Chapter Twenty-six

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Katherine's point of view

Era davvero molto strano, cosa ci eravamo perse?
Marissa salì al piano di sopra.
Nonostante ciò andai in cucina e mangiai qualche cosa qua e là, il mio stomaco non reclamava nulla, lo feci solo per mantere l'apparenza di stare bene.

Mi cadde lo sguardo sul piano della cucina in vetro e vidi il mio riflesso: ero parecchio dimagrita, scarna in viso.
Era come se tutto ciò che avevo passato mi avesse scavato, oltre che al cuore, le guance.
Anche gli occhi erano più sporgenti e cerchiati da occhiaie grigiastre.
Non mi riconoscevo, rispetto a com'ero un mese fa.

In quel momento avrei solo voluto accasciarmi e piangere, ma sentii dei passi alle mie spalle e mi irrigidii.
Trattenni il fiato. Se fosse stato lui, non avrei saputo come reagire.

"Ehi Katy ehm...volevo dire Katherine, che ci fai ancora qua? Sono tutti fuori a giocare a caccia al tesoro" era Jo.

Grazie a dio.

Sospirai silenziosamente.

Mi voltai e cercai di sorridere

"Ohh che sbadata!" Alzai gli occhi al cielo per reggere la sceneggiata.
"Vado subito"

"Aspetta" mi trattenne,
"Per Damon, ti consiglio di rinunciare. È una cosa complicata"

Come diavolo ne era a conoscenza?
Ma soprattutto, perchè tutti insistevano nell'affermare la stessa identica cosa?

"Complicato. Non sapete dire di più? È una persona!
Capisco di essere l'ultima arrivata, e di non aver nessun diritto di sapere, però non potete dirmi di rinunciare, se non conosco nemmeno la situazione!"

Quando stava per replicare aggiunsi, anticipandolo
"Non dirmi cosa devo fare!"

E uscii. Mi ribollivano i nervi. Nessuno poteva dirmi cosa fare. Odiavo dover sottostare agli ordini di qualcuno.

Probabilmente Jo mi detestava, avrebbe voluto lasciarmi dov'ero, alla festa di quel Ken, e coi miei genitori adottivi, ma a me non interessava, dopotutto non avevo avuto scelta.
Nessuno sembrava capirmi.

Mi rivestii in modo appropriato per un allenamento e poi scesi in giardino.
Iniziò a piovere e tutti si decisero a rientrare in casa.

Mi guardavano con stupore, altri credo si misero a ridere, ma io non li sentivo, avevo le cuffie nelle orecchie. Ed era meglio così. Non avevo voglia di sentire anche la loro opinione, di cui peraltro non poteva fregarmi di meno.

Iniziarono ad inumidirsi i capelli e così tirai su il cappuccio della mia felpa.

Iniziai a correre piano, per scaldarmi e scelsi la playlist di Rihanna che più mi rispecchiava in quei momenti di rabbia e confusione.

Non riuscivo nemmeno a concentrarmi sulle parole e sul significato delle canzoni.
Tirai un sospiro lungo e cercai di lasciarmi trasportare dalla melodia e alla fine ci riuscii.

Corsi fino a che non riuscii più a reggermi in piedi. Poi mi fermai e camminando a passo di musica tornai indietro, regolarizzando il respiro.

Niente.

Quel nodo in gola era ancora lì.

Damon's point of view

Il buio iniziava a calare e il bosco si colorava di sfumature gialle, arancioni fino al rosso cremisi.

Che casino. La mia vita era davvero un casino.
A cosa serviva rimanere in una casa dove nessuno ti voleva?

Nessuno.

Non avevo nessuno. Cosa stavo lì a fare? Me ne sarei andato, si, l'indomani stesso.

Perché ero rimasto così a lungo?
Forse per la speranza di essere accettato, integrato.
Ma non era avvenuto.

Iniziai a mettermi in cammino per tornare a casa.
Pff
Casa.
Non avrei mai avuto una casa vera.

Calpestavo le foglie secche, ma il mio istinto da lupo mi diceva che c'era qualcun'altro.

Mutai forma e mi sentii subito a mio agio.
Forse perché dopotutto ero solo un animale, incapace di provare umanità.
Mantenni un basso profilo, le mie zampe trottavano leggere, non producevano quasi alcun rumore.

Quando fui più vicino, ciò che vidi non fece altro che peggiorare il mio stato d'animo.

Una Kath che camminava affaticata nel bosco.
Sembrava provata.
Il suo viso tormentato non fece altro che farmi sentire ancora più uno schifo.

Mi voltai, per scomparire di nuovo nell'oscurità, dalla quale ero venuto.
Ma lei mi vide.

Katherine's point of view
Mi sembrava di rivivere un deja-vu.
Eccolo di nuovo, quel lupo, quegli occhi di ghiaccio che celavano un vortice di pensieri che nessuno riusciva a comprendere.

Mi guardò per un istante e poi si girò, per andarsene.
Eh no, non anche questa volta.

"Dove credi di andare?"
Sì voltò e iniziò ad avvicinarsi a me.
Silenzioso,
Quasi inespressivo, anche se sapevo che si sforzava di apparire così. Anche io lo facevo ogni tanto.

Quando fu a pochi passi da me riprese la sua forma umana, non meno intimidatoria.

"Me ne vado. Sul serio"
Il mio cuore perse un colpo, o forse due.
"Così affronti i problemi? Scappando?"
"Non c'è nessuno per cui valga la pena lottare"
"Per te stesso!"
Sospirò, e quasi rise "io non valgo la pena"

Lo guardai negli occhi e capii che era sincero.

"Non puoi andartene." Suonava più come un lamento.
Quella frase messa li, non aveva senso, era solo frutto della mia stupida mente.
Lui aveva già deciso.

Da quando la Kath che conosco si arrende così?
Oh fantastico ci mancava solo la mia vocina interiore.

Che però aveva ragione...

Si girò di nuovo, ma io lo fermai.
"Cazzo, ma mi senti? Non te ne puoi andare così!"non funzionò.

"Se non hai il coraggio di baciarmi, almeno abbi la decenza di ascoltarmi quando ti parlo!"
Gli urlai, facendo risuonare le mie parole per il bosco.

Si voltò verso di me, incredulo e sconvolto da ciò che avevo pronunciato, e per un attimo il suo sguardo, sempre sicuro, sembrò vacillare.

Non feci in tempo a rendermi conto di quello che avevo detto che le sue labbra erano già sulle mie.

Erano calde, e non mi ero mai sentita così bene nella mia vita.
Per un momento non pensai a nulla, non ci stavo davvero capendo una mazza.

In qualche modo, riuscii a recuperare il briciolo di autocontrollo che mi era rimasto e mi staccai, solo per sorridergli.

"Dai, su. Mica te ne dovevi andare?"
"Ti piace sfottere, eh?"
Rise e mi strinse a sé.
Un calore mi pervase l'anima.

E non parlo di quello che senti quando bevi una tazza di ciocciolata bollente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2018 ⏰

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