《 Peter...
Tu...tu sei un bravo ragazzo...una persona buona...proprio come lui.
Tuo padre era un uomo misterioso ma aveva una sua morale.
Lui credeva che se qualcuno era in grado di fare delle cose buone per gli altri, aveva l'obbligo morale di farle tutte.
Non era un dovere ma una responsabilità.
E...ed io so che per te è lo stesso 》
Prese una pausa, non riusciva a sentire la sua voce.
《 Mi dispiace per come mi sono comportato, per quello che ti ho detto.
Io...io...per favore torna a casa.
Ho bisogno di parlarti per chiederti scusa di persona 》
Riallontanò il cellulare.
Aveva stoppato il messaggio così tante volte che dubitava sarebbe mai riuscito a sentirlo tutto.
Prese un respiro e si strinse nelle spalle.
Dio, quanto si odiava in quel momento.
"Peter"
Sussultò.
Avrebbe riconosciuto la sua voce anche se non fosse più stato in grado di sentire.
Riavvicinò il telefono senza aprire bocca e ricominciò ad ascoltare,《 Hai un grande cuore, Peter, ed è proprio questo a renderti l'uomo che sei.
Sono molto fiero di te.
Sia io che May lo siamo. 》Nuovamente non riuscì a trattenere le lacrime e questa volta dovette sopprimere i singhiozzi per evitare che lei lo sentisse.
"Peter...io...io..."
La voce le si smorzò in gola e lui capì stesse cercando di non crollare.
"Io sono qui. Io resto qui" concluse e le sue parole furono seguite da un rumore che Peter riconobbe essere il rumore di Megan che prendeva posto fuori dalla sua porta.
Chiuse gli occhi e piegò la testa all'indietro.
Ben era morto e la colpa era sua.
Ben era stato ucciso e la colpa era sua.
Ben non c'era più e la colpa era sua.
Come avrebbe fatto a vivere con quella consapevolezza?
Aprì leggermente gli occhi e si portò una mano alla bocca per sopprimere l'istinto di urlare.
Il cuore batteva fuori controllo all'interno del petto, e così quello di Megan.
Poteva sentirlo pulsare dall'altra parte della parete dove lei era in silenzio, probabilmente accovacciata nella stessa identica posizione.
Dopo tutta la cattiveria che le aveva rivolto, lei era lì.
Era arrivata, aveva stretto May, le aveva parlato e, dopo averla lasciata con i suoi genitori, era corsa su per le scale con l'intenzione di raggiungerlo.
Perché amare qualcuno poteva fare così male?
Perché amare lei doveva essere così doloroso?
Pensò di alzarsi, di andare da lei e mettere la parola fine a quella assurda messinscena durata troppo a lungo, ma non lo fece.
Riportò l'attenzione su cellulare,
un ultimo pezzetto del messaggio era rimasto ancora da ascoltare.
《 È su Megan 》 si disse.
《 Parla di noi 》 si ripetè certo della sua convinzione.《 Ti ho sentito quel giorno.
Tua zia, terribilmente preoccupata, mi aveva mandato a cercarti perché non eri ancora tornato ed io sapevo dove ti avrei trovato ancora prima di controllare.
Il molo era sempre deserto a quell'ora, nessuno avrebbe mai invaso la vostra privacy e per questo pensai fosse stato quel motivo a spingervi a scegliere quel posto come -il vostro posto- 》
Ci fu un'interruzione.
Il rumore in sottofondo di una città che di notte prende vita, il ticchettio degli scarponi che si alternano rapidi passo dopo passo.
《 Cercai di essere discreto.
Non volevo impicciarmi, non volevo proprio, ma tu mi conosci quindi sai perché dovetti mentire quando mi vedesti arrivare 》.
Peter lo aveva sempre sospettato, sempre, e quel sospetto non lo aveva mai abbandonato.
《 Hai dato un calcio allo zaino e ti sei piegato sulle ginocchia.
Megan era già troppo lontana per accorgersene ma io no.
Pensai si fosse trattato di un semplice litigio, di una di quelle inevitabili discussioni adolescenziali che sono all'ordine del giorno, ma poi ti ho sentito.
Ti sei alzato, hai recuperato lo skate, lo zaino e con una faccia stralunata hai urlato qualcosa come <Accidenti!
L'amore fa schifo! > 》.
Se avesse potuto colpirsi tanto forte da perdere i sensi e non risvegliarsi mai più, lo avrebbe fatto.
Se avesse potuto in qualsiasi modo, qualsiasi, cancellare tutto, non ci avrebbe pensato due volte perché ormai che senso aveva?
Riconobbe la risata genuina dello zio e di istinto allontanò per l'ultima volta il cellulare dell'orecchio.
《 Anche se la parola che hai usato non è stata proprio -accidenti- , ma non importa 》
Poteva sentirlo, poteva ancora sentirlo parlare nonostante avesse lasciato andare il telefono sul parquet.《 Peter, l'amore non fa schifo.
Magari è difficile, questo sì, ma non fa schifo.
Amare qualcuno che non ricambia i tuoi sentimenti è difficile ma non è questo il tuo caso 》
Ci fu una pausa, poi silenzio.
Stava pensando a cosa dire e Peter lo sapeva.
《 Vale la pena di lottare per le persone che ami anche se non sei certo che loro provino lo stesso...
Ma entrambi lo sappiamo, P.
Anche se ti ostini a credere di star sbagliando, anche se fai di tutto pur di convincerti che non sia vero...
Lei prova lo stesso 》
Un sussurro, da quel momento in poi gli sarebbe rimasto per sempre impresso un sussurro.
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Lost In The Moment | Peter Parker
Fanfiction•cliché• 《 Espressione priva di originalità, spesso ripetuta, e perciò fastidiosa; frase fatta, stereotipata, abusata; concetto o giudizio ormai cristallizzato; comportamento, atteggiamento banale, scontato: esprimersi attraverso clichés tradiziona...