~Chapter five~

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Rimasi scioccata. La mia faccia era stile"urlo di Munch".

Mia sorella veniva continuamente stalkerata da un tizio invisibile (?!)

Sembrava quasi l'inizio di una barzelletta, ma la faccenda non era affatto divertente.

Lei ci aveva rimesso la vita.

Rimasi tutto il resto del giorno sdraiata a pancia in su, sul mio comodissimo letto, a fissare il soffitto.

Non sapevo cosa pensare, tuttavia milioni di domande mi vorticavano in testa.

-Chi poteva essere quel tipo invisibile(?!)
-Perché la seguiva ovunque? Che motivi lo/la spingevano a spaventarla?
-L'aveva uccisa lui/lei?

Come gia dissi in precedenza, io non ero particolarmente portata per questi misteri.

Non avevo la mentalità, la capacità di osservare sotto più punti di vista.

Avevo dei seri dubbi anche sulla sanità mentale di mia sorella.

Si, insomma, per sentire dei passi alle proprie spalle e non vedere nessuno... accidenti!

"I'm friend with the monster, that's under my bed, get along with the voices inside of my head..."

Sobbalzai e quasi caddi dal letto. La suoneria di Rihanna era inconfondibile, tuttavia il suono mi giungeva ovattato.

"Well that's not fair..."
Dio. Che insistenza!

Dopo aver finalmente trovato il mio telefono, negli abissi della mia borsa, abbassai lo sguardo sul nome che lampeggiava sullo schermo: Kim.

"Pronto?Hey Katy! So già che non è un momento molto opportuno..."
fece una breve pausa.

Sapeva che non mi ero ancora ripresa, per la mia perdita.

"Ma volevo chiederti se stasera avresti voglia di accompagnarmi alla festa a casa di James..." lasciò la frase in sospeso, aspettando la mia risposta.

Era da nolto che non uscivo da quelle quattro mura ed era parecchio triste non avere più vita sociale come una volta.

"Katy ci sei?" Come al solito mi perdevo nei miei pensieri.

" sisi ci sono. Comunque per stasera è andata! Per che ora mi passi a prendere?"

Non disse nulla al riguardo, però percepii il suo stupore.

Fino a poco tempo fa avevo rifiutato categoricamente ogni sua proposta; ma non per cattiveria, solo perchè non volevo più avere contatti col mondo.

"alle 8 sotto casa tua, e vedi di non metterti in jeans e felpa! Il vestito è obbligatorio!" Mi prese in giro.

"Ehi ma non valee" le risposi ridendo.

La sentii borbottare qualcosa a proposito del mio stile da maschio e poi chiuse la comunicazione.

Aprii le ante del mio armadio e rimasi a fissare gli ometti piegati sotto il peso di decine di jeans.

Nei cassetti invece erano riposte le mie adorate felpe.

Nemmeno l'ombra di un vestito.

Decisi così di andare a fare shopping nell' unico negozio di Danville.

Sul fondo del mio portafoglio erano rimasti (non so come) 50$.

Nonostante la splendida giornata, le strade erano deserte.

Era inquietante.

Persino gli uccellini avevano smesso di cantare, solo il vento muoveva le fronde degli alberi, facendo cadere le foglie sul ciglio della strada.

Raggiunsi in fretta il negozio e spinsi la porta di vetro per entrare.

Senza volerlo, andai a sbattere contro una vecchina e subito chiesi scusa ma quella, mi afferrò il polso e lo strinse in una morsa d'acciaio "guardati le spalle ragazza" mi intimò con una voce stridula,avvicinando il suo viso raggrinzito al mio.

I suoi occhi erano di un azzurro intenso, troppo, e mi osservava in modo preoccupato.

Che diavolo?! Poi mi lasciò improvvisamente e se ne andò senza aggiungere altro.

Rimasi senza parole.

Una brutta sensazione mi pervase.
Poi scoppiai a ridere come un'isterica.

Dai, era solo una signora che voleva prendersi gioco di me, chissà come stava ridendo di me, ora.

Cercai di scacciare quel pensiero assurdo, anche se la sua frase mi rimase a lungo impressa nella testa "guardati le spalle ragazza".

Uscii due ore dopo con qualche borsa tra le mani, contenente un vestito ,un cosprispalle e un paio di stivaletti.

Il vento tirava più forte ora e la temperatura iniziava a scendere: erano ormai le sei di sera.

Il sole stava tramontando in fretta e l'oscurità calava su Danville.

Camminavo sul ciglio della strada e pian piano inziai ad udire dei rumori: pensavo fosseri gli uccellini che si muovevani tra gli alberi.

Il mio cuore smise di battere per qualche istante quando realizzai che qualcuno mi stava seguendo.

Dei passi dietro di me accellerarono l'andatura e lo stesso feci io, presa dall'agitazione mi voltai per capire chi era io tizio che mi stava seguendo e sgranai gli occhi quando non vidi nessuno.

"Guardati le spalle ragazza!" la sua voce mi rimbombava nella testa, mandandomi in panico.

Iniziai a correre come una pazza scatenata e in meno di due minuti fui a casa.

Presi la chiave da sotto lo zerbino; la mano mi tremava pericolosamente e non riuscivo a centrare la serratura.

Maledizione! Imprecai.

Appena riuscii ad entrare in casa, chiusi la porta a tre mandate, abbassai le tende in sala e mi buttai sul divano, ansimando.

Mio dio.

Stavo diventando pazza.

Proprio come mia sorella.

'The Last One'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora