Tentativi

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Simone

Dopo la cena il weekend passa senza troppe novità. Io e Ginevra passiamo il pomeriggio sul divano, sotto ai plaid, a guardare una serie tv che ci fa piangere ogni mezz'ora. Ci diciamo che ci fa bene, è la giusta punizione che ci tocca per non capirci mai niente della vita.
Sono innamorato di Manuel e lui è innamorato di mia sorella. Neanche uno dei titoli di queste serie tv che scorrono sulla nostra tv in salotto arriverebbe mai a una trama del genere. Eppure è così: che sfiga.
"Ma guarda tu quello! Ma è possibile fare una cosa del genere?"
Ginevra inveisce contro il personaggio di turno, poi starnutisce e riprende a commentare perché lei non può non farlo mentre guarda qualcosa in tv.
"Ti sei presa un bel raffreddore ieri lì fuori al freddo". Le indico il giardino.
"Che ci vuoi fare. Per poco non dovevo abbandonare il tutù e darmi alla lotta libera. Chicca era una furia, ho temuto davvero mi tirasse per i capelli". Scoppia a ridere, poi si ferma e torna seria.
"Però mi dispiace. Ma io che c'entro?"
"Niente, che vuoi c'entrarci. Nessuno ci ha capito nulla ieri. Anche papà mi ha chiesto spiegazioni. Papà, a me, ti rendi conto? Cosa vuole che ne sappia io di quello che passa per la testa di Manuel. A stento riesco a capire cosa passa per la mia."
Mi fermo e aspetto qualche minuto, poi ricomincio a parlare: ho bisogno di parlarne con mia sorella.
"A te davvero non piace Manuel? Dimmi la verità, ti prego" metto pausa alla tv.
"Simo non ho mai preso in considerazione Manuel come qualcosa al di fuori di un amico, assolutamente. So che ne sei innamorato da quando me ne hai parlato la prima volta e questo non mi ha mai permesso di pensarlo in nessun senso.. se non come cognato".

Inizia a ridere. Che scema che è.
"Volevo stringerci un'amicizia sincera, ma evidentemente non è possibile e mi dispiace. Mi dispiace soprattutto essere in questa situazione con te sinceramente, più del resto perché so che ci soffri".
Si tira su dal divano e incrocia le gambe.
"Devi stare tranquilla, non ci sono problemi di nessun tipo perché Manuel non mi vede proprio. Se non si fosse innamorato di te, si sarebbe innamorato di un'altra. Mica ci pensa a me".
Mi stringo le gambe al petto e inizio a giocherellare con i fili del plaid.
"Preferirei che voi steste insieme e che ti facesse felice piuttosto che saperlo con un'altra."
Si alza e viene ad abbracciarmi.
"Ma tu sei tutto scemo, io non ti farei mai una cosa del genere. Piuttosto resto zitella a vita, vado a vivere in montagna" sorride e mi costringe a guardarla negli occhi.
"Guardo i tuoi occhi e non so Manuel come faccia a non capirlo quando lo guardi così. Credo che dovresti provarci però, devi essere sincero con le persone che ami. A prescindere da come possa andare. Meriti di provarci, fargli capire che lui è la tua metà e dargli il tempo per fargli capire che tu sei la sua".
Dice semplicemente e all'inizio la credo folle, poi mi rendo conto che l'amore che provo nei confronti di Manuel se la merita una possibilità. Credo che ci penserò.
"Non puoi capire quanto ti voglio bene" le dico stringendola.
"Anch'io, quasi come se fossi mio fratello gemello". Passiamo il resto del tempo a ridere, a farci il solletico e a raccontarci cose che già sappiamo.

Manuel

Passo il fine settimana sul letto a guardare il soffitto.
Ho provato a chiamare Simone ma mi ignora. Chicca mi odia. Ginevra non è innamorata di me, proprio come credevo. Mia madre non fa che chiedermi cosa mi prende. Io non so quale delle tre cose mi faccia male di più: l'odio di Chicca, il rifiuto di Ginevra o l'indifferenza di Simone. Non credevo andasse così, volevo fare un gesto carino e invece mi si sono rivolti tutti contro.
Forse me lo merito, bo.. forse non ci ho capito davvero niente.

