CAPITOLO III

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Apro gli occhi, ma sono costretta a
richiuderli subito. La testa mi scoppia e mi sento come mi avesse investo un tir in pieno petto.

"Ha avuto un calo di pressione, molto probabilmente dovuto a tutto quello che le è successo". Sento dire da un voce femminile.

"Si riprenderà".

Con movimenti lenti mi metto seduta sul lettino di quella che sembra un'infermeria.

"Piccerè hai già dato tanto di cui parlare" mi dice Lino.

"Lì ci sono degli indumenti puliti e delle scarpe" mi indica un pila di vestiti e un paio di scarpe appoggiati su un mobile in fondo alla stanza.

"Ti aspetto fuori, nun fa schierz".

Lentamente mi alzo e lui e la dottoressa mi lasciano sola per farmi cambiare.

Sfilo il vestito lentamente poggiandolo sul mobile, molto probabilmente vorranno averlo come prova per le indagini.

Lo guardo e rabbrividisco. Il mio stomaco si contorce e stingo forte gli occhi per cacciare via le lacrime.

Indosso il jeans color chiaro e una maglia a mezze maniche rossa.

Mi vanno alla perfezione e ringrazio mentalmente Lino per avermeli portati.

Esco dalla stanza e ci incamminiamo verso il corridoio per giungere poi verso degli uffici, di appartenenza delle guardie.

"Massimo lei è la ragazza arrivata sta mattina" mi presenta. Quest'uomo dovrebbe essere uno dei pezzi grossi di questo posto, dopo la direttrice.

"Forza, segui il comandante" mi dice Lino confermando la mia tesi.

"La direttrice ti sta aspettando, comme t sient?"

Gli mimo un "così e così" con la mano.

"Ma non parli?" Nego con la testa.

"Accomuciam ben". Mi fa segno di proseguire dritto verso l'ufficio della direttrice.

"Buongiorno dottorè" ci annuncia.

"Salve Massimo, prego ti stavo aspettando" mi fa segno di accomodarmi.

"Come stai?"

La osservo. È una bellissima donna dai capelli biondi che finisco più o meno sopra le spalle. Le sue pupille sono così azzurre da rispecchiarmici dentro.

"Non parla Paola" sento dire al comandante in un tono preoccupato.

"Mhh capisco, non c'è niente da dire allora,Massimo accompagnala in cella." Mi alzo dalla sedia.

"Ma direttrì..." cerca di dire Massimo, ma viene interrotto.

"Mariateresa ricorda che il silenzio non ti salverà". Mi dice con un tono misto tra il rimprovero e la compassione, forse notando i segni sul mio viso.

La fisso per dieci secondi, quanto vorrei dirle come mi sento e cosa sto passando. Ma le mia labbra sembrano state cucite e la mia voce morta.

Non riesco a parlare.

Sospira. E ci fa cenno di uscire.

Percorriamo un lungo corridoio fino a raggiungere gli alloggi della sezione B, e il comandante mi dice di entrare.

"Starai nella cella con altre tre ragazze, sistema le tue cose e andiamo fuori, ci sta l'ora d'aria."

Faccio ciò che mi dice e scendiamo nel cortile.

"Lì ci sono le ragazze " mi indica con un dito .

"Liz" richiama la donna che mi accolta sta mattina.

𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 //𝐂𝐈𝐑𝐎 𝐑𝐈𝐂𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora