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CHRISTIAN'S POV

Sono parecchio scosso: Maria ci ha appena comunicato della gara di contact a causa della quale uno di noi andrà in sfida a causa dei voti da parte di Marcello che sarà il nostro giudice per questa gara, mentre un altro ci andrà per esclusione, siccome la disciplina impone che si balli in coppia, mentre noi siamo in cinque. Sono in ansia. L'avevo già detto lo so, ma era per ricordarlo. Sono in ansia perché ora Mattia è di fornte a noi e ha chiesto a me di scegliere. O lui o Dario. La cosa di qui ho più paura probabilmente, esscludendo la paura che il mio amico esca dalla scuola per colpa di una mia decisione, è quella del rapporto. So che la scelta migliore per sarebbe scegliere Dario, perché facciamo due stili molto simili, mentre l'altro ballerino balla latino americano e sarebbe molto più difficile, nonostante con lui sicuramente avrei molta più intesa. Quasi a leggermi nella mente Mattia cerca di rassicurarmi sul fatto che l'amicizia non si romperà. Con nessuno dei due. Ma sono abbastanza sconvolto e sono sul punto di piangere, quindi mi passo per l'ennesima volta le mani davanti al viso. Continuiamo a discutere perché io non voglio prendere una decisione e loro mi spiegano che non sarebbe colpa di nessuno, che sono cose che capitano. Alla fine Mattia capisce e decide praticamente di scegliere lui di auto-escludersi dalla gara facendo ballare Dario con me costringendomi quasi a scegliere il nostro comune compagno di stanza, così lo abbraccio sussurrandogli l'ennesimo "Mi dispiace frate", poi recupero il borsone e mi dirigo agli studi assieme agli altri tre ballerini: Carola e Cristiano.

Siamo in sala relax quando, con un turbinio di fogli entra in sala Olivia. Mi illumino quasi a vederla, so che è l'unica in questo momento a potermi consolare, quando però faccio per avvicinarmi sentiamo Maria richiamarci per andare in studio. Scuoto la testa sconsolato e mi dirigo verso la porta dietro agli altri ballerini quando una mano mi afferra il braccio e mi ferma.

«Tutto bene? – mi chiede la cantante con uno sguardo preoccupato che si addolcise appena io scuoto la testa mentre mi guardo i piedi – adesso vi lì e balla, sfogati. Poi ne parliamo, va bene?» mi scompiglia i capelli e io annuisco, per poi guardarla negli occhi, senza ringraziarla. È un patto fra di noi ormai.

E quel giorno ballo. Senza pensieri. Ballo e basta, sentendo la musica e assecondendo il mio compagno. Ballo non pensando alle conseguenze, ma dopo mesi che quand ballo sento quasi un senso di oppressione, ballo respirando tutto l'ossigeno che la danza mi dona.

In casetta forse ho ancora più ansia perché so che la classifica potrebbe mettermi a rischio più degli altri, infatti il mio insegnate, Raimono, ha deciso di penalizzarmi togliendomi un punto per il fatto delle pulizie, cosa che mi fa abbastanza incazzare, ma che non obbietto.

«Vediamo la classifica senza il provvedimento di Raimondo» i posti si riempiono e risulto secondo. Sono felice di essere piaciuto a Marcello e di aver fatto qualcosa bene, senza pensieri, ma ancora sono in ansia perché potrei risultare ultimo al posto di Cristiano. È possibile, ma non succede, rimango secondo.

«Non riesco ad essere felice perché penso a Matti» rispondo sinceramente per poi abbracciare il mio amico. Sto trattenendo tutte queste emozioni negative per non esplodere davanti al mio amico che sicuramente starà peggio di me, ma appena potrò chiudermi in bagno scoppierò sicuramente.

***

Sono chiuso in bagno da un po' mentre soffoco con la mano i singhiozzi che potrebbero far cpire a chiunque passi fuori dalla mia stanza le mie condizioni, ma qualcuno evidentemente se ne accorge.

«Ehi baílarin – sento che bussa lievemente alla porta – mi fai entrare? – sussurra. Sono estremamente tentato di dirle che sto bene, che adesso esco, ma alla fine apro la serratura e la faccio entrare prima di chiuderla di nuovo. Mi abbraccia, probabilmente neanche lei sa cosa dire, ma mi circonda il collo con le sue braccia e mi lascia dei teneri baci sul collo e sulla guancia, mentre io nascondo la testa nel incavo della sua spalla e continuo piangere silenziosamente. – Andiamo fuori, ti va? Così prendi una boccata d'aria e mi racconti quello che è successo. – scuoto la testa: non posso farmi vedere da qualcuno in questo stato. – Allora stiamo in camera e dormiamo un po', questo ti va?» Annuisco tirando su con il naso, poi afferro la sua mano e esco dal bagno controllando che non ci fosse nessuno.

Questa volta è diverso, questa volta è lei a sedersi sul mio letto e a farmi poggiare la testa sulle sue gambe. L'unica differenza è che lei non parla, lei canticchia una qualche melodia strana, da un sapore antico, dal suono dolce, ed io, cullato dalla sua voce e dalle sue dita che passano tra i miei capelli, mi addormento.

[nei pensieri miei ci sei sempre tu]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora