Il giorno in cui ti ho perso.

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«Quando il cielo si fa blu, penso solo a te,
chissà come stai lassù ogni notte.
È blu celeste, è blu celeste, è blu celeste.»

«Perdendo te io ho perso tutto, Manuel, non mi è rimasto niente, soltanto un grande vuoto che ancora oggi non riesco a colmare. Quella notte ti sei portato via tutto, la felicità, l'amore, la voglia di vivere e ti sei portato via anche me. Una parte di me è morta con te, amore, e l'altra parte non vede l'ora di rincontrarti.
A me il freddo è sempre piaciuto, lo sai, eppure da quando non ci sei più tu il freddo mi ha pervaso, soltanto tu eri in grado di riscaldarmi ma me ne sono reso conto troppo tardi.
Di te ricordo tutto, ti avevo promesso di non dimenticarti del resto, ogni singolo momento passato insieme, anche quello più insignificante ma, soprattutto, ricordo il giorno in cui ti ho perso.

Il cigolio delle scale era l'unico rumore a cui Simone stava prestando la sua attenzione, la mano scorreva lenta sul corrimano mentre la gola gli chiedeva disperatamente dell'acqua ma a lui non interessava. A Simone non interessava più di niente. Quando arrivò all'ultimo gradino l'uomo strinse gli occhi, come a voler evitare di guardare in faccia la realtà che, in quel momento, aveva la faccia di Tommaso ancora spensierato.
Toccava a lui distruggere suo figlio.
- "Tommaso." Simone sussurrò il nome del ragazzo, quasi sperò di non essere sentito così avrebbe potuto continuare ad ignorare la realtà ancora per un po', non per molto ma ne aveva bisogno. Aveva bisogno ancora un po' di Manuel.
Tommaso, però, l'aveva sentito sin da quando aveva messo piede sul primo gradino e non ci mise molto a prestare al genitore la sua attenzione seppur non si voltò a guardarlo, se l'avesse fatto l'avrebbe visto cadere a pezzi.
- "'e pizze arrivano tra 'na mezz'ora." Annunciò Tommaso, sdraiato in malo modo sul divano, mentre giocherellava con il suo cellulare.
Le pizze, Simone si era anche dimenticato di quel dettaglio. Di quella pizza che Manuel non avrebbe mai più mangiato.
- "Tommaso." Lo richiamò Simone e strinse tra la mano il pomello della scala, aveva bisogno di sentire dolore, aveva bisogno di sentire qualsiasi cosa che non fosse quel vuoto che lo stava inghiottendo.
- "Eh?"
- "Vieni a salutare papi."
Nell'intera casa regnò il silenzio per qualche momento, nessun suono era udibile, Tommaso lasciò cadere il cellulare sul divano e si ritrovò a trattenere il respiro mentre, lentamente, si voltava a guardare il padre.
Vuoto, triste, buio. Tommaso avrebbe usato quegli aggettivi per definire il genitore in quel momento, gli stessi che lo invasero e gli fecero venire gli occhi lucidi e le mani gli presero a tremare.
- "C- che cosa?" Fu il turno di Tommaso di sussurrare, come se entrambi temessero di rovinare un momento o forse di renderlo reale. "Papi s- sta a dormi', no?"
Quella di Tommaso era una speranza, l'ultima a cui poteva ancora aggrapparsi prima di cadere sul fondo di un baratro.
L'ennesima lacrima andò ad aggiungersi a quelle già secche sulle guance di Simone quando questo scosse la testa.
- "Non c'è più."
Manuel non c'era più, era andato via. Non c'era più Simone, non c'era più Tommaso, non c'era più la loro famiglia. Non c'era più niente, soltanto un silenzio assordante che Simone avrebbe voluto strappare con le sue stesse mani.
Manuel non c'era più e con lui nemmeno la felicità. Era tutto finito.
Simone racimolò le poche forze che ancora aveva per raggiungere suo figlio, i suoi passi erano lenti, così come i battiti del suo cuore, sentiva di poter crollare da un momento all'altro ma aveva bisogno di abbracciare Tommaso, di sentire che almeno lui c'era ancora.
- "Papi non c'è più, piccolo." Simone si morse la lingua pur di non pronunciare quella parola, il suo cuore gli chiedeva di non farlo, di non renderlo reale ma la sua testa non faceva altro che ricordargli che, reale, lo fosse già, adesso stava a lui accettarlo. "È morto."
A crollare fu Tommaso, singhiozzò rumorosamente e si accasciò sul pavimento, incapace di rialzarsi e tenere insieme tutti i pezzi di se stesso. Il minore si inginocchiò al suo fianco e avvolse il busto del figlio tra le braccia.
- "Mi dispiace, mi dispiace tantissimo."
Gli dispiaceva per Manuel, gli dispiaceva per Tommaso e gli dispiaceva anche per se stesso.
Tommaso era incapace di parlare, tutto ciò che riusciva a fare era singhiozzare e aggrapparsi disperatamente alla felpa del genitore. Il dolore aveva invaso il corpo di entrambi, non c'era spazio per altro, tutto quanto era successo fino a quel momento non aveva più alcuna importanza, era tutto finito. I giochi erano finiti.
Erano finite le gite dell'ultimo momento, erano finiti i pomeriggi di pioggia passati tutti e tre sul divano, erano finiti i pranzi con tutti i loro amici e parenti, erano finiti organizzati ai danni di Simone, erano finite le giornate passate a leggere libri mentre Simone si occupava di qualche bilancio bancario. Era finito tutto.
Di quei momenti sarebbero rimasti qualche libro destinato a prendere polvere, qualche istantanea custodita gelosamente, vaschette di gelato alla vaniglia che nessuno avrebbe più avuto il coraggio né di mangiare né di buttare e dei ricordi troppo dolorosi per tirarli fuori da un cassetto che strabordava.
Restava il vuoto, restava un dolore che non sarebbe mai più andato via, restava tanto ma non restava Manuel.
- "I- io non credo di p- potercela fare..." Singhiozzò disperatamente Tommaso e nascose il viso nell'incavo del collo dell'uomo.
Simone respirò profondamente, avrebbe voluto dirgli che nemmeno lui poteva farcela, che sentiva di non avere più alcuna ragione per andare avanti ma non poteva farlo, aveva Tommaso e doveva andare avanti per lui. E per Manuel.
- "Ce la faremo insieme." Sussurrò Simone e gli accarezzò la schiena. "Papi tanto sta qui c- con noi, non ci lascia."
Eppure si sentivano tutti e due improvvisamente soli.
- "N- non doveva andare c- così..."
- "Manuel ci ama e vuole soltanto il meglio per noi." Rispose Simone, lottando contro l'istinto di scoppiare a piangere e lasciarsi andare al suo dolore. "Non possiamo deluderlo adesso." Aggiunse. "Dobbiamo mantenere le nostre promesse."
Tommaso tirò su con il naso e alzò la testa.
- "A- andiamo da l- lui?" Chiese, esitante, Tommaso e si strofinò gli occhi con una mano.
Il più alto abbozzò un sorriso e annuì.
- "Solo se te la senti."
- "Voglio salutarlo." Sussurrò il ragazzo. "Prima che arrivino tutti gli altri, prima che sia troppo tardi."
Tutti gli altri, Simone non ci aveva neppure pensato, la sua unica preoccupazione era stata dire tutto a Tommaso, prendersi cura di lui e aveva finito per dimenticarsi che non erano soli, che c'erano altre persone che avrebbero condiviso quel dolore con loro, altre persone avrebbero sofferto per quella mancanza e toccava a loro comunicare quanto successo, toccava a loro far soffrire altre persone. Prima di fare ciò, però, Simone e Tommaso avevano bisogno di ancora qualche minuto tutto per loro, per quella famiglia che non sarebbe mai più stata la stessa, per una famiglia un po' più piccola e con un dolore troppo grande che non li avrebbe mai più abbandonati.
Simone e Tommaso salirono le scale mano nella mano, lentamente, senza proferire parola, con le lacrime agli occhi e il cuore pesante, divenne insopportabile però quando i due giunsero alla soglia della camera da letto. La vista di entrambi venne offuscata dalle lacrime e i passi divennero più incerti mentre si dirigevano verso il letto, là dove Simone aveva lasciato Manuel dopo aver avuto il coraggio di separarsi da lui fisicamente, l'uomo giaceva immobile, l'espressione serena e il cuore ormai leggero.
- "Ciao papi." Sussurrò Tommaso e avanzò verso il letto. "Questo nun me lo dovevi fa', 'o sai, sì?" Aggiunse e si inginocchiò accanto a lui. "E io mo' che faccio senza di te? Chi me darà er tormento ogni giorno? Chi s'ascolterà i lamenti miei? Chi verrà di me la notte quanno piove troppo e io c'ho gli incubi? – l'ennesima lacrime cade sulla coperta bianca e Tommaso strinse la mano del padre nella sua, nel disperato tentativo di trovarci ancora un briciolo di vita – Chi me capirà quanno c'avrò il mondo contro?" La voce di Tommaso era soffocata dal pianto, nella stanza risuonavano più i singhiozzi di Simone e Tommaso che le parole di quest'ultimo. "M'hai sempre detto che siamo uguali ed è vero, siamo sempre stati du' facce della stessa moneta e adesso mi sento come se mancasse 'na parte, come faccio io mo' senza la mia metà gemella? Eh, papi, me lo dici tu? Io che faccio? Io e papà che famo mo' senza di te? – l'ennesimo singhiozzo lasciò le labbra di Tommaso e questo lasciò cadere la testa sul letto, sopra la mano fredda di Manuel – Nun te ne dovevi anna', non così, non prima de fa' altre mille cose insieme. Adesso chi darà di nascosto er gelato ai figli miei? Perché papà sarebbe capace de dargli l'insalata – Simone sorrise e si inginocchiò al suo fianco – Chi me metterà in imbarazzo co' Alessia? M'avevi promesso di mettermi in imbarazzo pure er giorno del matrimonio mio e c'avevo creduto, avevo creduto d'ave' ancora tanto tempo co' te e invece adesso che mi resta? Il rimorso d'averti lasciato solo."
- "Tu non l'hai mai lasciato solo." Gli disse Simone e gli sfiorò la guancia bagnata con una mano. "Manuel ha sempre voluto vederti felice, voleva che tu uscissi e ti divertissi con gli amici, se la sarebbe presa se tu non l'avessi fatto. Era felice nel vederti felice, sul serio." Continuò e alzò gli occhi per evitare di piangere ancora. "Non devi avere alcun rimpianto perché il tuo papi non ne ha avuto mai nemmeno uno." Parlare di Manuel al passato aveva allargato la ferita di Simone e questo dovette ignorare il retrogusto amaro di quelle parole. "Non è finito niente, piccolo, è un nuovo inizio, doloroso ma non è la fine. Papi è qua, ce l'ha promesso e io mi fido di lui, non ci abbandona, dobbiamo soltanto imparare a guardarlo con occhi diversi ma lui c'è e ci ama. Probabilmente adesso sta anche ridendo di noi, penserà che siamo proprio due cretini, si farà delle grasse risate su di noi, non credi?"
Tommaso abbozzò un sorriso e annuì.
- "Almeno qualcuno di noi sarà felice." Sussurrò e si asciugò le lacrime. "Perché a me adesso sembra impossibile esserlo." Sussurrò.
Simone lo attirò tra le sue braccia e gli lasciò un bacio sulla fronte.
- "Insieme ce la faremo, piccolo." Gli disse e tirò su con il naso. "E lo faremo per lui." Aggiunse e allungò anche lui una mano su quella di Tommaso e di Manuel. "Siamo ancora una famiglia e lo saremo per sempre."

Il giorno || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora