•69•

761 36 51
                                    

Stephan's pov

Una volta aver salutato - e ringraziato - i miei genitori e aver augurato loro una buona serata, aprii cautamente la porta della camera in cui Aurora stava riposando da ormai un'oretta abbondante; mi fermai sulla soglia e la osservai mentre dormiva apparentemente tranquilla.. ma la conoscevo bene e sapevo che di tranquillo non aveva proprio nulla. Non era da lei dormire così tanto prima di cena, era evidente che aveva molte ore di sonno in arretrato da recuperare. Avevo impazientemente aspettato il suo arrivo e, ingenuamente, pensavo che nel vederla mi sarei tranquillizzato.. ma ciò non era avvenuto. Vederla con il viso così sbattuto dalla stanchezza e dallo stress non aveva fatto altro che aumentare la mia preoccupazione; sapevo che mi avrebbe raccontato tutto, ma avrei dovuto rispettare i suoi tempi. E la paura che mi stesse nascondendo qualcosa di grave non voleva andarsene..

Cercando di essere il più silenzioso possibile, mi sedetti al suo fianco e iniziai a lasciarle qualche carezza tra i capelli; era veramente bellissima, nonostante la stanchezza sul suo viso, i capelli arruffati e la felpa di almeno due taglie in più e rigorosamente rubata dal mio armadio che stava indossando. Non volevo interrompere il suo sonno, ma era ormai arrivata ora di cena e, se avesse continuato a dormire, avrebbe passato la notte in bianco; cercai di svegliarla con delicatezza, sapevo quanto odiasse essere svegliata. E, dopo una manciata di minuti, riuscii nel mio intento; aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide fu, molto probabilmente, il mio sorriso: mi era uscito spontaneo nel vedere la sua espressione mezza addormentata. Erano proprio i piccoli gesti della nostra quotidianità che mi mancavano maggiormente quando eravamo distanti.

«Buongiorno bell'addormentata» le sussurrai all'orecchio, lasciandole un bacio sulla guancia. «Di bello non ho proprio nulla» mormorò, cercando di nascondere il suo volto con le braccia; era così e non sarebbe mai cambiata, odiava essere guardata appena sveglia. «Anzi, avrei proprio bisogno di cadere in un sonno profondo e non svegliarmi più» aggiunse, con la voce ancora impastata dal sonno.

«Ma, correggimi se sbaglio, in quel caso potresti essere svegliata dal bacio del vero amore» la sentii brontolare e sapevo che era il suo modo di darmi ragione. «Io avrei bisogno di non svegliarmi più» affermò e, per rinforzare il concetto, prese il cuscino accanto a lei e se lo mise sopra al volto.

«Bubu-settete» esclamai, togliendole il cuscino dal viso; cercò di nascondere un sorriso, ma poco dopo la vidi sorridere spontaneamente e, per me, fu un grande passo in avanti: da quando era arrivata, non aveva ancora sorriso veramente. L'unica cosa che potevo fare in attesa che fosse lei a parlare con me era sdrammatizzare e cercare di farla ridere.

«Quanto sei scemo» affermò sorridendo, prima di tirarmi il cuscino in faccia; un sorriso spontaneo spuntò anche sul mio viso e, inconsapevolmente, mi ritrovai a dirle «almeno hai sorriso.»

Sistemai il cuscino nuovamente al suo fianco, prima di incitarla ad alzarsi «dai amore, è ora di cena; è già pronto tutto, ha cucinato mia madre.»

«Ste» mi richiamò Aurora prima che uscissi dalla stanza «grazie, ne avevo bisogno.» Non servivano parole in quel momento, entrambi sapevamo a cosa si stesse riferendo la ragazza; le sorrisi, prima di tornare in cucina e iniziare a predisporre per la cena. Sapevo che Aurora si sarebbe sfogata prima di andare a letto, avevo notato quanto fosse difficile per lei lasciarsi andare sapendo che mi stesse nascondendo qualcosa; ma averla vista ridere non aveva prezzo, era una piccola vittoria.

***

Avevamo ormai finito di cenare e, con mia grande sorpresa, Aurora aveva iniziato a sciogliersi un pochino di più; era ancora lontana dall'essere la ragazza a cui mi ero abituato, ma l'avevo vista sorridere molto di più mentre eravamo a tavola che nel resto della giornata. Dopo aver finito di sparecchiare, la raggiunsi in cucina per aiutarla ma, prima che potessi darle una mano, lei appoggiò una mano sul mio petto e affermò «sistemo io, vai pure a cambiarti.» Per incoraggiarmi, si alzò sulle punte e mi lasciò un bacio sulle labbra.

E poi all'improvviso sei arrivato tu • Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora