Chapter twenty-three

57 2 0
                                    

Katherine's point of view

Feci dei sogni confusi e agitati, senza senso, che dimenticai appena aprii gli occhi.

Ero in un bagno di sudore.

Mi tirai a sedere e appoggiai la testa alla testata del letto, sospirando.

Perchè la mia vita si era complicata in modo così assurdo?

Quando girai la testa verso la finestra, ebbi un tuffo al cuore.
Due occhi azzurri, mi stavano fissando con aria sperduta e interrogativa.

Non poteva sempre apparire così all'improvviso.
Ogni volta prendevo un infarto.
Voleva di certo farmi morire.

Cercai di dire qualcosa, ma la mia bocca rimase spalancata per la sorpresa.

"Io..." incominciò lui, ma io avevo già smesso di respirare.

Perchè diavolo aveva quell'effetto su di me?

"Sono stato un vero stronzo" scosse la testa, abbassandola.

Si alzò dalla poltrona e si sedette sul bordo del letto, vicino a me.

Troppo vicino.

"Di' qualcosa, ti prego" si avvicinò ancor di più, coi suoi occhi supplicanti e il mio cervello andò in tilt,del tutto.

Non potevo perdonarlo cosi facilmente,non era giusto nei miei confronti e lui non poteva continuare a farmi gli occhi dolci ogni volta che mi offendeva.

"Io..." incespicai nelle mie stesse parole.

"Stammi lontano okay?" Innalzai la mia muraglia di insicurezze e paure,che era quasi riuscito a far tremare pochi giorni prima.

Era decisamente meglio così, per tutti e due, anche se in un angolino della mia testa mi stavo maledicendo per la mia impulsivitá.

Di certo non era la reazione che si aspettava, infatti aumentò la distanza tra noi due e l'atmosfera cambiò radicalmente.

"Come vuoi" rispose freddo,alzandosi velocemente dal letto.
Come immaginavo, non gli importava nulla di me.

"Solo,sta lontana da Luke"

Feci per contestare il suo stupido e insensato ordine, quando mi mise a tacere.
"Non fare domande."

Odiavo quando qualcuno mi imponeva di fare qualcosa e, da buona testarda qual ero, non ascoltai il suo avvertimento.
-
Nonostante Damon,decisi di scendere comunque a mangiare, dovevo dimostrare che nemmeno a me importava qualcosa di lui.

Le lasagne erano davvero ottime, erano decisamente più gustose di quelle di mia madre... beh, non madre... quello che era.

Jo aveva imparato a cucinare in Italia, durante un periodo di stage, quando aveva poco più di vent'anni.
Questo era tutto ciò che sapevo della sua vita "normale".

Stavamo cenando in sala, e io mi stavo abbuffando come se non ci fosse mai stato un domani.
Negli ultimi giorni avevo saltato troppi pasti e rischiavo di sentirmi male.

C'erano molti altri ragazzi e ragazze che non avevo mai visto, che conobbi, molto simpatici,anche se non ero molto in vena di socializzare.

Stavamo tutti parlando di cose normali, per una volta.
Solo Luke sembrava perso, e scosso.
Strano,lui era sempre quello che coinvolgeva tutti.

Ma non ci feci molto caso, mi ero seduta di fianco a Marissa, in modo che,con la sua ininterrotta parlantina, mi distraesse dai miei pensieri.

Dopo la terza volta che mi chiese se la stavo ascoltando,sbuffò sonoramente.
"Dimmi che ti prende. Ora."

Jo si schiarì la voce, zittendo tutti all'istante.

Mimai con le labbra un "ti spiego dopo" e sembrò calmarsi un pochino.

"Odio dover interrompere questo bel momento di serenità, ma devo parlarvi dell'imminente guerra con Il Signore Oscuro."
Detto così poteva sembrare davvero una scena comica, ma a me si gelò il sangue nelle vene.

"La guerra con Hekstrom è imminente e da domani inizierete tutti un programma di allenamento speciale. Non ci può trovare impreparati."

Sospirai, mi aspettavo qualcosa di molto peggio.

Ormai avevo capito che poteva succedere di tutto.

-

Io e Mar stavamo risalendo le scale scricchiolanti e lei continuava a farmi notare quanto fossi stordita e "in un altro mondo" a cena.

Ci sdraiammo sul mio letto e,preso un bel respiro, le raccontai in breve cosa era successo, tralasciando ovviamente l'avvertimento.
Alla fine aveva un'espressione così sconvolta che avevo paura le cadesse la mascella.

"Quindi voi, voi due. Tu e Damon! Avete litigato e lui ti ha chiesto scusa? E tu..." stava quasi gridando, con la voce superiore di un'ottava.

"Shhh! Cazzo vuoi farlo sapere a tutti?"
Ero stanca e forse era stato un errore raccontarle tutto.
Non mi ero mai fidata di nessuno, e avevo fatto bene, ma il peso di quegli avvenimenti si faceva sentire, e prima o poi, avrei finito comunque col dirle tutto.

Si scusò,abbassando lo sguardo.
"Ero solo sorpresa! Dio!" Alzò gli occhi al cielo.

Aggrottai le sopracciglia e dopo un momento di attesa,rispose alla mia domanda indiretta.

"Damon non ha mai chiesto scusa a nessuno,nemmeno a Jo." Parlò con voce seria,mentre si attorcigliava una ciocca di capelli.

Mi trovai spiazzata. Era un bene o un male?  Ero così confusa!
La parte razionale del mio cervello (quella che non ascoltavo mai) mi diceva di stargli alla larga, mentre quella irrazionale mi incitava a scoprire qualcosa in più su di lui.

Stranamente quella razionale sembrava prevalere sull'altra e così decisi, per la prima volta, di provare a comportarmi da adulta, pensando prima di agire.

Peccato che io fossi tutt'altro.

" Terra chiama Kate!" Marissa mi scosse leggermente la spalla.

"Senti, io... non vorrei deludere le tue aspettative, ma in generale non riesco a fidarmi completamente delle persone, figuriamoci di un ragazzo così... tenebroso come Damon"

Tenebroso? Seriamente Kat?

Scossi la testa. Stupida vocina interiore.

"Okay okay" alzò le mani in segno di resa.
"In parte ti capisco,sai..." mi lanciò uno sguardo che voleva raccontare molto, ma non lo fece.

Ci salutammo e lei andò a dormire,chiudendo la mia benedetta porta scricchiolante.
Un giorno di questi avrei dovuto oliarla per bene.

Mi addormentai su un fianco,abbracciata al mio cuscino, sognando un paio di occhi azzurri che mi scrutavano intensamente.


















'The Last One'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora