leonardo".
Mi aveva chiamata.
Provai subito a richiamarlo. «Non raggiungibile.» Per nove volte ho digitato quelle maledette icone, ma la voce elettronica mi diceva sempre la stessa frase.
Forse si era stancato e mi aveva bloccata.
-Merda! Perché non ho sentito il telefono?!-

Leonardo's pov.
Mi sentivo male, volevo poter sentire la sua voce, ma lei evidentemente non voleva sentire la mia.
L'hostess mi passò dell'acqua e dei salatini e io li appoggiai sul tavolino del sedile davanti a me.

At first sight. || Leonardo DecarliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora