Capitolo 10~ Silenzio

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Katrina Ivanova non era mai stata una gran chiacchierona: preferiva certamente stare per conto suo a leggere un libro giallo o thriller oppure sul divano a guardare film horror, i suoi preferiti. Non le piacevano le persone. La deludevano sempre. Gli esseri umani erano così noiosi e primitivi secondo lei. Certo avevano inventato un botto di cose fighissime però comunque rimanevano sempre dei primitivi secondo lei, alcune persone avevano dei comportamenti all'antica, molto. Una volta aveva letto una frase in un libro che però non avrebbe mai ammesso di aver letto che dice: "le poesie sono come le persone. Alcune persone le capisci subito. Altre non le capisci e basta,  e non le capirai mai" subito aveva segnato questa frase sul telefono e su due foglietti che poi aveva appeso uno sopra la testata del suo letto e l'altro sulla porta della sua stanza.

Prese il coltello e lo lanciò velocemente. Prese il centro del cerchio. Kat aveva un'ottima mira, suo padre le aveva insegnato a lanciare e lei man mano aveva imparato a avere una mira migliore.

Ormai, da quando aveva scoperto la Sala Armi, passava la maggior parte del suo tempo li o per leggere oppure per combattere, la maggior parte delle volte ci andava per allenarsi.

Foxy, il suo Spirito Guida a forma di volpe, stava fluttuando vicino a lei a debita distanza. Foxy da quando Katrina l'aveva trovata nella pallina di plastica nera le era sempre stata accanto senza lasciarla mai da sola. La ascoltava sempre le poche volte che parlava e spesso le dava degli ottimi consigli o le suggeriva libri gialli da leggere.

La Sala aveva una parete interamente coperta da varie armi: dai coltelli più semplici, a quelli più elaborati, asce, bastoni di legno o metallo, persino delle spade e degli archi dai più classici per principianti a quelli più particolari per i veri esperti, c'erano delle pistole di vario genere e forma. C'era, anche, un sacco da boxe appeso al soffitto. Tre o quattro manichini per esercitarsi sul combattimento corpo a corpo o per migliorare la mira con il coltello oppure per la freccia. L'arma che piaceva di più Katrina era il coltello e anche la pistola.

Guardò l'orologio. Era ora di andare. Alzò gli occhi al cielo. Odiava parlare, in generale, ma sopratutto in pubblico. Nel lavoro che faceva con suo padre se parlavi poi ti beccavano e ti sbattevano in carcere.

Si mise la felpa nera, chiuse la zip, legò il capelli in una coda alta a cui però fuggirono dei ciuffi davanti e salì le scale per andare in sala da pranzo non prima però di aver lanciato un ultimo pugnale versò il manichino. Lo colpì in testa.

Kat iniziò a parlare: "Sono Katrina Ivanova; ho diciassette anni; sono nata a Mosca in Russia; non ho mai conosciuto mia madre, infatti, vivo con mio padre in una grossa villa in centro città. Non ci è mai mancato niente, abbiamo sempre avuto molto denaro e tanti camerieri ma non perché il lavoro che faceva papà fosse rispettabile. No.." Kat fece una risata amara con una punta di malvagità. "No. Avevamo i soldi perché io e papà rubavamo."

"In casa mia non c'è neanche una foto di mia madre. Quando, da piccola, chiedevo a papà di raccontarmi di lei, lui mi diceva soltanto una cosa però non mi raccontava mai della loro vita insieme e quindi evitava l'argomento... come se fosse troppo doloroso parlarne o come se non volesse. Mio papà è molto simpatico, gentile con me, però sa anche essere cattivo, se vuole, e sa terrorizzare la gente. È molto atletico, ha un fisico slanciato e mi assomiglia molto. Ha iniziato a fare il ladro già da quando era piccolo però per una ragione, che mi ha raccontato: la sua famiglia era molto povera infatti vivevano in una piccola baracca con tre stanze in totale ed erano in cinque. Mio papà aveva due sorelle più piccole e lui era il maggiore per cui si sentiva in dovere di proteggerle, di renderle felici. Così, per non fare patire la fame alla sua famiglia, iniziò a rubare alle persone qualche oggetto di valore o soldino oppure direttamente rubava un po' di cibo. Papà non era mai andato a scuola però nonostante ciò era molto intelligente e perspicace e quindi riusciva a non farsi beccare mai. Man mano questo hobby, diciamo, divenne una vera e propria passione così decide di fare il ladro, in fondo era una cosa che gli veniva bene e decise anche... che se mai avesse avuto una famiglia avrebbe fatto in modo che non le mancasse mai niente, che vivesse nel lusso... ed è stato proprio così perché mio papà non mi faceva mai mancar niente e mi rendeva felice.

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