-29

327 22 2
                                    

Aiuto Tiziana a sparecchiare e poi la raggiungo al lavello per lavare i pochi piatti che abbiamo sporcato per pranzo.
«Davvero lo porti da Eddy? E lui è d'accordo?» mi domanda la mia amica con gli occhi sgranati quando le racconto dove porterò oggi Frank. Sorrido e annuisco alla sua domanda.
«Lo porto da Eddy, sì. Frank non lo sa è una sorpresa. Eddy fa parte della mia vita e voglio che lo conosca. E' un ragazzo tranquillo e sa che non deve fare casini, me l'ha promesso» dico e lei mi guarda sospettosa.
«A Frank piacerà questa cosa?»
«Perché no, scusa? Lui mi dice sempre che gli piace che io sia allo stadio quando lui gioca, e gli ho parlato spesso di Eddy, voglio che lo conosca» dico ancora e stavolta Tiziana sembra essere d'accordo con me.
«No ma infatti il tuo ragionamento non fa una piega, lo dicevo solo perché lui ha un carattere particolare, tutto qui» continua con le sue motivazioni e io le sorrido ancora.
«Andrà tutto bene, tranquilla. A proposito devo proprio andare che tra un paio di ore abbiamo appuntamento» dico guardando l'orologio e un brivido mi percorre la spina dorsale. Adoro l'idea di averlo lì con me mentre insegno il francese ad Eddy, mi sembra una cosa davvero intima e non vedo l'ora che accada. Tra di noi parliamo spesso in francese ed è una cosa che mi piace da morire, una cosa nostra che ci avvicina ancora di più. E spesso mi aiuta con la pronuncia oppure mi insegna detti e modi di dire che sui libri non avrei mai trovato. Voglio proprio che mi veda all'opera con Eddy.

