SE NE VA

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 Kate 

non so bene cosa pensare ancora, sono appena arrivata in università, con gli occhi gonfi di pianto come al solito, perché ovviamente ieri come del resto da un paio d'anni non facevo altro che bere, la preside mi chiamò nel suo ufficio, e mi disse che avrei dovuto far fare un giro alla nuova insegnante appena laureata, accettai con molto disappunto, d'altronde se la preside mi domanda una cosa un no non posso dirglielo altrimenti mi renderebbe la vita un inferno, mentre passeggiavo per i corridoi dell'università incontrai una mia collega, allora ci dirigemmo in caffetteria, avevo strettamente bisogno di un caffè, arrivate in caffetteria, ci accomodammo in un tavolino, e dissi

<< grazie di avermi accompagnata>>

<< ma va Kate, era il minimo che potessi fare vedendoti così, che succede?, posso fare qualcosa?>>

<< oh ma no grazie Francy, è tutto apposto, solo che ho passato la nottata in bianco, per colpa di un paio i cose che stanno succedendo>>

beh se vogliamo definirla una nottata va anche bene dai, non contando che è da cinque anni che mi trovo in questa situazione e nessuno se n'è mai reso conto.

<<diciamo che non mi convinci molto, ma farò finta di crederti, allora, come mai non sei in classe>>

<< la preside stamattina mi ha comunicato che devo fare da escursionista per una nuova professoressa>>

forte, il mio respiro si fece sempre più affannoso, allora cercai di calmarmi e gli domandai

<< sicura che sia amelie e non Amelia>>

<< oh sì ecco, sì, si chiama amelia>>

amelia, stava tornando qui, avrei potuto vedere di nuovo i suoi occhioni, avrei potuto sentire di nuovo il suo profumo chissà se era rimasto lo stesso di un tempo, oppure lei se era rimasta la stessa di un tempo, sono talmente tanto immersa nei miei pensieri che non sento neanche Francesca chiamarmi, appena mi accorsi lei , senti il mio telefono squillare, dalla portineria mi comunicavano che dovevo essere li adesso perché la nuova insegnante sarebbe stata lì a minuti , quindi mi affrettai, e con il cuore in gola e il secondo caffè che mi stava scottando le mani, aspettai li ferma. appena la vidi entrare, con quel tailleur a pantalone stretto in vita , cominciai a sentirmi male sul serio, tutto girava, la mia vista cominciò a farsi appannata, il mio cuore cominciò a rallentare e l'unica cosa che ricordo fu il dolore lancinante che senti alla testa,

<< oh si, ho sentito che ha frequentato la scuola, e poi è andata via perché l'hanno ricoverata in un ospedale psichiatrico>>

<< oh bene, dovrò portare in giro una pazza, buono a sapersi, ormai non sanno più chi inserire nelle scuole, ci mancava solo una pazza, sai per caso come si chiama?>>

<< hai perfettamente ragione, dico sapendo la sua storia clinica tu assumi una professoressa con un determinato passato per insegnare a dei ragazzi, perché si dai hanno dai 18 ai 25, però sono sempre ragazzi, mi pare di aver capito che si chiami Amelie>>

appena senti pronunciare quel nome il mio cuore cominciò a battere tanto da lì il buio totale.

 Amelia

appena arrivai a scuola, feci tre giri della scuola prima di riuscire ad entrare, quando capì che che era arrivato il momento di entrare feci un respiro profondo, entrati dal portone, sali le scale, e dalla vetrata della porta la vidi, aveva le mani che le tremavano, me ne accorsi da quella povera tazza di caffè che teneva per le mani, appena sentì il cigolio della porta, il suo sguardo cadde su di me, guardo i miei occhi così intensamente che ebbi un mancamento in quel momento, continuai a guardarla, mi accorsi che chiudeva gli occhi in modo troppo continuativo, allora mi avvicinai piano piano, e quando mi accorsi che stava per cadere, cercai di prenderla ma non ci riuscì, allora cominciai ad urlare

<<chiamate un'ambulanza, ora>>

quando arrivò l'ambulanza io salì con lei, le tenevo la mano, era tanto fredda, ero cosi in ansia, non mi sarei mai più aspettata di vederla, almeno non cosi, mi sarei aspettata più un incontro da film, uno di quelli con gli sguardi intensi, o per lo meno ti dico un ciao, o un non lo so, dio mi sentivo così confusa. arrivammo in ospedale qualche minuto dopo, aspettai in sala d'attesa il tempo che le facevano tutte le visite, a me non vollero dire nulla, questa cosa continuava a darmi su i nervi, ok che io per lei non ero nessuno ma dio ditemi qualcosa cazzo. entrai nella stanza, la vidi lì distesa su quel letto, inerme, era così bella, dio, come potevo pensare queste come mentre lei stava male cazzo, dovetti aspettare due lunghe ore prima che riprendesse conoscenza, quando apri gli occhi cominciai a parlare

<< Eii, estranea, come stai ?, finalmente ti sei svegliata, non immagini che spavento che mi hai fatto prendere>>

<< ciao brutta stronza, come ti va la vita?>>

<<devo dire che sei sempre delicata>>

lo dissi sorridendo, e i suoi occhi cominciarono a brillare come due stelle e io mi incantai, come sempre, mi persi dentro quei grandi buchi neri, si una volta ogni tanto i suoi occhioni marroni diventavano neri, come in questo momento , i miei pensieri furono interrotti dall'entrata del dottore, che cominciò a parlare e farneticare cose incomprensibili tranne una frase, quella arrivò chiara ad entrambe.

<< signora di stefano devo dirle che lei deve stare un mese a riposo>>

<< cosa!! un mese, no, non è possibile, nessuno può prendersi cura di me>>

<< signora ho detto niente stress>>

<< tranquilla estranea, ci penserò io>>

dalla sua faccia non sembra molto d'accordo, ma non aveva altra scelta, quando il dottore andò via lei mi disse che si, sarei andata con lei, ma che non voleva nessun contatto, né fisico né mentale, però quando la misi in macchina, per errore forse le sfiorai il seno con il viso, ma a mia discolpa dovevo solo attaccarle la cintura, lei obiettò un po, ma sapevo che stava mentendo, i suoi occhi parlavano, sono sempre stata una persona a cui piace provocare, non e ne un pregio ne un difetto il mio, però sapevo che grazie a questo mio piccolo dono, avrei passato un mese interessante, per me sarebbe stato molto divertente, per Kate un pò di meno, forse...

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