Ginevra
Mi rigiro un altro po' nel letto. Sono le sette e un quarto e Simone mi ha già chiamato dalla sua stanza tre volte.
"Vieni un attimo qui per favore? È urgente". Mi richiama e decido a forza di alzarmi. Attraverso il corridoio e lo trovo in tuta con le gambe incrociate sul letto.
"Mi dici che c'è?" gli chiedo stropicciandomi gli occhi e sedendomi alla scrivania.
"Chiudi la porta". Faccio come mi dice e mi siedo.
"Io oggi non vengo a scuola. Mi devi aiutare a inventare qualcosa con papà e con Laura". Mi chiede disperato.
"E perché? E poi che c'entra Laura?"
"Giuro che quando torni da scuola ti spiego tutto. Ho bisogno di stare lontano da Laura per qualche giorno. Oggi è venerdì, domani e domenica non c'è scuola. Rimando il problema a lunedì e lo risolvo. Promesso! Ora aiutami".
"Il problema? Non mi sembra tanto un mostro Laura. Che ti ha fatto?" Rido. Un po' psycho ce la vedo infondo.
"Niente, non mi fa mai niente, appunto. Va bè poi ne parliamo. Ora mi aiuti per favore?" mi chiede sul punto di una crisi di nervi. Sorrido. Mi era mancato anche coprire mio fratello. Chi l'avrà fatto al posto mio quando io non c'ero?
Ecco qua, ho risolto tutto. Almeno credo. Scendo le scale e vado in cucina.
"Papà, Simone resta a letto. Ha nausea e mal di stomaco. Ieri sera avrà mangiato un panino marcio. Vengo con te o prendo il suo motorino?" dico tutto velocemente sperando non abbia tempo per riflettere abbastanza sulla stronzata che gli ho rifilato. E invece... spero davvero che un prof di filosofia non rifletta?
"no amore vieni con me. Come un panino marcio? L'abbiamo mangiato tutti il panino ieri sera. Sta molto male? Vado a dargli un'occhiata, arrivo subito" mi dice tutto d'un fiato e scappa via dal mio sguardo. Per fortuna riesco a bloccarlo sulle scale.
"Ma che, sei matto? È in bagno, non fa altro che vomitare. È una scena disgustosa. Gli ho dato una compressa e torna a letto. Se sta male mi chiama. Tranquillo papi, andiamo che facciamo tardi". Faccio i miei occhioni, lo trascino via dalle scale e cerco di cambiare argomento. Ma lui insiste.
"Sai cosa direbbe Cartesio su quello che stai facendo con Simone?" dice scendendo le scale.
"No papà, ma so cosa direbbe il filosofo Simone: di farti gli affari tuoi. Su andiamo". Lo prendo sottobraccio.
"Bene, perfetto. Andiamo va".
Sono riuscita a far desistere il prof Dante. Simone mi deve un favore.
Simone
Li sento uscire e torno a letto. Mio padre più che preoccuparsi che stessi male voleva immischiarsi degli affari miei. Da quando è tornato non fa altro che chiedere, chiedere, chiedere... l'ha sempre fatto, anche quando era a Napoli. Devo essere sincero: chiamava continuamente e spesso lo ignoravo. Ignorarlo mi riesce bene ma spesso mi fa star male. Ma è un modo per non scontrarmici ogni secondo. Da quando è tornato sto a tanto così dall'attaccarlo e iniziare una filippica, so che succederà prima o poi. Ho i nervi a fior di pelle quando lo vedo e ora che non c'è ho tutto il tempo per calmarmi e pensare a come lasciare Laura. E poi a come mettere ordine nel mio cuore.
Manuel
Entro in classe e mi spiaggio sul banchetto singolo. Prima ora: latino. Ho il tempo per recuperare un po' di sonno arretrato, tanto mi ha già interrogato la settimana scorsa e ovviamente mi ha messo tre. Posso starmene tranquillo, almeno per oggi.
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Il tempo di uno spazio
RomanceIl tempo di uno spazio è quel breve lasso di tempo che ci concediamo per essere noi stessi, senza remore, senza mostrarci diversi da ciò che realmente siamo. E' il dare spazio alla vera versione di noi stessi per piccoli momenti. E' il tempo che ci...