Il giorno in cui ho capito di amarti.

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«Io pensavo a me e a te
Stesi nudi nel letto
Le coperte non le voglio
Perché coprono l'orgoglio
Quindi prendo da te e tu prendi da me
Come fosse il nostro giorno
Come stessimo sparendo in un secondo io e te.»

Il sole quel giorno era alto nel cielo, si faceva spazio tra le nuvole candide che decoravano il cielo azzurro di quel mattino di inizio marzo, i raggi penetravano nella villetta a due piani anche attraverso le pesanti tende color crema con qualche decorazione tendente al marrone, a Simone non erano mai piaciute particolarmente ma erano un regalo di suo padre e, con il tempo, si era abituato alla loro presenza e quasi gli mancavano quando le toglieva per lavarle.
«T'affezioni pure a 'n sasso, saresti capace de vole' bene pure a qualcuno che te vole ammazza.» Manuel gliel'aveva detto infinite volte quella cosa e mai per rimproverarlo o chissà che cosa, in realtà ammirava quella sua capacità di voler bene a chiunque, di avere un cuore così puro e poi c'era la gioia nel sapere di avere una persona come lui al suo fianco. Manuel, a Simone, l'aveva sempre ammirato sin dal primo giorno in cui l'avevo visto, quando lo chiamava perfettone e si prendevano a pugni un giorno sì e l'altro pure, in realtà aveva sempre visto in lui qualcosa che voleva avere, all'inizio pensava di volere la sua bella casa, la sua bella vita in cui sembrava essere tutto sempre perfetto ma, con il passare del tempo, aveva capito di volere Simone, solo lui, poco gliene importava della sua casa se poteva avere il minore al suo fianco.
Simone, quel giorno, ripensava con un sorriso sereno alle tante volte in cui Manuel gli aveva detto quanto fosse fortunato ad averlo al suo fianco – ed erano davvero tante volte, considerato che il maggiore glielo ricordava almeno una volta al giorno, tutti i giorni – e con il cuore traboccante di gioia e di amore che prese la penna, color oro e con un piccolo cuoricino inciso come aveva deciso lui quando gliel'aveva regalata, per imprimere su un'altra di quelle pagine invecchiate con loro uno di quei momenti che conservava nel cuore e nella mente come le cose più importanti di sempre.

«Oggi è un bel giorno, c'è il sole e io sono felice, stando con te sono diventato anch'io meteoropatico ma, dopotutto, era impossibile non diventare tale sentendoti ripetere continuamente quanto sia bello il sole e vedendo quanto sei bello tu con il sole.
Oggi è un bel giorno, c'è il sole e io sono felice e lo sono perché ho il cuore colmo d'amore, me ne sto seduto davanti a questa tenda, che io tanto odiavo e che tu mi hai fatto apprezzare come hai fatto con tutto il resto, e ripenso a quanto sono fortunato ad amare una persona come te, a differenza tua non te l'ho mai detto troppe volte però tu sei la più grande fortuna della mia vita, Manuel, amarti ed essere amato da te è quanto di meglio potevo chiedere, nonostante tutto.
Il nostro rapporto non è mai stato facile, purtroppo o per fortuna abbiamo sempre avuto i nostri alti e bassi ma, soprattutto, non ci siamo mai dati per scontato, è sempre stato un continuo scoprirsi e innamorarsi sempre un po' di più, anche di quei difetti che credevamo di non poter tollerare, adesso quando non ci sei la casa mi sembra sempre vuota senza sentirti cantare a squarciagola qualsiasi canzone passi in radio e senza il rumore delle pentole spostate senza un apparente motivo. Tutti i tuoi difetti all'inizio li ho odiati, per un periodo non ho visto altro se non quelli, però alla fine ho amato anche quelli, ho amato tutto di te e se tornassi indietro te lo griderei dal primo momento, ti terrei stretto a me fino a diventare una cosa solo. Invece, all'epoca, di tempo ne ho avuto bisogno per dare un nome a quello sentivo per te ma quando l'ho capito è stato il giorno più bello della mia vita. Sai, lo ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ho capito di amarti.

Simone sentiva di avere il cuore leggero da quel giorno fuori scuola in cui lui e Manuel avevano smesso di nascondersi. Per un momento il corvino aveva pure pensato che l'altro lo stesse soltanto prendendo in giro, che fosse un sotterfugio per impedirgli di lasciarlo, aveva però avuto la conferma che Manuel fosse sincero il giorno seguente, quando non aveva avuto paura di baciarlo in classe davanti a tutti gli altri e alle domande curiose dei loro compagni aveva risposto dicendo, semplicemente, che stavano insieme e che se a loro non andava bene non era un problema sua. Simone sapeva bene che tutte le paure di Manuel non erano state cancellate con un colpo di spugna, sapeva che di tempo al riccio ne serviva ancora, del resto era lo stesso per lui, ma stava facendo passi da gigante e lui era felice di poter stare al suo fianco e vederlo crescere e diventare fiero di se stesso.
La relazione tra Manuel e Simone andava avanti da circa tre mesi, era ormai maggio, non mancava troppo all'estate e la scuola era agli sgoccioli, i due ragazzi però erano abbastanza tranquilli, oltre un paio di compiti in classe non avevano granché da fare, con sommo stupore di chiunque anche Manuel aveva già fatto tutte le interrogazioni ed era abbastanza sicuro di passare l'anno senza problemi, nemmeno in latino – e non solo perché Lombardi era il fidanzato della nonna di Simone e Virginia l'aveva convinto ad essere un po' meno severo con tutti i suoi alunni – così i due ragazzi potevano godersi le proprie giornate in tranquillità.
Due mesi prima, inoltre, il maggiore aveva festeggiato il suo diciottesimo compleanno il suo fidanzato non si era risparmiato in niente, nonostante Manuel non avesse alcuna intenzione di fare una festa l'altro gli aveva organizzato una festa a sorpresa alla villa, aveva invitato tutti i loro amici e gli aveva regalato dei pezzi di ricambio per la sua moto che cercava da mesi ma che non era mai riuscito a trovare, aveva fatto sentire Manuel come mai nessuno prima e lui non poteva che essergliene grato, non poteva che ricambiare con tutto il suo amore e cura incondizionato, non poteva che dargli tutto se stesso.
Quella sera, come del resto succedeva spesso nelle ultime settimane, Manuel aveva raggiunto Simone alla villa per passare la serata con lui, non facevano niente di particolare, se ne stavano lì a giocare o a sentire Dante e Virginia – e talvolta anche Anita – che raccontavano aneddoti del loro passato, anche fare la cosa più stupida al mondo per loro diventava splendida, ogni minuto passato insieme era prezioso e lo diventava ancor di più quando si ritrovavano l'uno tra le braccia dell'altro.
Manuel, in quel momento, si trovava in cucina e si muoveva freneticamente tra i fornelli e il tavolo, ricoperto di vassoi e bottiglie, mentre chiacchierava allegramente con Virginia.
- "Ah, mio caro Manuel, quanto vorrei che Simone fosse come te." Sospirò la donna mentre recuperava dalla credenza una teglia per il forno. "Lui in cucina ci mette piede solo per mangiare."
Il riccio ridacchiò e diede un'occhiata al sugo che stava preparando.
- "Fa er rugbista, magna pe' quattro." Rispose lui, divertito al ricordo dell'espressione felice che si stampava sul volto del fidanzato ogni volta che mangiava e in particolar modo quando mangiava la torta al cioccolato e fragole, la stessa che gli aveva preparato per quella sera. "'n giorno di questi scoppia."
- "Chi è che scoppia?"
La voce del diretto interessato fece sobbalzare i due cuochi della serata ed entrambi si voltarono verso di lui.
- "Finalmente te sei degnato de venimme a saluta' eh." Sbuffò Manuel e si girò verso di lui con le mani sui fianchi. Simone, infatti, era impegnato in una videochiamata con sua madre, chiuso nella sua stanza, e non aveva neppure salutato Manuel nonostante fosse lì da circa un'ora, per fortuna c'era Virginia che non aveva perso tempo e l'aveva convinto ad aiutarla in cucina per preparare la cena e conservare in frigo il dolce che il ragazzo aveva portato per il suo fidanzato.
- "Ancora 'n po' e te denunciavo pe' abbandono der tetto coniugale." Lo prese in giro il riccio, facendo ridere anche Virginia che sistemava il necessario per preparare la lasagna nella teglia.
Simone sorrise divertito e si avvicinò a lui per dargli un bacio a stampo.
- "Credi possa bastare per non essere denunciato?" Gli chiese e si leccò le labbra.
Manuel scosse la testa e si finse offeso da quella domanda.
- "Nun te facevo così tirchio." Borbottò lui. "Manco 'n bacetto come si deve, nun te vergogni?" Il ragazzo sbuffò sonoramente e fece per tornare ai fornelli ma venne bloccato dal più alto che gli prese la mano e lo tirò contro il suo petto.
- "Allora lasciami rimediare." Sussurrò lui e, incurante della presenza della nonna, prese il volto del fidanzato tra le mani per poi baciarlo.
Fu qualche – forse anche troppi – momento dopo che Virginia si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei due ragazzi che si staccarono imbarazzati ma felici.
- "T'ho portato 'na cosa." Disse Manuel con le labbra gonfie e con ancora il sapore di Simone addosso.
