«Partirò da zero, cancellando prima il nome
E poi il suono della voce
Il ricordo delle sere, quando tutto era diverso
Ed anche solo per parlare
Ogni posto era perfetto, ci bastava stare insieme
Cancellerò le mani, poi la forma della bocca
Tatuaggio sulla pelle, che a sfiorarlo mi fa male
E aspetterò in silenzio tutto il tempo che ci vuole.»Il salotto era inondato di luce artificiale, nonostante fossero appena le tre del pomeriggio il cielo era buio come mai prima, pesanti nuvoloni oscuravano l'orizzonte e rendevano quella giornata di maggio più triste di quanto già non fosse. Un pesante sospiro lasciò le labbra screpolate del padrone di casa – se ancora poteva definirsi tale, lui ormai viveva altrove ma un pezzo di lui sarebbe per sempre rimasto tra quelle mura che l'avevano visto crescere – mentre si lasciava cadere in maniera scomposta sul divano blu ma coperto quasi interamente da una coperta con dei quadrati rossi e neri molto probabilmente lasciata lì il giorno precedente. Prima del disastro.
- "Che situazione del cazzo." Sussurrò e strinse gli occhi azzurri per un momento, per allontanarsi da quello che stava succedendo intorno a lui.
Tommaso era a pezzi, la sua schiena e le sue gambe lo stavano implorando di riposare, la testa gli stava scoppiando ma più di tutto gli faceva male il cuore. Quella ferita che si portava dietro da troppo tempo aveva ripreso a sanguinare a fiotti, più che mai e lui aveva finito i cerotti, non gli restava altra scelta se non aspettare e sperare che il dolore non lo divorasse, che la fine non fosse troppo dura.
Tommaso aprì gli occhi ed emise l'ennesimo sospiro ma prima che potesse fare o dire qualsiasi cosa la sua attenzione venne attirata da un oggetto rettangolare nero che, negli ultimi tempi, aveva visto fin troppo spesso e sapeva benissimo il nome di chi campeggiasse su ogni pagina: Manuel.
Tommaso sentì una stretta al cuore mentre allungava una mano per prendere il diario, si sentiva quasi in colpa nel farlo, suo padre non gli aveva mai voluto far leggere il contenuto – a partire dalla prima volta in cui l'aveva trovato in cucina intento a scrivere su quelle pagine e l'aveva paragonato a Shakespeare, per poi ricordargli che il suo cognome era Ferro Balestra e supplicarlo di non dimenticarlo mai, non dimenticare mai che lui era figlio di entrambi, era loro figlio – seppur conoscesse bene la storia dei suoi genitori, il primo a raccontargliela era stato proprio Manuel e Tommaso, all'epoca aveva otto anni e conosceva da poco i due, era corso da Simone per conoscere anche il suo punto di vista e, negli anni, entrambi gli avevano raccontato aneddoti sempre nuovi su di loro quindi Tommaso dubitava ci fosse qualcosa a lui sconosciuto in quel diario, eppure gli sembrava di star violando la privacy dei suoi genitori. A causa di quella sgradevole sensazione Tommaso sorpassò velocemente tutte le pagine colme della calligrafia ordinata di suo padre, senza leggere neppure una parola di quanto da lui scritto, e si fermò non appena giunse alla prima pagina libera, un po' ingiallita e un po' spiegazzata ma era vuota e poteva riempirla con una nuova parte di storia.
Toccava a Tommaso portare avanti la loro storia, toccava a lui farli vivere eternamente insieme.«Ciao papi, come va?
È da tanto che non parliamo io e te, ve'? Scusa per averti messo un po' in disparte nell'ultimo periodo ma m'hai lasciato er marito tuo a cui bada' e ultimamente ha avuto parecchio bisogno di me, ma tanto tu lo sai già, no? Tu e lui siete sempre stati collegati o quello che è, t'è sempre piaciuto farti i fatti suoi quindi saprai tutto ma io te lo dico lo stesso, perché mi manca passare il tempo a parlare con te di tutto e di niente. Mi manchi tu.
La sai una cosa, papi? Adesso me chiamo anch'io Manuel. Tommaso Manuel Ferro Balestra, 'n po' lunghetto ma tutto sommato mi piace, almeno il tempo che papà finisce di chiamarmi io me so' già fatto 'n giro delle campagne. Ho deciso di aggiungere il secondo nome il giorno del secondo anniversario della tua partenza, m'hai detto tante volte che siamo simili e ho voluto esserlo anche in un altro modo, adesso c'è una parte di te anche nel mio nome. Ci hai chiesto di non dimenticarti mai, di portarti sempre con noi e io l'ho fatto. Sei ovunque, papi, anche se non fisicamente. Anche mia figlia, tua nipote, si chiama Manuela come secondo nome, lo sai? È una bimba bellissima, vivace come te, l'avresti amata e lei ti adora, non passa giorno in cui non mi chieda di te, sei la sua persona preferita e dovrei essere geloso ma invece la capisco, sei anche la mia persona preferita. Ho anche un altro figlio, si chiama Jacopo, insomma tutti nomi allegri, no? Alla fine su Alessia c'avevi ragione tu, me la so' sposata e non potrei chiedere niente di meglio, è l'amore della mia vita, un po' come tu lo sei per papà.
Sono stati, sono ancora, anni difficili senza di te però io e papà abbiamo trovato il nostro equilibrio, il nostro piccolo mondo in cui essere felici per quanto possibile adesso, però, questo mondo è crollato e io non so da dove iniziare per togliere le macerie.
Andava tutto bene, sai? Credevo fosse giunto il momento per papà di essere sereno, se lo merita, ma è andato di nuovo tutto in rovina e di lui è rimasto poco, quasi niente.
Papà ti ama, l'ha sempre fatto, eppure c'è stato un giorno. Il giorno in cui ti ha dimenticato.
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Il giorno || Simuel.
FanfictionIl giorno || Simuel. Il giorno in cui Simone ritrova un diario che non ricordava di avere e decide di usarlo per scrivere una storia, la storia più bella che conoscesse. La sua storia con Manuel, l'amore della sua vita. La loro storia, però, a diffe...