Rivelazioni

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Ginevra

Sono le sette del pomeriggio e tra poco saranno tutti qui. Il gruppo Whatsapp della 3B oggi non fa che ricevere messaggi: invio la posizione di villa Balestra e torno a prepararmi. Esco dalla doccia infreddolita: è fine gennaio e nonostante la mattina ci sia il sole, di sera fa davvero freddo. Decido per un pantalone a zampa a vita alta, un maglioncino di filo corto e un paio di sneakers con la suola alta.

Asciugo e pettino i capelli: una delle poche cose che mi distingue fisicamente da Simone sono i capelli. Lui ha i riccioli come papà, io li ho liscissimi come mamma. Il colore però è lo stesso. Dato che sono diventati lunghissimi, decido di arricciarne le punte. Metto l'eyeliner e il mascara e mi chiudo la porta del bagno alle spalle.

Mi butto sul letto e decido di aspettare gli altri facendo un giro sui social. Dopo circa dieci minuti sento bussare alla porta della mia camera. È Manuel.

"Ciao Ginevra, dov'è Simone? In camera sua non c'è". Mi chiede e, senza aspettare che gli risponda, si siede sul margine del mio letto.

"Ciao Manuel, non ti ho sentito arrivare. Eppure la tua moto è rumorosa" sorrido e mi tiro leggermente su.

"Simone è in giardino in video chiamata con mamma. Arrivando non l'hai visto perché è dal lato della piscina. Tra poco vedi che ci raggiunge". Annuisce e inizia a guardarsi intorno.

"Non sapevo fossi una ballerina. O almeno, fino a qualche giorno fa". Inizia a squadrare i vari gingilli che ho per la camera: tutù, punte e mezze punte, vari trofei che ho vinto nel corso degli anni.

"Simone ti parla poco di me allora. La danza è una delle poche cose che faccio da quando avevo quattro anni. Anche a Napoli ho continuato, ho dovuto ovviamente però cambiare scuola".

"Ti sbagli. Simone mi ha sempre parlato di te prima che venissi, solo che all'inizio non eravamo così... amici, quindi lo ascoltavo poco".

Inizia a guardare le foto appese al muro.

"Sono bellissime. Da quel poco che so, sei anche molto brava". Poi stacca una foto e si interrompe. Me la mostra. "Ma tu la conosci?"

"E certo che la conosco. Anita è la mia insegnante di Roma. È lei che ho dovuto lasciare quando sono andata a Napoli".

"Ma come, è mia madre!"

Resto interdetta. "Ma io non ti ho mai visto lì, eppure avevo lezione 5 volte a settimana".

"Va bè, io ci metto piede solo quando devo aggiustare qualcosa. Solitamente non ci vado, è per questo che non ci siamo mai visti. O se ci siamo visti, ci siamo visti per pochissimi minuti. Comunque non ce posso crede, ti giuro, che coincidenza. Tu ci sei cresciuta lì dentro!"

"Esatto. Che bello però dai. Come sta tua madre? So che dopo qualche mese che sono andata via ha dovuto chiudere. Mi è dispiaciuto molto quando l'ho saputo".

"Si, però ha riaperto da un'altra parte. Mia madre non smetterebbe mai di insegnare danza. Quindi ha ripreso a lavorare, fortunatamente. Le avevo già parlato di te, ma ora che le dico chi sei.. impazzisce".

"In questi giorni voglio passare a salutarla. E spero abbia ancora un posto per me".

"Tranquilla, ti raccomando io". Mi fa l'occhiolino e sorride.

Simone attraversa il corridoio, ci vede ed entra nella mia stanza.

"Dov'eri oh? Ti stavo cercando" gli chiede subito Manuel.

"In camera di mia sorella mi cerchi?" gli chiede accigliato.

"Ho chiesto di te, mi ha detto dov'eri e ci siamo messi a chiacchierà. Ma lo sapevi che mia madre era l'insegnante di danza di tua sorella? Che coincidenza, non ci posso pensà ti giuro".

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