~Chapter six~

143 12 1
                                    

Respirai profondamente finchè il mio cuore rallentò i battiti e mi rilassai, vedendo che nessuno tentava di sfondare la porta o uccidermi.

Ma non durò a lungo.

"Ehi signorina! Vedo che finalmente ti sei degnata di tornare a casa. Io e tuo padre ti stavamo aspettando. "

Ed ecco che mia madre(apparentemente apparsa dal nulla) mi rivolgeva la parola.

"Ahahahahaaha proprio tu me lo dici, che sei sparita per due giorni senza dire nulla." Le feci notare.

Risi di gusto:l'avevo colta in fallo e non aveva motivo di ribattere.

Ma come era suo solito, lo fece comunque

"come puoi rivolgerti in questo modo a tua madre?! Mi deludi, nonostante l'educazione che ti abbiamo dato, credo che tu sia rimasta sempre la stessa! Cafona e sgarbata! " mise piuttosta enfasi sulle ultime due parole.

Trattenni una risata.

Ormai ci avevo fatto l'abitudine, ogni volta che le facevo notare qualcosa, lei mi ripeteva sempre lo stesso discorsetto, che sapevo a memoria.

Una volta, quando lei era sull'orlo della ramanzina, io l'avevo preceduta e mi ero praticamente sgridata da sola, con le sue stesse parole.

E poi avevo riso per una buona mezz'ora, sotto il suo sguardo indignato.

"Beh, volevo dirti che stasera esco, sai ho ancora una vita sociale" le dissi acida.

"Oh, ma davvero?" Chiese stupita.

La fulminai con lo sguardo e salii al piano superiore per prepararmi.

Adagiai sul mio letto il vestito bianco e nero, con ricami in pizzo sulla scollatura, corto davanti e con uno strascico dietro.

Lo guardai sognante:avevo fatto davvero un bell'acquisto.

Per caso il mio sguardo cadde sull'orologio che segnava maligno le 7.28.

Porca miseriaccia! Dovevo ancora lavarmi, truccarmi e piastrarmi i capelli e vestirmi...

Che palle.

Perche tutti erano puntuali tranne me?

Inziai a farmi la doccia(la più breve di tutta la mia vita) e mentre mi "asciugavo i capelli", applicavo il fondotinta e il fard.

Non so come avessi fatto, comunque finii di truccarmi tracciando un eye-liner nero e stendendo dell'ombretto bronzato sulla palpebra.

7.49 .

Una corsa contro il tempo.


Spazzolai i capelli e mi vestii, scoprendo che il vestito era comodissimo, quasi come indossare un pigiama.

No beh, non esageriamo.

Infilai gli stivaletti ed uscii di casa, mugugnando un verso d'assenso mentre mia madre mi faceva le solite raccomandazioni.

Non c'era nessuno fuori e un'arietta mi solleticava i capelli.

Guardai il telefono : 7.59.

Ero in anticipo di ben un minuto.

Chi l'avrebbe mai detto.

Poi arrivò la mia cara Kim e l'abbracciai, sembrava passata una vita da quando l'avevo vista l'ultima volta.

"Ehii sei bellissima!" Mi sorrise "anche senza jeans e felpa" aggiunse poi, facendomi ridere.

In pochi minuti fummo a casa di James, Kim bussò e ci aprii un fustaccchione biondo con gli occhi azzuri, stile bambolotto Ken, che mi sorrise ammiccando.

Alzai gli occhi al cielo e superai la soglia, mischiandomi a tutta quella marmaglia che improvvisava passi di danza.

Alcuni erano già sdraiati sui divanetti, sbraitando cose a caso. Proprio ridotti male.

Come si fa ad essere ubriachi alle otto di sera?

Poco dopo venni raggiunta da Kim, che mi porse un bicchiere di vino bianco ,il mio preferito.

"Che la festa abbia inzio" alzò il calice e brindammo, a nulla in particolare.

Inziai a ballare con lei, su alcune canzoni che conoscevo.

Verso le 22 arrivò la pizza che avevano ordinato, che divorai avidamente.

Poi fino alle due tutto liscio.

Mi stavo divertendo molto, finchè non arrivò Ken e mi si piazzò davanti.

"Piacere sono James" mi porse la mano, che non strinsi.

"bella festa"mi limitai a dire, cercando di far spuntare un sorriso sul mio volto.

Anche se credo fosse più una smorfia di disgusto.

Lui continuava a fissarmi imbambolato e mi metteva parecchio in imbarazzo.

"vuoi sederti?" gli chiesi cortesemente, anche se mi autimaledissi per quello che mi era appena uscito dalla bocca.

Annuì e cosi ci spostammo e in un luogo più appartato, dove si poteva parlare tranquillamente ,senza essere sovrastati dalla musica.

"beh.. dimmi qualcosa" gli intimai. Già mi stavo alterando.

"Sai, mi piaci molto" Ammise, con lo sguardo completamente perso.

Oh, no pensai.

"ehm, temo di doverti dire che la cosa non è reciproca.
Scusami ma non mi sento molto bene, devo tornare a casa"

"ti accompagno"si affrettò a dire

"no, non preoccuparti, me la cavo da sola grazie"e sfoderai uno dei miei sorrisi smaglianti per sbarazzarmi di lui.

Era da anni che aveva una cotta per me, e con tutto il rispetto del mondo, ma non sapevo più come levarmelo di torno.

Tornai in mezzo al caos più totale cercando Kim.

Spostavo a forza persone che ormai non si reggevano più in piedi.

Alcuni ragazzi mi fissavano in modo maniacale.

Volevo uscire di lì.

"Kimberly Lohan Rose!" urlai tra la folla

"Non chiamarmi Kimberly! Caspita!"ricevetti come risposta.

Sorrisi, era il modo più facile per ritrovarla.

Stava venendo verso di me e subito le chiesi

" mi accompagni a casa? È tardi e a mia madre verrà un colpo se non torno prima delle tre."Tentai di convincerla.

"Ma daii che hai? paura? Io volevo restare qua ancora un po', c'è un tizio adorabile che si è deciso a parlarmi"
Sospirò sognante.

Alzai gli occhi al cielo, per la seconda volta.

E comunque si, avevo paura perchè qualcuno di invisibile mi seguiva(?!).

Se glielo avessi rivelato, mi avrebbe preso per i fondelli a vita, non mi avrebbe sicuramente creduto.

"Va bene,ho capito, torno da sola" le schioccai un bacio in fronte e uscii da quell'inferno.

Le mie orecchie erano tappate e il silenzio della strada principale di Danville, alle due e mezza, era magnifico.

Respirai a fondo l'aria fresca del mattino e mi diressi verso casa.

Ma non andai molto lontano.

Dedico questo capitolo a eleeJB, che mi rompe tanto per farmi aggiornare ahahahaha ti voglio bene tortuga

'The Last One'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora