𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝟻

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~ [𝙇𝙚𝙞] ~

«Ma te ne rendi conto? Oggi compie gli anni!»

«Ma chi?»

Eijirou lasciò cadere il sacco di farina che aveva portato lungo il tragitto dal mulino a casa, intanto che una delle persone a lui più care continuava a fantasticare su cose incredibilmente futili.

«Il principe!»

Si voltò verso l'amico, un sopracciglio alzato a indicare il suo interesse e le labbra secche dal freddo.

I capelli gli ricadevano sul viso, mentre la cicatrice sull'occhio destro continuava a bruciare come aveva ripreso a fare da pochi giorni a quella parte.

Sbattè le mani ruvide tra di loro per pulirsi dal grano già macinato che aveva portato poco prima e, saltando il sacco che conteneva quest'ultimo, si allontanò dal biondo.

«Non ho tempo da perdere con queste cose e lo sai. Papà sta male e tu perdi tempo con queste inutilità.» Lo sgridava il più piccolo mentre l'altro si grattava quell'accenno di barba del quale andava tremendamente fiero.

Il bruno salì i pochi gradini che lo dividevano dall'entrata del negozio di suo padre, anche se ormai la gestione era tutta sua e, dopo aver sentito l'odioso tintinnio del campanello attaccato alla porta, si accorse che il vero proprietario della baracca era in piedi a dialogare vivacemente con un cliente fisso.

Il sospiro che emise quando lo vide fu abbastanza pesante da poter esser sentito da entrambi gli adulti.

Un secondo tintinnio e Kaminari entrò sbattendo la propria fronte contro la maglietta umidiccia, per colpa della brina mattuniera, dell'amico.

«Papà, dovresti stare a letto.» Rimproverò il vecchio, intanto che il cliente usciva usando la scusa di una commissione.

L'uomo non sorrideva più da tanti anni, dodici per la precisione, per cui neanche quella volta si sarebbe preoccupato per una cosa che aveva ormai disimparato.

Osservava il figlio mentre questo lo riportava nel "letto".

Gli voleva bene, un bene dell'anima, ma niente l'avrebbe fatto tornare a sorridere, a ridere come faceva lei.

"Io non lo riesco a trattare Kiyo, non lo so crescere. Dove sei quando servi? Dove?!"

Odiava quei pensieri, quei pensieri nocivi che faceva su suo figlio, quello che lui e sua moglie avevano tanto voluto.

Ed ora...Ora stentava a guardarlo in faccia.

Nonostante non fossero imparentati quei capelli, quegli occhi erano uguali a quelli di lei.

Ogni notte dell'infanzia del bambino aveva pensato di abbandonarlo, come quelli prima di lui avevano fatto.

Gli dava la colpa.

Quella notte, dello stesso giorno che adesso attraversava l'aria. Quella notte di dodici anni fa. Se solo non avesse ascoltato suo figlio, se solo avesse buttato fuori quel dannato bambino viziato ora lei sarebbe lì, con lui, al suo fianco.

Ora lei starebbe cucinando per i due uomini, col sorriso raggiante che la distingueva, facendo finta che fuori non esistesse nessun altro, nessuno che avrebbe potuto violentarla, ammazzarla o picchiarla.

Ora lei starebbe pettinado i suoi capelli lisci, lunghi e bruni intenta a fischiettare un motivetto felice e distinto, creato sul momento.

Ora lei starebbe cucendo l'abito strappato del figlio mentre questo, ostinato come il padre, continuerebbe a scusarsi per il danno fatto.

💢𝔽𝕖𝕒𝕣 𝕠𝕗 𝕕𝕒𝕣𝕜 - кιяιвαкυDove le storie prendono vita. Scoprilo ora