Capitolo 1 - Gli amici non devono niente agli amici

86 2 9
                                    

Turn me back into the pet
I was when we met
I was happier then with no mindset
And if you took to me like a
Gull takes to the wind
Well, I'd've jumped from my trees
And I'd've danced like the king of the eyesores
And the rest of our lives would've fared well

New Slang - The Shins

La scuola era iniziata solo da una settimana e Oswald Cobblepot era già pieno di lividi e ammaccature. Il suo piccolo inferno personale.

Il primo anno era stato una matricola, un basso e magrolino quattordicenne con cui è fin troppo facile prendersela. Il secondo anno provò a iscriversi a qualche club per evitare di tornare a casa allo stesso orario dei suoi bulli, ma il piano non funzionò e anzi, si guadagnò dei nuovi bulli. Questo terzo anno aveva finito per dire a sé stesso che era così che girava il fumo e non avrebbe potuto farci niente. Oltre a covare risentimento, ovviamente.

La Gotham City High School era la più prestigiosa della città e quando Oswald seppe di essere stato ammesso con una borsa di studio della Wayne Enterprise, credette che i tempi del bullismo fossero finiti, soppiantati da un sano ambiente ricco e culturalmente elevato.

Errore. Se possibile era anche peggio: ai figli delle famiglie ricche di Gotham, che si conoscevano fin da bambini e si frequentavano nei vari yacht club di cui erano soci i genitori, piaceva fare gruppo ed escludere quegli studenti che venivano da ambienti più semplici.

In effetti era banale, avrebbe dovuto immaginarselo.

"Non importa," continuava a ripetersi nella mente Oswald, "Un giorno le cose cambieranno." Ad ogni calcio che gli tiravano, "Un giorno sarò io a dare gli ordini." Ad ogni pugno, "Un giorno sarò sopra ognuno di loro." Ad ogni presa in giro, "Un giorno sarò il Re di Gotham."

Quel pomeriggio non era diverso. Era un venerdì e Oswald, coi capelli a incorniciargli il lato destro del viso, il piercing sul lato sinistro del labbro e la divisa della scuola che gli calzava un po' larga, stava per uscire dal giardino sul retro dell'istituto sospirando di sollievo per un'altra settimana finita, e così non si accorse dei passi che lo seguivano. Nel giro di un attimo fu circondato e poi venne la serie di insulti accompagnata da un paio di strattoni e di calci.

Finché non ci fu quel suono secco e metallico. I ragazzi della squadra di football si bloccarono e Oswald si permise di alzare leggermente la testa.

"Wow, cosa abbiamo qui? Cinque contro uno, davvero valoroso!" La frase venne accompagnata dal sottofondo di un bastone che picchiava contro le sbarre della recinzione mentre la ragazza si avvicinava, frapponendosi tra Oswald e i cinque giovani.

"Non sono affari tuoi, vero bella?" John Carpenter, il capitano smidollato di una squadra di smidollati.

"No, non proprio. Ma vedi, ho il brutto vizio di impicciarmi degli affari degli altri... soprattutto quando assisto a certi atti di eroismo come cinque giocatori di football che se la prendono con un ragazzo più piccolo di loro."

"Vedi di andare, prima che decida di prendermela anche con te."

"Uh, che paura. Devi avere delle palle enormi!"

Durante lo scambio gli altri ragazzi ridevano e incitavano l'amico a "darle una lezione", tranne uno di loro, che si avvicinò al capobranco facendogli cenno di lasciar stare e tagliar corto, mentre guardava la ragazza con aria corrucciata.

"Eh? Che c'è?" Poi tornò a rivolgersi verso la giovane che intanto si guardava intorno con aria annoiata, "Chi sei tu, comunque? Non ti ho mai vista e parli in modo strano."

"Sono nuova. Mi chiamo Tali Soprano."

E a quel punto il capobranco capì cosa stava cercando di dirgli il suo amico: attento, questa porta guai.

Gotham - Caldo e dolce come un pomeriggio di settembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora