Capitolo 23

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Le grida dei fan non si placarono.
Nemmeno a fine concerto, neanche dopo il bis.

I ragazzi si trovarono dietro al palco, l'adrenalina ancora in corpo, le gambe tremanti.
Ad Alessia girava la testa e non solo per tutte quelle emozioni.
Aveva bisogno di aria, ma si ritrovò travolta in un abbraccio di gruppo.

Aveva ancora le cuffie nelle orecchie e tra le risate chiedeva gentilmente di non urlare ai ragazzi che erano ancora increduli che l'amica fosse salita nuovamente su un palco

«Fatto il misfatto.»

L'adrenalina l'aveva quasi fatta urlare, quella frase che era diventata tipica dei loro fine concerti.
Quando finalmente si sciolse l'abbraccio, la ragazza ebbe l'occasione di togliersi completamente cuffie e l'impianto audio tirando un sospiro di sollievo.

Amava quella sensazione dopo i concerti, la faceva sentire viva.

Una presenza alle sue spalle si avvicinò, abbracciandola ma riconobbe subito la voce di Davide che le sussurrava nell'orecchio un «Mi eri mancata sul palco, brava Landini.» facendola sorridere.

Ognuno poi si prese un momento per sé, per rivivere nella mente quel concerto, quelle emozioni.
Alessia era rimasta seduta sui gradoni di pietra proprio dietro il palco, osservandoli uno ad uno.
E sorrise nuovamente.

Si portò i capelli scuri dietro un orecchio facendo un lungo respiro profondo.
La testa le girava ancora.

Una mano le sfiorò la spalla, costringendola a sollevare il viso.
Sorrise timidamente a Luca, che si era seduto in parte a lei.
Si percepiva dall'imbarazzo, quando tempo era passato dall'ultima volta che erano stati così vicini?

La ragazza annaspava tra i suoi pensieri, cercando di riordinarli per dire una frase di senso compiuto.

Che tu sia dannato Lambertini, guarda come mi fai sentire solo con la tua vicinanza.

E come fosse una risposta, quest'ultimo parlò.

«Mi sei mancata.»

Quelle parole furono dette in un sussurro, ma alle orecchie dei due giovani risultò come un ultimo disperato urlo di aiuto per cercare di tornare a come erano stati.

«Anche tu...» riuscì a sussurrare la ragazza, stringendo la mano che Luca le aveva appoggiato sul viso.
Gli occhi scuri, pieni di preoccupazione del chitarrista, fu l'ultima cosa che vide.

Ricordò solo delle voci sommesse e dei passi veloci che si avvicinarono a lei, chiamandola con toni preoccupati.
Poi fu il buio totale.

***

Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu una luce quasi accecante che la costrinse a portarsi una mano sul viso per proteggersi.
La testa le scoppiava e aveva dolori ovunque.

«Finalmente ti sei svegliata.» sospirò un Luca visibilmente preoccupato «Come ti senti?»
Alessia provò a mettersi seduta, ma il ragazzo le intimò di rimanere stesa ancora qualche minuto «Avevi la pressione molto bassa.» le spiegò sedendosi a terra in parte a lei.

Finalmente gli occhi della ragazza si erano abituati alla luce e si accorse di essere nell'aula che avevano utilizzato come camerino, stesa a terra con un giubbino dietro alla testa.
«Ti gira ancora la testa?" gli chiese premuroso.
La più bassa scosse la testa e con l'aiuto del giovane chitarrista si mise seduta.
Quest'ultimo le passò un bicchiere d'acqua fresca e prese a tastarle il polso, cosa che fece arrossire lievemente Alessia.

«Arrivi sempre al momento giusto.» disse imbarazzata, lasciando intendere che più di una volta l'aveva aiutata.
Da quando quei ragazzi inebriati dall'alcool le avevano dato noia, da quando era scappata dall'uomo dei suoi incubi slogandosi una caviglia e anche in quel momento.

Come stelle ad agostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora