Ginevra
Sono passati quattro giorni da quando ho scoperto che io e Simone abbiamo avuto un altro fratello, che siamo venuti al mondo con lui e che lui, senza di noi, è già andato via. Sono passati quattro giorni da quando ho scoperto che la nostra vita è stata distrutta a tre anni e, insieme alla nostra, quella dei nostri genitori. Sono passati quattro giorni e ancora non mi spiego come abbiamo fatto a dimenticarcene. Com'è possibile? È questa domanda che, più delle altre, mi tormenta da giorni. Com'è possibile ignorare un legame del genere? Tra gli innumerevoli pianti e silenzi di questi giorni, ho scoperto che il nostro inconscio tende a rimuovere i traumi per permetterci di andare avanti, per evitarci il dolore, per non farci sentire in colpa per tutto il resto della vita: perché lui sì e noi no? Poi però un giorno una foto mette in moto tutto, ti rovescia addosso quello che hai ignorato per anni e che il tuo inconscio ha tenuto nascosto bene. Basta una foto e via via tutto ritorna al proprio posto: silenzi, partenze, pianti, separazioni, lontananze, rancori... tutto ritorna ad avere senso e tutto è, inspiegabilmente, giustificabile. Di fronte ad un dolore del genere riesci a giustificare ogni cosa, ogni mancanza, ogni errore, ogni bugia. Oggi tutto ha un senso, ma fa male. Sto affrontando ora un lutto che probabilmente a tre anni non avrebbe fatto così male perché non avremmo capito fino in fondo. Ci sarebbe mancato un compagno di giochi, di pappe e di spensieratezze, oggi invece ci manca un fratello, un confidente, un amico: l'altra parte di noi. Oggi piango per un bambino di cui non ricordo nulla, ma la cui mancanza ha sempre premuto nel petto. Non ho saputo mai dargli un nome, oggi un nome ce l'ha, lo conosco e non posso più ignorarlo: Jacopo. Potrei dire che con quella foto tra le mani mi sia caduto il mondo addosso e invece, paradossalmente, ha rimesso a posto ogni cosa. Penso ai miei genitori e a ciò che hanno perso loro e non ho da dire nulla: di fronte a questo non c'è rabbia, rancore, risentimento... ma solo tristezza e consapevolezza. Sono quattro giorni che ho passato quanto più tempo possibile da sola e Manuel, pur non sapendo nulla, mi ha aiutata tantissimo perché spesso ha portato Simone in giro e così ha evitato che parlasse per più di 5 minuti consecutivi con me, che si concentrasse sul mio umore e sui miei occhi. Dovrò parlare con papà e dirlo a Simone soprattutto, lo so, ma tra poco è il nostro compleanno e non è pronto ad affrontarlo sapendo che avremmo dovuto essere in tre. Glielo dirò, ci faremo forza e staremo bene: d'ora in poi vivremo anche per lui.
Prendo il cellulare e chiamo Manuel: deve farmi un favore il prima possibile. Dopo quattro squilli risponde.
"Ohi Giné, tutto ok?" mi dice mentre mastica non so cosa.
"Si Manuel, dove sei? Sei impegnato?" gli chiedo andando avanti e indietro nella stanza, parlando sottovoce.
"Sto per scendere al garage, ho da aggiustare la bici a mia madre. Perché? Hai bisogno di qualcosa?" mi chiede.
"In verità sì, ma appena puoi".
Sono le sette e un quarto e fuori c'è ancora una leggera luce. Tra un quarto d'ora dovrò essere da Manuel, quindi veloce mi infilo un paio di calze, una camicetta lunga, un paio di stivaletti neri e la giacca. Ho chiesto il motorino a Simone, rifilandogli la scusa che devo rivedere Filippo, un nostro amico che ancora non ho rivisto da quando sono tornata. Non troppo convinto della motivazione, mi ha comunque dato le chiavi. Ora è in camera sul letto, lo saluto e scendo. Dopo venti minuti, con il traffico di Roma, sono al garage di Manuel. Busso e mi dice di entrare, mi chiudo la porta di alluminio alle spalle.
"Non hai detto niente a Simone, vero?" gli chiedo avanzando verso di lui.
"No, te l'ho promesso"
"E mi hai promesso anche che non farai domande, vero?"
"Si, me l'hai detto... mo però fammi vedè che vuoi fare"
Manuel
Tatuare una persona estranea è semplice, non ti poni troppe domande, non hai la minima idea del significato del tatuaggio e neanche ti importa. Tatuare un'amica, a cui vuoi un bene dell'anima e conoscere il significato del tatuaggio e tutto ciò che c'è dietro.. è un altro tipo di dolore. Per questo, prima di mettere di nuovo la penna ad inchiostro sulla sua pelle, ho bisogno di parlarle.
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Il tempo di uno spazio
רומנטיקהIl tempo di uno spazio è quel breve lasso di tempo che ci concediamo per essere noi stessi, senza remore, senza mostrarci diversi da ciò che realmente siamo. E' il dare spazio alla vera versione di noi stessi per piccoli momenti. E' il tempo che ci...