Il davanzale di forma rettangolare era contornato da un vecchio battente in legno screpolato e attraversato da qualche lungo cespuglio di edera, che si era infiltrata all'interno tramite il foro del vetro ormai assente per poi allungarsi verso il basso aggrappandosi all'intonaco.
Cumuli di polvere, foglie secche e schegge di mattoni erano adagiati sul pavimento antistante, annidati nelle crepe tra le mattonelle.
Selin rimase con il fiato sospeso mentre i suoi occhi si posavano sull'auto di passaggio attraverso la finestra, e riuscì a scorgere il viso del poliziotto in divisa che si trovava alla guida della vettura: lui guardò avanti per tutto il tempo, non gli venne neanche in mente di controllare in direzione della vecchia casa.
Un attimo dopo, proseguendo lungo la strada asfaltata che portava alla più distante periferia cittadina, la volante sparì dalla sua vista.
-C'è mancato un pelo- commentò Jeff. Anche lui era intento a guardare fuori dalla finestra, anche se aveva un atteggiamento decisamente più rilassato nonostante il ghigno di dolore che lo costringeva a serrare le mandibole.
Selin fece un giro su se stessa compiendo giusto un paio di passi, e scrutò molto rapidamente l'ambiente che la circondava realizzando di trovarsi all'interno di un rudere abbandonato probabilmente da molte decine di anni: non sembrava neanche più essere stata una vera abitazione. Il soffitto sopra alla sua testa gocciolava, probabilmente a causa del fatto che il tetto fosse crollato e la pioggia finisse per accumularsi al piano superiore per poi insediarsi lentamente nel solaio; ai suoi piedi poi vi erano numerosi mucchi di sassi, pezzi di intonaco e sporcizia di ogni genere che rendevano difficoltoso camminare senza rischiare di inciampare. La ragazza si concesse quella distrazione solo per pochi secondi, perché subito dopo tornò a raggiungere la piccola Felia ancora in lacrime.
-Dobbiamo mantenere un profilo basso, fino a che non si saranno stancati di cercarci- disse ancora il killer, mentre zoppicando vistosamente iniziava a passeggiare all'interno della casa alla ricerca di chissà cosa, fermandosi molto spesso per riprendere fiato. Sembrava essere piuttosto debole, e probabilmente tutto quel trambusto aveva peggiorato le condizioni delle ferite sul suo corpo; in effetti, osservando con più attenzione, sul tessuto della sua felpa e dei suoi pantaloni si erano create delle nuove macchie di sangue provenienti dai tagli e dalle abrasioni.
Selin si mise a sedere a terra proprio accanto alla bambina e la accolse tra le sue braccia, provando a calmare il suo pianto. -Non avere paura- le ripeté più volte.
L'altra tremava sotto alle sue mani.
Mentre era intenta a cullarla stringendola contro al petto Selin volse il suo sguardo a Jeff, e lo vide che entrava e usciva dalle varie stanze osservandole con molta attenzione ma senza dire una parola.
Non aveva idea di cosa stesse facendo o di quali fossero le sue intenzioni, ma in quel momento si sentì grata per l'aiuto che le aveva dato trascinandola in quel posto.
Stringendo forte la piccola abbassò lo sguardo sulle proprie braccia osservando con orrore tutte le escoriazioni ed i lividi che le tingevano di rosso e blu, e non poté far altro che pensare a tutto il male che le era stato inflitto in quei giorni. Il suo corpo era stremato, era così stanca da sentirsi sul punto del collasso ed ogni centimetro della sua pelle era dolorante al tatto.
Ma cosa ancora peggiore, lei si trovava ancora fin troppo vicina a colui che le aveva fatto tutto ciò. L'unica rassicurazione consisteva nel fatto che fosse a sua volta ferito, ed anche molto stanco.
-Io non ho nessuna intenzione di restare qui- mugolò, poggiando il mento tra i capelli ricci di Felia. -Tu fai quello che ti pare, non mi interessa-.
Udendo quelle parole Jeff si fermò interrompendo bruscamente il suo tour della decadente abitazione per conficcarle addosso uno sguardo stranito. -La città sarà piena si sbirri al momento- commentò, avvicinandosi. -Dubito che sia una buona idea-.
Selin deglutí bagnando giusto un poco la sua gola secca, ed assunse un'espressione severa. -Fa freddo, ho fame e devo portare Felia in un posto sicuro- rispose, con lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso. -E poi non so neanche perché ho accettato di seguirti-.
Visibilmente deluso il moro appoggiò lentamente la schiena contro ad una parete ed intrecciò le gambe, stringendosi nelle spalle ed emettendo un soffocato gemito di dolore. Sembrò pensare a lungo a ciò che stava per dire, il solo pensarlo lo faceva sentire molto a disagio; proprio non sapeva in che modo pronunciare quelle parole, che sarebbero state tristemente sincere.
Ma lo fece ugualmente.
-Senti, mi...- borbottò, evadendo lo sguardo in modo categorico. -Mi dispiace tanto-. Il tono della sua voce era molto più basso del solito, ed il suo sguardo si era spento in un attimo.
Selin sollevò la testa, stupita da ciò che aveva appena udito al punto da chiedersi se avesse capito bene.
-Mi dispiace, davvero- ripeté il ragazzo, emettendo un lento e tremante sospiro.
L'altra sollevò le sopracciglia e strinse le mandibole, cercando di contenere le sue emozioni. -Ti dispiace?- esordì, con una pungente ironia. -Per cosa esattamente? Per avermi picchiata, legata e m...-.
-Sì, per quello- la interruppe lui, intrecciando nervosamente le braccia sul petto. Si sentì profondamente stupido in quel momento, ma quella ragazza aveva un grande potere sui suoi sentimenti e sulla sua stabilità emotiva probabilmente senza neanche saperlo. Ci teneva a mostrarsi sincero, anche se era certo che quelle sue parole sarebbero risultate vuote.
Infilò una mano nella tasca dei pantaloni alla ricerca della busta di cocaina che vi aveva nascosto, e mentre la estraeva si rese conto che Selin si stava alzando in piedi, allontanandosi da Felia.
Con falsa indifferenza il killer strinse la busta di plastica nel palmo della mano ed iniziò a cercare una superficie abbastanza pulita in cui versarne una piccola porzione: ancora una volta l'astinenza era vicina, e sentiva l'urgente necessità di farsi una sniffata.
-Non ho più intenzione di trattenerti in alcun modo- asserì mentre le voltava le spalle, per poi raggiungere con grande fatica uno dei pochi mobili ancora presenti all'interno della vecchia casa: una cassettiera in legno ricoperta di polvere e terra, che iniziò a scacciare via con il gomito. -Ma ti consiglio di restare nascosta qui almeno per un giorno- concluse, mentre con grande attenzione e parsimonia versava sulla superficie una piccola quantità di droga dal colore pallido.
La ragazza lo osservò in silenzio mente si chinava sulla cassettiera per inalare la sostanza, probabilmente assieme anche ad una buona dose di polvere. Ancora una volta si trovava davanti ad un bivio senza avere la più pallida idea di quale fosse la miglior decisione da prendere: ciò che aveva vissuto con Jeff e subito da lui era stato a dir poco orribile, eppure adesso sembrava davvero volerla aiutare e le sue parole risuonavano come oneste e assolutamente sincere. Non riusciva proprio ad inquadralo, quel ragazzo: passava dall'essere uno spietato psicopatico all'assumere atteggiamenti protettivi nei suoi confronti in continuazione, e lo faceva senza un apparente senso logico.
-Questo posto mi mette i brividi, e a dirla tutta anche tu- borbottò Selin, avvolgendo le braccia sul petto. -E poi devo consegnare Felia a qualcuno che possa prendersi cura di lei-.
Jeff sollevò la testa con il dorso della mano davanti al naso, mentre inspirava piccola porzione di coca rimasta all'interno delle narici. Non le rispose nulla, ma zoppicando si diresse nella stanza adiacente.
Qui le pareti erano più intatte e l'intonaco sembrava aver conservato molto meglio il suo aspetto originale, forse perché il soffitto si presentava ancora in condizioni decenti e riusciva ad impedire l'accesso dell'acqua piovana e dell'umidità esterna. In quella stanza, di dimensioni più ridotte rispetto alla prima, erano presenti due finestre rimaste incredibilmente intatte ed un paio di mobili aggrediti dalla muffa; riposto in piedi contro al muro, inoltre, vi era un malconcio materasso di lana ingiallita che presentava qualche macchia e diversi fori.
Proseguendo nel suo silenzio Jeff iniziò a frugare aprendo le ante dei mobili, anche se non fu chiaro esattamente che cosa stesse cercando; poi, improvvisamente, si fermò restando immobile con una spalla premuta contro al ripiano interno di un armadio. Sembrava che di colpo stesse faticando a reggersi in piedi, e non a caso poco dopo finí per aggrapparsi con entrambe le mani al medesimo mobile per evitarsi una goffa caduta.
-Stai bene?- chiese istintivamente Selin, che non osò avvicinarsi ma si limitò a guardare il killer mentre, con un volto teso e sofferente, piegava le ginocchia fino a sedersi sul pavimento umido.
Deglutí nervosamente, compiendo un paio di timidi passi verso di lui. Spostando lo sguardo lungo il suo corpo notificò la presenza di una grossa macchia di sangue sui suoi pantaloni, che ancora adesso stava continuando ad aumentare le sue dimensioni percorrendo la trama del tessuto.
-Stai... Ancora sanguinando- commentò, con malcelata preoccupazione.
Jeff soltanto allora sollevò lo sguardo, e sembrò sforzarsi molto nell'allargare un sorriso tirato sulle sue labbra.
-Temo di sì- commentò mentre si sistemava a sedere con la schiena poggiata contro all'armadio, per garantirsi una miglior stabilità.
Anche se Selin non era per niente ferrata un materia di medicina, avrebbe potuto giurare che il malessere del ragazzo fosse dovuto alla perdita di sangue: era già stata molto abbondante il giorno precedente, quando lei si era occupata di medicarlo, ed ora quel nuovo sanguinamento stava chiaramente peggiorando la situazione.
Con la fronte aggrottata si fermò a pensare per qualche secondo, non le andava di prendere la bambina ed andarsene via pensando che Jeff avrebbe rischiato di morire da solo in quella casa pericolante, ma allo stesso momento continuava a ripetersi che ciò non la riguardava in alcun modo.
Mentre pensava a questo sentì i passi leggeri di Felia che si avvicinava a lei, e pensò che si l'avesse raggiunta in cerca di un altro po' di conforto; ma invece la vide passarle accanto senza fermarsi, proseguendo con andatura decisa in direzione di Jeff.
-Felia..- borbottò, sbattendo le palpebre piu volte.
Solo un attimo dopo sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene quando vide la bambina raggiungerlo, afferrare la sua felpa con entrambe le mani ed iniziare a strattonarlo con violenza.
-Dov'è il mio papà?!- gridò la piccola a squarciagola, con il viso a solo un palmo di distanza da quello del killer.
-Dov'è!?-.
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Più della Morte
Hayran KurguUn vecchio hotel caduto in rovina e venduto all'asta. I suoi lunghi corridoi malinconici e le numerose stanze ricoperte di polvere e muffa fanno da teatro agli orrori che Selin, una giovane immigrata irregolare, dovrà vivere sulla sua stessa pelle...