CAPITOLO 10- ESTREMI RIMEDI

46 2 5
                                    


Tre colpi bussarono sulla porta dell'ufficio del capo villaggio, risuonando nel silenzio. Shizune sussultò, sollevando la testa di scatto. Si grattò la nuca, borbottando, rendendosi conto di essersi addormentata sulle scartoffie di Tsunade, nel tentativo di venirne a capo al posto suo.

Gettò uno sguardo all'orologio, rendendosi conto che ormai erano quasi le otto di sera. Il cielo, complice delle giornate di febbraio che si andavano pigramente allungando, disegnava ancora qualche flebile linea scarlatta sulla scia del crepuscolo, fuori la finestra.

Altri tre colpi. - Tsunade...? - chiamò una voce dall'altra parte dell'uscio. La maniglia si mosse, mentre il cervello di Shizune si inerpicava negli interrogativi.

Dove diavolo era andata a finire Madamigella Tsunade? Si stava facendo tardi.

La porta si spalancò, varcando le sue domande e cancellandole per qualche momento. Jiraya affacciò la testa, discretamente, e non trovando dietro la scrivania chi si sarebbe aspettato, aggrottò la fronte.

Shizune si sforzò di sorridere. - Buonasera, supremo Jiraya. Tornate dalla missione di raccolta documenti? - si informò, mentre l'uomo entrava nell'ufficio con passo pesante. In tutta risposta, Jiraya sganciò una sacca dalla vita e svuotò il contenuto sulla scrivania. Una dozzina di piccoli rotoli ben fascicolati si accatastarono sul plico di fogli, aggiungendosi alla marea di scartoffie tra le quali la donna stava boccheggiando. Lei sospirò, affranta.

- Dov'è andata a cacciarsi Tsunade? - esternò l'uomo alla fine, dopo aver esaminato il volto esausto di Shizune, dando vita agli stessi interrogativi che si era posta poco prima.

Dopo un attimo di esitazione, la donna rispose: - Non lo so. - ci fu una pausa. - O per meglio dire, credo stia sbrigando delle commissioni... così ha detto. -

- E dov'è andata a sbrigarle, dall'altra parte del mondo? - Ironizzò il supremo sogghignando beffardamente, adocchiando il piccolo maialino della donna che girellava in cerchio nella stanza, sparpagliando fogli.

Shizune sistemò stancamente i rotoli nella scrivania e compensò Jiraya per la missione. Dopodiché, sollevò il maialino da terra. - Piantala! Guarda che disastro - lo rimproverò.

- Shizune, parla. Non mi piace quella faccia. -

La donna si decise a guardarlo in viso. Jiraya non si smentiva mai. - Ecco... è un'informazione della massima riservatezza. -

Circa mezz'ora dopo, l'uomo guadagnava a grandi passi la strada di vicolo di Konoha illuminata a giorno dalle luci dei locali, ascoltando distrattamente il brusio della gente che permeava lo spazio, annusando gli odori di buono delle Udon house e schivando di poco i ragazzini che si rincorrevano spensierati nella via. Considerato tutto, sapeva esattamente dove scovare Tsunade.

Entrò a passo sicuro nella locanda all'angolo, abbandonando il semibuio e riscaldandosi un po' dall'aria serale. In tutta onestà si era aspettato di trovarci una rissa, immaginandosi la donna stagliarsi su un mucchio di malcapitati come succedeva spesso quando alzava troppo il gomito, giacché, così a occhio, l'hokage si stava probabilmente imbottendo di alcol da almeno quattro ore.

Invece, e non fu una cosa che gli fece piacere tutto sommato, trovò Tsunade pacatamente seduta al solito tavolo accanto alla finestra. Strinse gli occhi, ed un'espressione triste gli si dipinse in volto.

L'unica testimonianza che poteva lasciare intuire la sbronza erano le bottiglie (a colpo d'occhio gli parvero circa una decina o poco più) di sakè accatastate disordinatamente ai piedi del tavolo e le guance imporporate. Per il resto, l'espressione della donna era composta. Ma lontana.

Naruto - Il destino del ninjaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora