Capitolo 1

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«Eccoci è questa.»

Luca le indicò un portone di una palazzina, prendendo un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni.
La lasciò passare per prima, facendo una sorta di inchino prima di entrare anche lui e prendere la rampa di scale.
Mentre salivano, la ragazza guardò i muri gialli, scoloriti dal tempo.
Qualche finestra rompeva la monotonia con degli squarci di una Bologna notturna e le porte degli altri appartamenti che li dividevano dalla vita delle altre persone.

Il rumore delle chiavi che sbatteva sulla porta dell'appartamento del ragazzo la risvegliò da quello stato di trance, invitandola ad entrare in casa.
L'appartamento era relativamente piccolo, probabilmente viveva da solo.
La mora alzò lo sguardo, rivelando ai suoi occhi un soppalco, facilmente raggiungibile con delle scale poste di fianco alla porta e il soffitto in legno.
La cucina e il salotto erano un'unica stanza, ben gestita negli spazi.
«Scusa per il disordine, non mi aspettavo ospiti o di salvare una ragazza in difficoltà.»ridacchiò.
«Siediti pure sul divano, vado a prendere da bere intanto.» le mise una mano sulla spalla, sorridendole prima di scomparire in un angolo della cucina.

Alessia guardò quel piccolo spazio di relax, ricoperto di riviste di musica e cuscini, i quadri di artisti famosi appesi alle pareti, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Sul divano scuro, sommersa dagli svariati cuscini, si fece strada una chitarra.

Una chitarra elettrica.

Spostò i cuscini per guardarla meglio.

Era una Fender.

Le sue mani si mossero verso quello strumento, sfiorandone le corde con gli occhi che le brillavano emozionati.

«Sai suonare?» le chiese Luca una volta tornato nella sala vedendola osservare la sua chitarra.
«Non suono più da tanto tempo, per via di forze maggiori.» gli spiegò con tono malinconico «E poi non ho mai usato una chitarra elettrica. A casa ho una chitarra classica, una Gibson.» la vide sorridere leggermente.

Luca la guardò curioso mentre, estasiata da quello strumento, faceva vibrare le corde, cercando di capire cosa la ragazza stesse provando in quel momento.
Si sedette in parte a lei, porgendole un bicchiere d'acqua «Grazie.» 
«Vuoi provare a suonarla?»

Alessia rimase in silenzio, incerta.

«Ti ringrazio, ma non posso.»

«Non farti problemi, te l'ho chiesto io.»


«No davvero, ho già creato troppo disturbo venendo qua.» si allontanò di poco dispiaciuta «E poi non so suonare quelle elettriche.»

«Se vuoi di sopra ho anche quella classica.» cercò di insistere il corvino.

Da quando aveva visto quella luce d'emozione in quegli occhi grigi aveva desiderato con tutto se stesso vederla suonare almeno una volta.

«Beh, se non ti crea ulteriore disturbo...»
Il ragazzo trattenne un sorriso e si alzò andando a prendere la sua chitarra al piano di sopra

«Ecco qua.» gliela porse e lei la imbracciò all'istante, come se le fosse mancata «Non so se mi ricordo ancora come si suona.» ridacchiò imbarazzata provando qualche nota.
Quelle note poi formarono una canzone che il ragazzo conosceva molto bene.

Non me lo so spiegare di Tiziano Ferro.

Rimase incantato a guardare le sue mani che giocavano, amavano, entravano in simbiosi con le corde.
La melodia diventò sempre più coinvolgente, ritrovandosi a cantarla insieme ad Alessia.

"Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare
E credere di stare bene quando è inverno e te
Togli le tue mani calde
Non mi abbracci e mi ripeti che son grande,
Mi ricordi che rivivo in tante cose
Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale
Che anche se non valgo niente perlomeno a te
Ti permetto di sognare
Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare
E credere di stare bene quando è inverno e te
Togli le tue mani calde
Non mi abbracci e mi ripeti che son grande
Mi ricordi che rivivo in tante cose"

Poi, improvvisamente, dopo quest'ultima strofa,  si bloccò fissando il vuoto.
Gli occhi le erano diventati leggermente lucidi, le tremavano le mani.
«Va tutto bene?» le chiese Luca corrucciando la fronte.
«Sì... Sì, scusa sono solo stanca.» appoggiò la chitarra in parte a sé un po' spaesata.

Poi si rigirò verso il ragazzo accennando un sorriso, ma i suoi occhi mentivano.
«Sarà meglio che vada ora, domani lavoro.»
Si alzò e subito il corvino la imitò «Sei sicura che stai bene?» le chiese preoccupato.

«Sicura, non preoccuparti.»
La guardò di nuovo poco convinto e la accompagnò alla porta, non volendo insistere ulteriormente.
«Buonanotte Luca e grazie.» lo salutò accennando un altro sorriso e un cenno di mano.
«Non preoccuparti, è stato un piacere. Buonanotte.» la salutò lui prima di chiudere la porta.

Poi guardò lo strumento sul divano e si portò una mano sul mento pensieroso.

Cosa sarà successo per non farle più avere fiducia in una chitarra?

Alessia nel mentre era uscita velocemente dalla palazzina, avviandosi verso casa.

Una lacrima solitaria sfuggì al suo controllo, asciugandola subito dopo.

Si era ripromessa di non suonare più una chitarra dopo quello che era successo anni prima.

E allora perché quella sera aveva infranto la sua più intima promessa?

Cosa era cambiato dentro di lei quella sera?

Come stelle ad agostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora