Simone
Mia sorella, se possibile, è ancora più bella di quando l'ho salutata un mese fa. Nonostante abbiamo vissuto fino ad oggi in due regioni diverse, per diversi anni, non è mai capitato che sia passato così tanto tempo dal vederci. Stava organizzando il trasloco però, sarebbe tornata finalmente a casa.
Mentirei se dicessi che l'ho presa bene la sua decisione di andare a vivere a Napoli da papà. Andava via anche lei, l'altro pezzo del mio cuore.
Non passare tutto il giorno con lei, a ridere, a parlare, a raccontarci ogni cosa, a vivere praticamente in simbiosi, mi sarebbe mancato, mi sarei sentito perso, lo sapevo già e infatti così è stato. Però il suo non l'ho mai visto come un abbandono, rispetto a quello di papà. Voleva fare da collante a una famiglia che purtroppo era andata a pezzi proprio a causa di colui che avrebbe dovuto fare qualcosa per tenerla unita. Ha rinunciato alla sua vita qui a Roma, ai suoi amici, alla danza, alla sua scuola, a me e a nostra madre per sperare di vederci un giorno di nuovo uniti e sereni, con un rapporto tra padre e figlio. Oggi probabilmente è quel giorno, peccato che io non riesca a guardare neanche in faccia mio padre.
Ginevra spera di sciogliere il mio risentimento, dubito ci riesca, per quanto io la ami. È difficile sciogliere la tristezza di un bambino che dai 4 anni in poi non ha avuto più suo padre ai suoi compleanni. Lei ha perdonato quelle assenze, la presenza di mio padre se l'è andata a prendere a kilometri di distanza, ha fatto di tutto per averlo presente nella sua vita e sta facendo di tutto affinché sia presente anche nella mia. Tante volte vorrei avere la sua forza. Invece penso che se lei non si fosse trasferita, forse lui ci avrebbe lasciato andare definitivamente e noi, quella cosa nello scantinato, l'avremmo definitivamente buttata.
Oggi invece, per come sono andate le cose, mi ritrovo nostro padre alla cattedra: per tutto il restante anno scolastico ci insegnerà Filosofia. Si presenta, fa domande, cerca di fare il simpatico e ci riesce, perché tutti ridono. Io vorrei solo andarmene. Ginevra sa il mio stato d'animo, allunga la mano verso la mia e me la stringe. Per fortuna l'ora passa velocemente, così come il resto della giornata scolastica. Peccato che me lo ritroverò h24 davanti, tra scuola e casa.
Ci ritroviamo tutti al bar fuori scuola.
"Ginevra ciao, io sono Laura. Oggi ho fatto un po' di ritardo e non ho avuto l'occasione di presentarmi".
"Ciao Laura, tu devi essere la fidanzata di Simone, giusto? Non posso lasciare mio fratello da solo per un mese che conquista questa gran bella ragazza. Piacere mio!". Si abbracciano.
"Tuo fratello mi parla continuamente di te, spero abbia fatto lo stesso anche con te parlando di me". Sembra uno scioglilingua. Sorride e mi lancia un'occhiata. Faccio un occhiolino a Ginevra che capisce al volo e inizia il discorso su quanto io sia innamorato.
Ginevra, anche meno – penso tra me e me.
Sento una voce che la interrompe, lo riconosco subito. Manuel.
"Allora? Che ve ne pare del nuovo prof di filosofia? Me pare uno a posto".
Che brutto argomento che ha tirato fuori. Faccio per andarmene, Ginevra mi blocca per il braccio. Ha ragione, è il momento che anche loro sappiano.
La maggior parte lo elogia, Chicca e Aureliano ci vanno cauti: sanno che i prof sono tutti uguali, prima belli e simpatici e poi te la fanno pagare durante il quadrimestre.
"Io penso che il professore di filosofia sia un grandissimo stronzo". Irrompo io sulle chiacchiere degli altri. Ginevra si passa le mani sul viso, disperata.
"Ha parlato il so tutto io" risponde Manuel alzandosi e avvicinandosi a me.
"Lo so perché è mio padre". Tutti si ammutoliscono, proprio come pensavo. Lo sguardo passa da me a Ginevra. Non possono crederci, ma mia sorella ovviamente conferma.
Nel chiacchiericcio generale esordisco: "spero per voi che sia meglio come professore rispetto a com'è come padre". Giro le spalle sotto gli occhi di tutti e vado verso il motorino.
Dopo di me, tutti si avviano verso casa.
"Che caratterino ha il fratellino, mamma mia". Dice Manuel sorridendo a Ginevra, mentre si avvicinano entrambi a me che sono seduto sulla mia vespa.
"Hai visto? Ma ha anche dei difetti". Ride Ginevra e sale dietro di me. Me la porto finalmente a casa.
Manuel ci guarda, si mette il casco.
"I gemelli Balestra. Ma chi me lo doveva dì a me, oh!". Ride, saluta, mette in moto la Café Racer e va via.
STAI LEGGENDO
Il tempo di uno spazio
Storie d'amoreIl tempo di uno spazio è quel breve lasso di tempo che ci concediamo per essere noi stessi, senza remore, senza mostrarci diversi da ciò che realmente siamo. E' il dare spazio alla vera versione di noi stessi per piccoli momenti. E' il tempo che ci...