Ginevra
"Si Manuel, stasera va bene". Sento mio fratello nella sua stanza che parla al cellulare.
"Va bene, a stasera allora. Ciao". Termina la telefonata e mi raggiunge in camera dove sto disfacendo la valigia e piegando i vestiti nell'armadio.
"Allora? Ha detto sì?" gli chiedo indagando, pur conoscendo la risposta.
"Certo. Ci vediamo stasera al suo garage". Mi risponde sedendosi sul letto e guardandomi riporre i maglioni. Sta in silenzio e conosco troppo bene mio fratello per non capire che vorrebbe dirmi qualcosa, quindi gli vado incontro.
"Devi dirmi qualcosa Simo?" mi fermo vicino al suo viso, lo guardo negli occhi e scoppiamo a ridere.
"Cosa dovrei dirti? Son contento che sei qua. Ancora non ci credo". Mi risponde distogliendo lo sguardo e sorridendo sotto ai baffi.
"Sì sì, va bene, va bene. Vedi Laura tra poco?" gli chiedo cambiando discorso.
"Eh sì". Risponde secco.
"Beh, troppo entusiasmo. Dovrebbe farti male". Scherzo cercando di farlo ridere.
"Non mi ci far pensare". Risponde secco.
"E comunque avrei dovuto dire a Laura che non era di lei che mi parlavi continuamente". Scoppio a ridere, la sto rischiando grossa, temo prenda la chiave e mi chiuda in cameretta come quando eravamo piccoli. Una volta dimenticò di aprirmi e andò a giocare in piscina. Dovetti scendere dal balcone e la mia camera è al primo piano. Ovviamente, manco a dirlo, mi presi una slogatura al piede. E mi andò fin troppo bene.
Invece no, sorride. "Va bene Ginevra, non so dove vuoi andare a parare ma è meglio se vado a prepararmi altrimenti faccio tardi con Laura e di conseguenza facciamo tardi stasera da Manuel. A dopo!". Mi schiocca un bacio e sparisce in camera sua.
Per oggi il discorso è chiuso, o meglio, non è stato ancora aperto come si deve.
Simone rientra alle otto. Ormai è buio da un pezzo, siamo in pieno inverno. Bussa con il motorino, saluto papà ed esco. "Andate piano!" ci urla da dentro.
Sulla pedana della vespa ha tre buste del McDonald's : le porteremo al garage, ceneremo a volo lì con Manuel. Salgo sul motorino e mi godo Roma di sera. Quanto mi era mancato tutto questo. Ho voglia di ricominciare la mia vita qui, vivere i miei sedici anni, divertirmi, riprendere danza, godermi mio fratello e i miei amici.
Arriviamo prima di quanto mi aspettassi. Manuel abita a dieci minuti da villa Balestra e a cinque da scuola. Per questo Simone è sempre qui e Manuel è sempre a casa. Credo.
Simone bussa, poi entra senza aspettare neanche che Manuel risponda.
"Ciao Simò. Ciao Ginevra, come va?" mi chiede salutandomi.
"Tutto bene grazie. Simone ha portato un po' di schifezze per cenare tutti insieme. Spero tu non abbia già mangiato". Gli dico.
"No, Simone me l'aveva detto che avrebbe portato la cena. Te devono fa santo". Gli dà un pizzico alla guancia.
"Peccato che stamattina avevo un bel caratterino". Lo scimmiotta Simone.
"Ecco, sei pesante. E pure rancoroso".
"Non puoi neanche immaginare quanto". Rispondiamo all'unisono sia io che Simone.
"Ah ecco, devo abbituamme alla simbiosi dei gemelli Balestra". Scoppiamo a ridere e iniziamo a mangiare.
"Spero che tu sia, almeno caratterialmente, completamente diversa da 'sto rompiballe". Mi chiede Manuel.
"Mh, diciamo". Rispondiamo di nuovo insieme e Manuel finge di sbattere la testa al muro.
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Il tempo di uno spazio
RomanceIl tempo di uno spazio è quel breve lasso di tempo che ci concediamo per essere noi stessi, senza remore, senza mostrarci diversi da ciò che realmente siamo. E' il dare spazio alla vera versione di noi stessi per piccoli momenti. E' il tempo che ci...