Sul volto del corvino si dipinse un'espressione di stupore e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di quello di cui l'altro parlava.
- "Che cosa?" Chiese, curioso, non notando niente di particolare in cucina.
- "Nun so mica se te la meriti però." Borbottò il diciottenne e prese la pentola vuota che Virginia gli aveva passato per poterla mettere nel lavello. "Nun te stai a comporta' mica bene eh." Aggiunse. "Guarda che io richiedo tante attenzioni."
- "Sì, come un cane."
Simone, per tutta risposta, si beccò un'occhiataccia dal maggiore e anche da sua nonna che si avvicinò a lui con aria contrariata.
- "Simone caro, lo sai di aver un fidanzato davvero unico?"
Manuel, che aveva preso del pane ma tagliarlo a fette, sorrise orgoglioso nel sentirsi elogiare mentre Simone gli rivolse un'occhiata, una delle sue, cariche di dolcezza che facevano sentire Manuel davvero unico, proprio come diceva Virginia.
- "Sì, lo so." Annuì il corvino, con l'aria un po' sognante, e indietreggiò per appoggiarsi allo stipite della porta. "So' davvero fortunato."
- "Puoi giurarci!" Esclamò il più basso e continuò il suo lavoro con il pane.
- "E proprio perché sai di essere fortunato, non lasciartelo scappare." Rispose sua nonna, con il suo solito tono di voce pacato e l'espressione tranquilla, e tornò anche lei ad occuparsi della lasagna da infornare. "Manuel è fantastico e non lo dico solo perché lui adesso è qui." Aggiunse, facendo sorridere sempre di più il riccio in questione che annuiva in assenso. "Potresti davvero aver trovato l'amore della tua vita, Simone."
Simone, a quelle parole, sgranò leggermente gli occhi, non perché ci fosse qualcosa di sbagliato in esse ma semplicemente perché non aveva mai pensato ad una cosa simile. Con Manuel stava bene, forse pure troppo, gli andava dietro da più di un anno e aveva sofferto come non mai quando – sia l'anno prima sia sei mesi prima – credeva di averlo perso, sapeva di provare un sentimento forte però non si era mai soffermato troppo su questo e chiedersi che cosa provasse davvero nei confronti del maggiore eppure, in quel momento, tutto gli apparve chiaro come non mai. Simone nei confronti di Manuel provava amore, puro e semplice amore, provava verso quel ragazzo che era stato in grado di sconvolgergli la vita tutto ciò che tante volte aveva letto nei libri, che aveva visto trasmesso in tv e che aveva pure odiato perché credeva che, lui, una cosa simile non l'avrebbe mai avuta ma non sapeva che l'avrebbe trovato in un paio d'occhi castani e una montagna di ricci che lo solleticavano ogni volta che Manuel si addormentava con la testa sul suo petto. Simone aveva trovato in Manuel tutto ciò che in diciassette anni di vita non aveva mai avuto il coraggio di ammettere di desiderare, aveva trovato in lui tutto quanto potesse sognare e anche di più. Simone aveva trovato in Manuel l'amore, quello vero, quello incondizionato, e se ne rendeva conto soltanto in quel momento, dopo aver ascoltato le parole di sua nonna e con gli occhi fissi sul suo fidanzato.
Manuel si stava muovendo in cucina come se fosse casa sua, come se fosse il suo posto, rideva e scherzava con Dante, – che si era appena unito a loro non appena aveva sentito il profumo delle pietanze che stavano preparando – aiutava sua nonna a cucinare e rendeva Simone felice come non mai. Simone guardava Manuel e non poteva fare a meno di pensare a quanto quello stesse dannatamente bene nel suo mondo, nella sua vita, gli sembrava fosse nato per stare al suo fianco e, allo stesso modo, Simone sentiva di essere nato per stare con Manuel.
Simone di moto e motori non c'aveva mai capito niente, al massimo gli interessava della sua vespa e l'unica cosa che si era preoccupato di capire era quando fosse necessario mettere la benzina, non gli era mai interessato nulla sul suo funzionamento e su come ripararla, eppure quanto si trovava in garage con Manuel e lo aiutava a lavorare su qualche moto si sentiva a suo agio, sentiva di essere al suo posto, e poco importava che lui di meccanica non ci capisse niente, c'era Manuel a spiegarglielo e a sorridergli ogni volta che faceva qualcosa di giusto e non poteva chiedere di meglio. Manuel, a sua volta, sembrava essere a suo agio come se fosse a casa quando si trovava seduto sugli spalti a guardare una partita di rugby anche se non capiva nemmeno perché la palla non fosse tonda come quella da calcio, si sentiva anche quando esultava senza capire che la squadra di Simone avesse perso e poi si giustificava dicendo che l'importante era partecipare e che comunque gli avversari avevano imbrogliati perché il suo Simone era il miglior giocatore del mondo, Manuel si sentiva a suo agio nel sostenere Simone in qualsiasi cosa lui facesse.
Simone era il posto nel mondo di Manuel e Manuel era il posto nel mondo di Simone, erano due navi che finalmente avevano trovato il proprio porto dopo tanto navigare.
Simone, in quella sera un po' fredda di inizio maggio, realizzò che nei confronti del riccio provava amore, fu come essere colpito da un fulmine ma non ebbe più dubbi, lui amava Manuel e non vedeva l'ora di gridarlo al mondo intero e, in particolar modo, al diretto interessato.

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