Il lunedì cerco Simone nei corridoi, ma è già in classe. Ginevra accanto a lui non c'è. Prendo posto accanto a lui e lo saluto. Mi ricambia come se nulla fosse successo, come se non avesse ignorato le mie chiamate per due giorni.
"Perché non mi hai risposto? Ginevra perché non è venuta a scuola oggi?" gli chiedo.
"Ginevra ha la febbre, dopo la piazzata di Chicca in mezzo al giardino a fine gennaio.. credo sia normale, che dici? E non ti ho risposto perché il cellulare ho dimenticato di averlo questo weekend. Volevo passare del tempo con mia sorella. Tutto qui."
Non gli faccio altre domande. Mi rendo conto che io invece non ho fatto altro che stare attaccato al telefono a chiamarlo per due giorni.

La giornata passa comunque tranquilla, a parte Chicca che nell'ora di filosofia ha chiesto di uscire dalla classe perché non vuole condividere neanche l'aria con me.
Sinceramente me pare un po' esagerato, ma va bè. Mi ci abituerò.

"Io devo parlà con Laura, oggi non è nemmeno venuta a scuola. Non posso più rimandare, vado a casa sua. Ci sentiamo, ciao".
Fuori scuola Simone mi liquida così e va via. Decido di andargli dietro, voglio accompagnarlo.

Simone

"Aspetta, dove vai. T'accompagno io" mi dice correndomi dietro.
"Mi accompagni a piedi a lascià Laura? Ma tutto apposto sì? Oggi sei strano. Sarà l'amore"
"Va bè mica ti accompagno a lascià Laura, ti accompagno a casa sua. Facciamo la strada, insieme"
"Va bè, come vuoi"
"Senti Simó mi dispiace per l'altra sera."
"Deve dispiacerti per Chicca che hai lasciato e ha scoperto il perché davanti a tutti, tramite una poesia. Ah comunque complimenti molto bella" improvviso un mezzo applauso, finto ovviamente.
"E ti deve dispiacere per Ginevra che si è trovata in questa situazione. Potevi farle capì qualcosa prima di venerdì, no? È caduta dal pero!" gli dico "come tutti del resto" aggiungo e continuo a camminare, abbassando lo sguardo "non ti deve dispiacè per me".
"Ci siamo molto legati in così poco tempo.. non credevo fosse già innamorata di me, ma almeno poteva darmi una possibilità. Invece no, mi ha stroncato."
"Forse non sei il suo tipo". Chiudo subito così la conversazione.

Una settimana dopo...

Bene, alla collera di Chicca si è aggiunta quella di Laura che neanche mi guarda in faccia. A differenza di Manuel con Chicca, io non posso dirle il motivo per cui l'ho lasciata. O almeno, non ora.
La settimana è passata comunque abbastanza tranquilla. Ginevra è tornata a scuola e Manuel si è arreso al fatto che se vuole averla nella sua vita, deve accettare di averla come amica.
Ginevra ha ripreso le lezioni di danza da Anita e Manuel oggi si è autoinvitato a fare i compiti da me. Domani c'è il compito di matematica e io dovrei tentare nell'impresa di spiegargli mezzo programma in un paio d'ore.
"Oh Simó, ma non c'è tuo padre?" mi chiede appena parcheggia la moto.
"No, non c'è. Ginevra è a danza."
"Si lo so" si guarda intorno "Sto pensando alle nostre feste di compleanno qui, saranno na bomba Simó."
Anche se all'inizio non ne ero convinto, penso che abbia proprio ragione. Io e Ginevra siamo nati a due giorni di distanza da Manuel e potremmo fare un'unica festa a inizio aprile. Non dovrebbe fare tanto freddo da stare in giardino.
"Hai ragione, alla fine mi hai convinto. Anche perché devo restituirti il favore dei tatuaggi. Mo studiamo però, il compito domani non ci voleva proprio."
Saliamo nella mia camera e passo le restanti due ore con la testa sul libro di algebra e lui sul letto a giocherellare con la mia mini palla da rugby: la lancia contro il muro di fronte e aspetta che torni indietro. Sbuffo continuamente e sto per implodere.
"Facevo meglio ad andarmene a rugby oggi. Ha fatto bene Ginevra a saltare la ripetizione di matematica. Ripetere il giorno prima di un compito non serve a niente." Dico convinto.
"Ma dai Simó, vié qua. Prendiamoci una pausa"
"Prendiamoci una pausa? Mi prendo una pausa. Tu non stai a fà niente"
"Uh come ti attacchi. Vié qua."
Mi fa spazio sul letto, mi stendo sul margine che quasi casco.
Restiamo così per un numero indefinito di minuti.
Poi mi giro e lo bacio, e quello che succede dopo la mia mente ha deciso di rimuoverlo.

Il tempo di uno spazioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora