CAPITOLO 13 - JUYONA YOAKE

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Di nuovo, come in un lampo, la sera era calata, tornando a mangiarsi ogni piccolo particolare di paesaggio. Il freddo ricadde sul sentiero come un lenzuolo, facendo rabbrividire Sasuke. 

Il ragazzo spiccò un salto caracollando su un masso, alla disperata, attivando nuovamente lo Sharingan. Sapeva che di lì a poco avrebbero dovuto accamparsi per la notte, ed anche se le ricerche duravano da poco meno di una settimana, gli sembrava di essere in viaggio alla ricerca di quella testa calda di Naruto da un mese intero. Le giornate scorrevano lunghe, monotone e sfiancanti, le notti gelide e tormentate dagli incubi che lo rigettavano ancora più stanco e dolorante del giorno prima.

Sasuke esaminò l'ennesima volta il chakra rosso che aveva lasciato tracce per kilometri e kilometri, e così ancora a perdita d'occhio davanti a loro. Spaziò con lo sguardo lungo tutto l'ambiente roccioso a venire, dal quale erano attualmente circondati. Non riusciva a vederne la fine, e questo gli provocò uno spasmo di rabbia e angoscia. 

Come poteva essere così veloce Naruto?

E quanta distanza stava mettendo tra di loro?

Il fiume, che scorreva lungo tutto il sentiero ancora da percorrere e che però sembrava man mano diminuire dopo averli accompagnati fino a lì, iniziando a lasciare più spazio alla roccia e alla terra che cominciavano a prevalere sull'intero paesaggio, lambiva tranquillo la sua fetta di spazio, innervosendolo ancora di più. Fissò l'acqua che andava imbrunendo, simile ad un pozzo di buio senza fondo, e quella placida e lenta scorrevolezza del fiumiciattolo in netto contrasto col suo stato d'animo gli faceva quasi rabbia.

Era stanco. Arrabbiato, e non riusciva a sopportare l'idea che Naruto avesse a portata di mano un potere che -per quanto stesse creandogli problemi- lo rendeva più forte ogni giorno che loro passavano a sudare e massacrarsi i piedi in quel viaggio senza fine.

Digrignò i denti, studiando le tracce di energia rosse e brillanti, baluginanti nel buio.

Naruto stava diventando forte oltre ogni comprensione, non era così? E lui non riusciva neanche a stare in piedi senza soffrire per più di un giorno intero.

Come avrebbe potuto essere all'altezza di Itachi se anche quel fallito di Naruto incominciava a superarlo a quel modo?

-Sasuke, non ti fa bene utilizzare lo Sharingan tanto spesso.-

La voce di Kakashi lo raggiunse dal basso della pietra, e peggiorò le cose. 

Si voltò in un gesto brusco verso il sensei con l'arte oculare accesa negli occhi, e vederlo così, mentre si ergeva furiosamente su quel sasso con quell'espressione di odio nel volto, fece stringere il cuore al maestro.

Perché Sasuke aveva un'aria minacciosa che a qualsiasi altro avrebbe soltanto trasmesso terrore. Eppure lui conosceva bene quello sguardo, e ci lesse una spaventosa fragilità.

-Sono in grado di usare lo Sharingan per tutto il tempo che mi serve, è chiaro?!- esclamò con fin troppo trasporto il ragazzo, infatti.

Kakashi infilò le mani in tasca, fissandolo.

Il ragazzo ridiscese la pietra e sollevò una coltre di polvere, che fece tossire Sakura, ammutolita da cinque minuti buoni. Stentava a riconoscere  il suo amico.

-Sono più forte di quanto crede, se lo metta in testa!-

Kakashi strinse gli occhi. -...questo lo so.-

Dunque è come temevo, si disse l'uomo. La forza del demone ha già iniziato a far sentire inferiore Sasuke. Pessimo momento.

Il ragazzo imprecò, e in un gesto che parve quasi di riflesso, si voltò verso il sasso dal quale era sceso ed iniziò a prenderlo a pugni in duri colpi rapidi e crudi. Kakashi sobbalzò, ma non si mosse. 

Naruto - Il destino del ninjaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora