CAPITOLO VII

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"Sei stata tu non è vero?" dico a denti stretti mentre mi avvicino.

Continua ad avere quel sorriso da psicopatica, senza rispondermi.

"Viola, ti ho detto sei stata tu? Rispondi" ora siamo una difronte all'altra.

Lei sembra non accorgersi della mia voglia di spaccarle la faccia qui davanti a tutti, invece io sento come se il mio corpo stesse per esplodere.

Sento il sangue pomparmi nelle vene ad una velocità sovrumana. La rabbia e il dolore repressi mi stanno trasformando nella versione peggiore di me.

"Stagli ancora vicino, e questo sarà stato solo un assaggio" risponde in modo impassibile.

Questa ragazza non è umana.

"Tu non mi fai paura" dico ad un soffio dal suo naso.

"Guarda il lato positivo potrai finalmente rivedere la tua amichetta" mi snobba.

Non può averlo detto, ancora.

Viola vuoi la guerra e la guerra avrai.

"Non la devi nominare, hai capito?" mi avvicino sempre di più costringendola ad indietreggiare di qualche passo.

"Cosa c'è, hai paura di scavare nei ricordi... hai paura di ricordare che è morta per colpa tua?" sussurra sul mio viso.

Io la uccido.

Senza pesarci minimamente neanche mezzo secondo porto le mie mani al suo collo e stringo.

"Io ti uccido hai capito? IO TI UCCIDO." Stringo ancora più forte e lei inizia a tossire.

"Tu non la devi nominare, non la devi nemmeno pensare" continuo a dire.

La mia presa, se è possibile, si fa ancora più stretta. Il suo viso sta cambiando colore, ma non mi importa, deve supplicarmi di tenerla in vita.

"Ora non parli più?" le dico a denti stretti.

"Oh ma tu si' mbacciut, ce stanne 'e guardie, vast lievt" Ciro mi afferra per i fianchi trascinandomi via impedendomi di continuare la mia opera.

"Sei morta, Viola, SEI MORTA" continuo.

"Vuo' feni' in isolamento? Calmati panterona" mi stringe forte per farmi calmare.

"Perché? Perché mi hai fermata? Deve pagare per quello che ha fatto".

"Nennè ce stanne varenne tutte, calmati" dice sottovoce.

Ha ragione devo calmarmi, tutta questa rabbia non mi aiuta a ragione in modo razionale.

Faccio dei respiri profondi sedendomi su una panchina del cortile mentre tutti stanno tornando a fare altro.

Lo show è finito.

"Certo che mordi eh" mi dice dopo un po'.

"Dai scemo" lo spingo dal petto.

Quel gesto così naturale provoca in me mille scintille. Lo guardo imbarazza come se anche lui potesse sentire quello che sta succedendo dentro di me.

"Tiene, fuma" mi porge una sigaretta.

Credo che questa diventerà un'abitudine tra di noi.

Lui capisce quando ho bisogno di staccare la spina e non aspetta che sia io a chiedergliela.

Anche lui prende dal suo borsello uno spinello e se lo porta alle labbra.

"Viene, avvicinati" mi dice mentre fa combaciare le nostre fronti e i nostri oggetti del desiderio si uniscono, lui li accende con un colpo di fiamma senza sapere che anche il mio corpo sta andando a fuoco.

𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 //𝐂𝐈𝐑𝐎 𝐑𝐈𝐂𝐂𝐈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora