CAPITOLO 25- KAESHI DENWA

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I tre si spostarono in silenzio nel deserto ancora buio dopo aver raccattato le proprie cose dalla grotta in tutta fretta, con il corpo sempre più evanescente di Naruto al seguito, adagiato a peso morto sulle spalle di Kakashi.

Il maestro era stato costretto a cambiarsi la maglia stracciata ed aveva nuovamente coperto il dolore che si portava in viso. Aveva consigliato ai ragazzi di cambiarsi con i vestiti che abitualmente portavano con sé, ma non sembravano ascoltarlo molto. Erano trasandati e un po' dispersi mentalmente, gli pareva.

All'uomo non piacque la sensazione di portarsi in spalla il ragazzo in quelle condizioni. Percepiva il contorno di Naruto, ma anche quel vuoto al centro che lo rendeva così leggero da fargli sembrare di trasportare un fantoccio di pezza. Era davvero stanco di tutto quello.

Stanco.

In quelle condizioni, era perfino peggio che sentire sulle spalle il corpo del ragazzo a peso morto.

Si spostarono per un breve tratto, Kakashi non riteneva più quella grotta sicura, ma entrambi i ragazzi erano a pezzi e gli servivano cure. Sakura in special modo, che barcollava ed era di un pallore che al sensei non piaceva per niente.

Raggiunsero un diroccato capannone lambito dalle prime, incerte e slavate luci dell'alba che ne colorarono fiaccamente i contorni.

Aveva l'aria vecchia, ma sembrava stabile. Inoltre avrebbe dovuto assicurare loro un riparo solo per riprendersi, poi sarebbero ripartiti. Il sensei aveva intenzione di rimandarli a casa e non soltanto per il loro bene.

L'aria era ghiacciata ed il paesaggio nettamente diviso tra ombra e luce. Il buio era ancora troppo, ma non bastò per impedire loro di vedere che aveva iniziato a nevicare e la cosa non li stupì più che tanto.

Ormai l'inverno non era lontano ed in una stagione simile in un territorio così solito a temperature tanto sconclusionate, non era raro che succedesse.

Kakashi arrangiò il solito giaciglio per Naruto, adagiandocelo sopra senza una parola. Non aveva idea se il ragazzo sentisse freddo, ma lo coprì per bene in ogni caso. Il corpo non aveva ancora ricominciato a sparire, e ne fu grato: aveva ancora un po' di tempo.

Dopodiché accese con il fuoco di uno dei rotoli qualche vecchia asse di legno della recinzione circostante dello stabile, che aveva ceduto all'usura.

Ascoltò il legno scricchiolare, e si decise a gettare un'occhiata si suoi sottoposti.

Sasuke era appoggiato con una spalla all'entrata del casale, mani in tasca, e fissava Naruto a capo chino. Non percepì in lui nessun sentimento negativo inaspettatamente, e sperò che potesse essere un buon segno... gli avrebbe parlato in ogni caso.

Sakura era appoggiata alla cancellata e quell'espressione lo addolorò.

La ragazza sembrava sotto shock, distrutta e... qualcos'altro che non seppe dire.

Fissava i due ragazzi con gli occhi sgranati, tenendosi le braccia e lasciando che la neve le imbrattasse il corpo ed i vestiti troppo leggeri. Rabbrividì e non parve nemmeno accorgersene.

L'uomo sospirò. -Sakura. -

Lei non sembrò nemmeno sentirlo. Kakashi riprovò.

-Sakura? Vieni qui a scaldarti, prendi freddo. -

Niente di niente.

Alla fine il maestro si alzò, preoccupato. Le si accostò e si accorse che piangeva.

-Oh, bimba... - sospirò ancora, dispiaciuto. Le poggiò sulle spalle il proprio smanicato. La lasciò singhiozzare per un po' e le tenne compagnia fino a che non si fu calmata, accarezzandole il capo. Detestava vederla a quel modo.

Naruto - Il destino del ninjaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora