CAPITOLO XII

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Sono passati due giorni da quando Ciro mi ha lasciata sola, lì in quel corridoio. Due giorni senza nessuna dimostrazione, senza nessun incontro segreto di notte.

Due giorni che non tocco cibo, due giorni che non dormo. Se solo provo a chiudere gli occhi gli incubi tormentano il mio sonno.

Mi ha lasciata sola lì, come una stupida, senza darmi nessuna spiegazione. Senza dirmi cosa cazzo vogliono tutte queste persone da me.

Le ragazze cercano di tirarmi su di morale, ma con scarsi risultati.

"Amo te e sveglià" la voce di Silvia riecheggia per la stanza.

Le dedico un sguardo fugace tornando a guardare il mare.

"Oh hai sentito?" continua.

"Si ho sentito" rispondo acida.

"Non puoi continuare così, ti devi riprendere.. sono due giorni che non mangi"

"E a te che ti frega? Eh?" dico scendendo dal letto.

"Seriamente vuoi permettere a quello di ridurti così?"

So che ha ragione, che dovrei lasciarlo stare, che tutta questa storia non porterà da nessuna parte.

"Sono cazzi miei Silvia" dico avvicinandomi alla sua faccia.

"Allora vaffanculo" mi risponde uscendo dalla stanza.

Sbruffo tirandomi i capelli all'indietro. Anche oggi non andrò a mensa, aspetterò l'ora d'aria per scendere in cortile.

Ciro in questi due giorni si è fatto vedere pochissimo, durante i laboratori se ne stava in disparate senza muovere un dito.

"Allora c fai, vieni?" Nad entra in cella distraendomi dal guardare il mare.

Mi ricorda lui.

Mi ricorda Ciro.

Lo odio. Odio l'effetto che mi fa. Odio il fatto che non riesco a smettere di pensare a lui nonostante sia un completo idiota.

Annuisco senza parlare, afferro il mio pacchetto di sigarette e usciamo dalla cella.

Scendendo noto che io e Nad siamo le ultime, tutti sono concentrati, se così si può dire, a fare qualcosa.

Lo vedo. È seduto su una panchina all'interno del campetto.

Lo sa, sa che sono arrivata. I suoi occhi seguono fugaci la mia persona. È come se le mie gambe si muovessero da sole, verso di lui.

"Oh.." Nad mi richiama.

"...statt accourt" mi fa un occhiolino per poi raggiungere le altre.

Proseguo nella direzione intrapresa. Le mani mi sudano e cerco di asciugarle il più possibile sul tessuto sottile dei pantaloncini.

Lo stomaco inizia a contorcersi e se avessi mangiato, adesso avrei già vomitato tutto.

Nella mia mente parole contorte si ingarbugliano tra loro senza trovare un filo logico.

Posso percepire la sua acqua di colonia fin qui.

Lo so, avevo detto che non avrei fatto, io,il primo passo... ma sono la contraddizione fatta persona.

Forza Mary...

Ad un certo punto succede qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Vedo Ciro alzarsi e uscire dal campetto.

Sta venendo nella mia direzione.

Il mio viso è sorpreso.

Il mio sguardo cerca di trovare il suo, ma i suoi occhi sembrano guardare qualcosa che sta dietro di me.

𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 //𝐂𝐈𝐑𝐎 𝐑𝐈𝐂𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora