Dire che adesso a tavola l'atmosfera è tesa sarebbe riduttivo.
Papà e Anita seduti vicinissimi sono nella loro bolla completamente assorti da un racconto di gioventù che nonna sta con passione ricreando dalla sua postazione a capotavola.Io che finora mi sono affaccendato tra cucina e salotto a portare piatti e pietanze ora devo arrendermi e affrontare il momento che tanto temo.
Sposto indietro la sedia e prendo posto accanto a Manuel.
Manuel che è qui sì, ma è come se non ci fosse.Cerco un minimo di contatto sotto il tavolo, anche una breve sensazione di calore data dalla frizione delle nostre gambe, ma lui scatta come bruciato "nun me toccà" bisbiglia sottovoce e allontana di qualche centimetro più in giù la sua seduta.
Avverto un freddo talmente pungente che il brivido che segue è impossibile da trattenere.Il terrore che stasera non sarebbe tornato mi ha tenuto lo stomaco in una morsa fino a quando non ho sentito la porta sbattere e poco dopo lo scrosciare dell'acqua della doccia.
Anche se mi odia, saperlo in casa con me è un pensiero confortante dal quale vorrei lasciarmi illudere."Simo... tutto bene?" gli occhi preoccupati di Anita su di me mi ricordano che questo ignorarsi a vicenda non può passare inosservato per troppo tempo.
In realtà non mi interessa che se ne sia accorta, anzi! Voglio solo che lei, papà e nonna vadano via così posso cercare finalmente un confronto e magari versare qualche lacrima all'idea che comunque vada non avrò ciò che voglio.
E' un aut aut a cui sono destinato e, come è sempre stato quando si tratta di lui, non ho bisogno neanche di conoscere l'alternativa so già che sceglierò sempre-"Manuel!" il vocione di mio padre mi ridesta da questo flusso inarrestabile di pensieri.
"Uh?" ha lo sguardo perso nel vuoto non sta manco fissando qualcosa di definito sembra solo che vorrebbe essere ovunque meno che qui."Guarda che me so preparato un pippone da preside severo per quella storia dell'altro giorno..." avverte con tono palesemente divertito.
"Che storia?" si intromette curiosa Anita "non me di che te metti ancora nei guai coi professori eh"
"A ma, vedi che so io il professore!"
"Ma che ne so... magari con qualche collega te sei preso male..." e lancia un'occhiata a me, come se potessi darle manforte in questo siparietto. E in condizioni normali l'avrei pure fatto, ma mo qua di normale non ce sta niente.Mio padre arriva provvidenziale a salvare la situazione "se mi lasciaste spiegare..." dice guardandoci tutti uno per uno e alzando entrambe le mani dal tavolo "il nostro professore qui" sta già sorridendo "è diventato il terrore dei ragazzini di I... l'altro giorno so andato in aula a chiedere alla collega di matematica se potesse fa un cambio con quello di filosofia e prima ancora che fiatasse si era già levato un coro di «noooo preside noooo per favore»" e fa una voce stridula francamente imbarazzante nel tentativo - presumo - di emulare dei poveri prepubescenti mentre Anita e nonna sghignazzano divertite.
"Insomma Manuel" continua "Questi non te possono vedé" cantilena "ma che gli hai fatto mai?"
"E che gli ho fatto professò?? So degli indisciplinati mai visti e te lo dico io che ero il teppistello per eccellenza" si indica da solo "ma questi me battono 100 a 0" puntualizza facendo un cerchio con indice e pollice "e poi oh! A me i ragazzini non me piacciono e non me so mai piaciuti o sapete tutti quanti qua!" si guarda attorno "so capricciosi, so piagnoni, so immaturi-""...So bambini Manuel" non me ne accorgo manco di averlo detto, sono solo gli occhi di tutti puntati su di me a farmi rendere conto di non averlo pensato e basta.
Mi alzo di scatto e "devo- io- comincio a sparecchiare" non so manco più bono a parlà mo "sennò di lavare i piatti non finisco manco domani..." comincio freneticamente a raccogliere la qualunque dal tavolo togliendo pure il cucchiaino con ancora il gelato sopra dalle mani della povera nonna che sobbalza.
E sparisco rapido verso la cucina."Te do na mano Simò..." Anita salta dalla sedia come fulminata.
Io vorrei solo un «lasciatemi in pace» al neon che mi circondi la testa così forse se capisce che non c'ho voglia di interagire e provo pure debolmente ad oppormi al suo aiuto ma lei mi sta già seguendo a ruota."Simone-"
"Anita" sbuffo "per favore non ho voglia di parlare stasera, scusa-"
"Ma chi te vole pure parlà??" si mette al mio fianco al lavello "già tua nonna e tuo padre m'hanno fatto na testa piena de chiacchiere stasera..." sorrido un po', è proprio la madre di Manu "...te volevo solo dire di darmi sto bicchiere che n'altro po' lo rompi a furia de strofinà!"Mi sfila la spugnetta dalle mani e si mette all'opera.
"Senti-"
"Anì io però veramente non c'ho voglia de parla..."
"Simò ao" alza gli occhi dal lavello e li rivolge verso di me "ma tu o sai che significa «parlare»?? Mo te devi solo sta a sentì. Sentire" scandisce sillabando "che è n'altra cosa.""va bene" concedo "ti ascolto."
"No ma guarda che non me serviva mica il permesso tuo eh, era solo per fartelo capi visto che stasera me pare che stai parecchio rallentato" ride.
Eccallà.
Il perculo in pieno stile Ferro non poteva mancare. Se non è il figlio, che per quanto ne so ad ora manco mi guarda in faccia, sarà la madre a farlo.
"Grazie Anita... sei sempre un amore" borbotto.Si asciuga le mani col canovaccio e rivolge totalmente l'attenzione verso di me "Simò, tu sei n ragazzo tanto intelligente e per bene che certe volte veramente mi chiedo quale santo gli ha passato na mano sopra la testa a quel pazzo di mio figlio facendoti arrivare nella sua vita..." arrossisco un po' e cerco di trattenere il sorriso che già preme contro la mia bocca "co Manuel prima ve siete menati, poi ve siete voluti bene, poi... ve siete voluti ancora più bene, no?" avvampò fino alla punta dei capelli sotto il suo sguardo consapevole "e poi di nuovo daccapo. E' sempre così tra di voi..." il tono ora è materno e mi avvolge come una coperta dopo una giornata di freddo glaciale.
"Simone" le braccia arrivano a cingermi la vita per stringermi in un abbraccio che ricambio con tutto ciò che ho in corpo "...'tacci tua quanto sei alto ao" ridacchiamo entrambi "io te voglio bene come n figlio lo sai..." sussurra contro il mio petto "perciò adesso da brava mamma rompicoglioni te dico... fammelo sto nipotino!"
Le lacrime iniziano a scendere copiose senza che io possa fermarle "vorrei così tanto... è che Manuel non ne vuole sapere-"
"Ma non lo puoi dire!!!" solleva la testa per guardarmi in faccia "non lo puoi dire se prima non gliene parli!"
"Ma li senti i discorsi che fa Anì??" il respiro mi si inceppa in uno spasmo desolato "lo senti come- come parla dei ragazzetti de prima?? Quello li odia a 14 anni per due ore a settimana che li deve vedere... figurati se gli porto un pargolo da tenerse 24/7..." mi manca l'aria "poi- poi giá pensa che ho un altro! Se gli dico pure sta cosa allora si che l'avrò perso del tutto..." concludo sconsolato continuando a singhiozzare sommessamente sulla sua spalla.Si stacca mantenendo le mani ancorate alle mie braccia "No... Manuel non l'hai perso... Fidate che se gli fai vedere Thomas... se gli parli di Thomas..." sorride con gli occhi lucidi "capitolerà come tutti noi dopo aver visto i suoi occhietti vispi e quei capellini ricci ricci..."
Mi accoccolo di nuovo contro di lei lasciandomi cullare dalle parole che mi riserva e dal lieve dondolio che prende a fare stringendomi.Rimaniamo così finché la voce di papà dal salotto ci richiama all'attenzione.
"Manuel è già andato a letto" spiega quando arriviamo nella stanza e lo troviamo solo con nonna che beatamente dorme sul divanetto "lamentava mal di testa..." si vede che non è convinto manco lui di quello che sta dicendo.Il nodo nel mio stomaco dà prova della sua presenza con una stretta fortissima che per poco non mi fa accasciare a terra.
Anita se ne accorge e "Beh allora" mi stringe una mano tra le sue "'nnamosene pure noi Dante..."
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Wouldn't it be nice?
Romansa"Lo sai si, che tu sei la persona più importante della mia vita?" sussurra "E che con te voglio fare tutto?" Sequel di «Ferro e Fuoco».