Me ne torno a casa, faccio la doccia e mi preparo. Alle quattro precise sono pronta e lui bussa al mio citofono. Prendo lo zaino e scendo di corsa. Entro nella sua auto e lo saluto con un bacio veloce.
«Allora? Dove mi porti?» mi chiede e io piena di entusiasmo gli ripeto che è una sorpresa. Gli indico la strada e lui segue per filo e per segno ogni mia indicazione. Dopo nemmeno dieci minuti arriviamo e gli faccio parcheggiare la Jeep in un vicoletto poco distante da casa di Eddy. Scendiamo e lui si guarda intorno sempre più confuso. Ha addosso un Moncler nero e verde che non passa inosservato e molte persone che passano lo guardano e forse lo riconoscono ma lui nemmeno li guarda e tira avanti per la sua strada.
«Entriamo qui» lo tiro per una mano ed insieme entriamo nel palazzo. Saliamo a piedi visto che non c'è l'ascensore, sono due piani ma non sarà di certo un problema.
«Ma dove siamo?» mi chiede in francese guardandosi intorno. Sto per rispondergli quando un ragazzo che scende le scale ci arriva di faccia e ci passa accanto salutandoci. Sento un brusio, come se molte persone fossero riunite a bisbigliare ma poi Frank mi chiede qualcosa e mi distrae da quel pensiero.
«Quel ragazzo mi stava riprendendo? Aveva il cellulare in mano puntato verso di me...» mi chiede e io scoppio a ridere.
«Ma se nemmeno ti avrà riconosciuto, Frank, stai delirando» scuoto la testa e imbocchiamo l'ultima rampa di scale prima di arrivare fuori la porta di Eddy. Non appena saliamo due scalini inizio a sentire lo stesso brusio di prima ma molto più forte, poi un 'shhh' forte e il silenzio. Più salgo più ho paura e Frank mi segue senza dire una parola. Arriviamo fuori alla porta e ci sono solo due ragazzini con i telefoni in mano che lo riprendono anche se c'è qualcun altro sicuramente nascosto da qualche parte.
«Chi è questa gente?» mi domanda già innervosito dai continui scatti che quei ragazzini stanno facendo col cellulare.
«Non lo so» dico e busso al campanello della porta di Eddy. Dopo pochi secondi la porta si apre e mi manca l'aria. La madre di Eddy è truccata e vestita come se dovesse andare al teatro, sorride e ci dà il benvenuto. Dietro di lei al centro di un folto gruppo di persone c'è Eddy col cellulare in mano così come tutti gli altri. Flash accesi e applausi non ci danno nemmeno modo di entrare che siamo già soggiogati. Le persone, per di più ragazzi dell'età di Eddy, vengono verso di noi e cercano in ogni modo di arrivare a Frank. Saranno una ventina, forse anche di più.
«Una foto Frank, ti prego una foto!» e ancora «Sei un fenomeno Frank, mi fai un saluto?» con sempre più foga accerchiando Frank e me. Non lo guardo ancora ma so che per lui questo è l'inferno, mi starà maledicendo senza dubbi.
«Non l'hai fatto davvero» mi giro e vedo Frank sconvolto che fa dei passi all'indietro per allontanarsi.
«Io non ne sapevo niente Frank, te lo giuro, niente» dico ma lui scuote la testa e punta i suoi occhi su di me mentre la pressa dei ragazzi si fa sempre più pesante. Urlano e ci riprendono creando un baccano enorme.
Lui non attende oltre, gira le spalle, si divincola tra la gente e scende giù correndo per le scale.
«Che cazzo hai combinato, Eddy? Me l'avevi giurato, cazzo!» urlo contro il ragazzo di cui mi fidavo ad occhi chiusi e che mi ha delusa da morire. Lascio tutti lì che nel frattempo si sono ammutoliti e corro giù anche io cercando di raggiungere Frank per spiegarmi. Lo trovo per strada e lo fermo stringendogli un braccio.
«Frank ascoltami, per piacere» dico ma lui tira via il suo braccio e mi guarda malissimo.
«E' questo, no? E' sempre stato solo questo e io come un deficiente ti ho creduto» dice scuotendo la testa restando immobile al centro di un marciapiede in un vicoletto.
«Di che parli? Ti ho già detto che non ne sapevo nulla di tutta quella gente, io non...» non mi fa finire la frase perché alza la voce e mi interrompe.
«Certo che lo sapevi invece. Volevi che tutti sapessero? Beh ora tutti sicuramente sapranno, sarai contenta. Hai finalmente esposto il tuo trofeo, finalmente potrai vantarti di scoparti un calciatore. Complimenti» sputa avvelenato e mi sembra che la terra mi inghiotta parola dopo parola.
«Che stai dicendo...» farfuglio e lui annuisce.
«Sapevi che questa è la cosa che mi fa più male e l'hai usata contro di me, sei un'arrivista di bassa categoria. Una traditrice, un'imbrogliona e avrei dovuto capirlo fin dall'inizio» ad ogni sua parola il mio cuore perde un battito. Non lo sta dicendo davvero, non può essere, no.
«No...» scuoto forte la testa e lui fa una mezza risata sarcastica.
«Mi hai solo usato e questa ne è la prova. Cosa volevi? I miei soldi? Altri viaggi, borse, scarpe?» mi chiede sempre più incazzato.
«Non è così e non lo è mai stato, lo sai...» faccio ancora un passo verso di lui e gli prendo le mani ma lui si tira subito indietro «Frank...» gli occhi mi si fanno lucidi ma resisto e non piango.
«Sparisci dalla mia vita» dice con una calma che fino a trenta secondi fa non aveva e che ha appena ritrovato. «Per me non sei niente, non sei mai stata niente. E' ora che tu lo sappia» sputa cattivo come mai prima poi si gira e se ne va entrando nella sua auto e lasciandomi lì da sola in mezzo al marciapiede.

Mi sento a pezzi, volevo solo che conoscesse una parte in più della mia vita e invece ho rovinato tutto.

Gelido | Frank AnguissaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora