CAPITOLO 6-NARUTO E LA VOLPE

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Col cuore in gola, Naruto corse per kilometri e kilometri a tutta velocità, sfruttando gli afflussi incontrollati di chakra demoniaco che gli si riversavano in corpo in periodi intervallati. 

Era spaventato a morte da quella situazione. Aveva già avuto problemi in precedenza con l'energia del demone, ma quella era la prima volta che sfociava con tanta arroganza, così a lungo. Già la prima volta, durante l'allenamento, aveva perso le staffe lasciandosi prendere dal panico al pensiero che alla fine, quel dannato demonio che gli aveva reso l'infanzia un incubo stava emergendo in modo definitivo per ricominciare a complicargli l'esistenza, proprio ora che era andato avanti, proprio adesso che si era fatto degli amici. Serrò la mandibola. Ma scoprire che la volpe poteva letteralmente possederlo e indurlo a ferire coloro che amava era troppo. Semplicemente troppo. Era terrorizzato per i suoi compagni.

Aveva paura di ferirli, e soprattutto, detestava l'idea che per colpa del demone anche loro lo avrebbero abbandonato. Anche loro lo avrebbero lasciato solo.

Il suo stato d'animo non migliorava la situazione, e più l'agitazione si prendeva spazio, più il chakra della volpe sembrava risalirgli sotto la pelle. Con il cuore a mille e  la mente attraversata soltanto dalla paura più selvaggia che ricordasse di aver  mai provato in dodici anni, il ragazzo sfrecciò come una saetta tra gli alberi, in mezzo ai campi di grano, tra le colline. Non avrebbe saputo dire da quanto tempo stava continuando a correre, e l'unica cosa che gli suggeriva lo scorrere del tempo era il cielo, che si preparava all'imbrunire.

Naruto.

Il ragazzo sgranò gli occhi. Mai, prima di quel momento, la voce del demone gli era risuonata dentro così fortemente.

In un secondo, l'ombelico si infiammò, facendolo urlare. 

Smettila di resistermi, moccioso.

L'energia rossa traboccò dal suo corpo, e senza avere il tempo di rendersene conto, la sua velocità triplicò. Naruto strillò, prese una curva troppo larga e si ritrovò bersagliato nel vuoto, precipitando in un dirupo. Il fiato sembrò volerlo soffocare, e la paura gli serrò la gola per un momento. Impose le mani per invocare il Kaje bushin no-jutsu, con l'idea di generare una catena di cloni che potessero trarlo in salvo, ma il suo chakra si rifiutò di collaborare. 

"Ma che cazzo sta succedendo?!"

Il ragazzo roteò su se stesso, cercando disperatamente un appiglio, mentre il chakra rosso gli dilaniava la pelle.

Fu inutile, e nel momento in cui si ritrovò a pochi metri dal terreno, si accorse di avere i piedi a mollo. Sobbalzò, guardandosi attorno.

In qualche modo si ritrovava in un buio corridoio, che rifletteva luci spettrali sulle pareti, rispecchiandosi nell'acqua che allagava il pavimento. Il suo cuore partì al galoppo. Quanto stava vedendo era reale, e nel contempo, poteva vederlo, stava precipitando nel vuoto e tra poco si sarebbe schiantato al suolo, morendo in quel modo patetico. 

Il rumore di un gocciolio incostante si librava nell'aria, spezzando a tratti quel silenzio surreale. E in un secondo, Naruto percepì distintamente il chakra del demone.

Si incamminò nella strettoia seguendo quella sensazione, andando avanti. 

Fino a che si ritrovò in una stanza enorme, illuminata flebilmente da quella strana luce giallognola, della quale non riuscì a individuare la fonte.

Di fronte a lui la sensazione aumentò, e Naruto mise meglio a fuoco dinanzi a sé.

In fondo alla stanza c'era una gabbia dorata di dimensioni impressionanti.

Il ragazzo si avvicinò cautamente, mentre fuori, dove stava cadendo, il tempo sembrava rallentato: continuava a cadere e cadere, divincolando gli arti, eppure sembrava non toccare mai terra. Il proprio chakra sembrava sparito, e tutto ciò che poteva sentire era soltanto quello: il chakra duro, arido, infuocato e denso della volpe a nove code. 

Naruto - Il destino del ninjaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora