Il giorno in cui sei tornato da me.

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«E poi così, tu sei qui
Natale in un qualsiasi lunedì
Houdini, che toglie le catene al mondo
E in fondo un inganno non è.»

«Ciao amore, come va?
È da un po' che non ti scrivo, che non ti parlo, mi è mancato farlo, sai? Mi sei mancato tanto ma non ti ho mai perso di vista, non siamo mai stati davvero lontani, forse fisicamente ma nel mio cuore ci sei sempre stato e può sembrare un paradosso detto da qualcuno il cui cuore non batte più, ma non ho mai smesso di amarti.
Ricordi che t'avevo promesso che sarebbe stato tutto diverso? Alla fine è stato così, non come avevo sperato ma è stato tutto diverso, è stato tutto peggiore e a pagarne le conseguenze sei stato tu. Però sei stato forte, davvero forte, lo sai? Al tuo posto probabilmente non sarei riuscito ad andare avanti e avrei trascinato a fondo con me anche Tommaso ma tu, tra i due, sei sempre stato quello con le spalle più larghe e sei stato in grado di sostenere tutto, anche quando eri ad un passo dallo stramazzare al suolo, sono fiero di te. Sei il mio supereroe, Simone, e ti amo. Ti amo tanto.
Ho letto tutto quello che hai scritto in questi mesi, è stato bello scoprire la nostra storia dal tuo punto di vista, guardarmi con i tuoi occhi mi ha fatto scoprire lati di me che non conoscevo e che forse nemmeno esistono davvero ma che tu, forse per amore o forse soltanto perché sei gentile, hai trovato in me.
Adesso però tocca a me scrivere una pagina di questa nostra storia, un nuovo inizio perché, tra noi, parlare di fine non è mai giusto. Speravo che questo giorno arrivasse il più tardi possibile, per quanto non vedessi l'ora di rivederti, ma alla fine è giunto e io sono qui ad aspettarti. Adesso tocca a me raccontare il giorno in cui sei tornato da me.

Il cielo quel giorno era sereno come non mai, neppure una nuvola oscurava il blu scuro di quella notte e tante piccole stelle brillavano più di qualsiasi altra luce artificiale esistente, la luna era alta e maestosa, tanto brillante da poter essere usata come uno specchio e Manuel lo faceva, Manuel aveva sempre usato la luna come specchio della sua vita anche quando, una vita, non l'aveva più. La luna era sempre stata una costante nella vita di Manuel, avevano un rapporto strano ma simbiotico, erano collegati, la luna c'era sempre stata nei momenti importanti della vita di Manuel e questo non aveva smesso di volerle bene nemmeno quando l'aveva tradito nel peggiore dei modi, nemmeno quando gli aveva strappato via tutto, prima di tutto la sua famiglia, non poteva odiarla, era la sua altra metà.
Quel giorno però Manuel lo sapeva, la luna piena era portatrice di notizie e non solo. Quel giorno era speciale, era quello attendeva da quando era arrivato e che, allo stesso tempo, sperava non arrivasse mai eppure non riusciva a non essere felice, stava per rivedere il grande amore della sua vita e anche della sua morte.
La suola consumata degli anfibi produceva un rumore sordo a contatto con i sanpietrini malandati delle strade romane, stando ben attento a scansare qualche buca o qualche cartaccia lasciata lì precedentemente, il suono dei passi erano gli unici udibili nel silenzio di quella sera abbastanza calda da permettergli di indossare le sue immancabili canotte e una camicia a quadri azzurri e neri, la stessa di quella sera, la stessa di sempre. I ricci ribelli gli ricadevano sulla fronte, facendolo sbuffare il proprietario di tali ricci per poi farlo sorridere quando un colpo d'aria li spostava verso l'alto ma, ben presto, ci sarebbe stato qualcuno pronto a scostargli i capelli dal viso. Di nuovo.
Un rumoroso sospiro di sollievo – che sembrò riecheggiare in quel luogo deserto – lasciò le labbra perennemente screpolate di Manuel non appena questo arrivò davanti al posto dove tutto era iniziato, lì dove gli aveva promesso che lo avrebbe aspettato.
- "Eccoce qua." Sussurrò Manuel e, dopo aver allontanato la sedia dal tavolo, si lasciò cadere a peso morto – e no, non era una battuta – sulla sedia in plastica bianca tanto scomoda ma credeva di potersi accontentare per un po'. Lo sguardo del riccio si spostò sull'orologio che portava al polso e un piccolo sorriso comparve sul suo volto, mancava poco, era soltanto questioni di minuti. "Speriamo che nun fa' tardi." Mugugnò lui e stiracchiò in avanti le gambe coperte dai jeans scuri. Sì, era decisamente felice.
Passarono appena pochi minuti – tre e ventisette secondi, per la precisione – prima che Manuel udisse il suono di passi, passi svelti ma che avrebbe riconosciuto tra mille, e sul suo volto si stampò l'accenno di un sorriso.
- "Qua m'hai detto pe' la prima volta che tuo padre era 'no stronzo, te lo ricordi?" La voce di Manuel si udì forte e chiara in quello spiazzato situato davanti al loro liceo, lì dove tutto era iniziato e loro nemmeno se ne erano resi conto. "Te ne stavi appoggiato a quer muro – indicò il muro coperto di scritte poco distante da loro – co' er telefono 'n mano e Laura azzeccata a te come 'na cozza, pora stella, e io e 'l'altri stavamo a parla' der professore nuovo de filosofia e tu c'hai detto che era 'no stronzo e lo sapevi bene perché è tu' padre. Quel giorno te sarei saltato addosso, pe' picchiatte ma forse pure pe' baciatte ma c'avevo ancora troppa paura pe' ammette' de' prova' qualcosa pe' er perfettone della scuola, che stupido che ero." Manuel sorrise e scosse la testa divertito. "Te lo ricordi quel giorno, Simò?"
Simone. Quanto gli era mancato pronunciare quel nome, lasciare che quelle sei lettere gli scivolassero dalle labbra, ma soprattutto gli era mancato pronunciare quel nome guardando il diretto interessato negli occhi e sentire il cuore battere felice.
- "Manuel."
Anche quello gli era mancato, sentire il suo nome pronunciato dall'altro, quella voce morbida che l'aveva accompagnato in tutti i momenti importanti della sua vita, l'ultimo suono che aveva udito e anche l'unico che voleva ascoltare per l'eternità.
Erano di nuovo insieme.
- "Non è possibile." Sussurrò Simone, più a se stesso che all'altro. "Sto sognando?"
- "Vabbè che so' bello ma nun è che mo' so 'n sogno, nun esageriamo." Scherzò Manuel e gli sorrise come soltanto lui sapeva fare. "Siediti, che stai a fa' là impalato? Stai aspetta' er autobus?"
- "No, non ci credo, non può essere." Simone stava scuotendo la testa vigorosamente, non riusciva a credere ai propri occhi.
- "Simò, accanna però, cambia disco." Lo prese in giro il maggiore. "Allora te siedi o te devo costringe' io co' la forza?" Aggiunse. "Te l'ho detto che ti aspettavo al bar, no?"
Simone però sembrava udire a stento le parole di Manuel, continuava a guardarsi intorno spaesato e fissava la persona davanti a lui come se non lo conoscesse.
- "Ma tu hai diciassette anni!" Esclamò Simone e gli puntò un dito contro.
Manuel, per tutta risposta, inarcò un sopracciglio.
- "E tu ne hai sedici." Rispose lui e incrociò le braccia al petto. "So' di nuovo io er più vecchio tra i due, nun sei felice?" Sorrise lui e inclinò leggermente la testa da un lato.
Lo sguardo del più alto si spostò su se stesso e sgranò gli occhi quando notò il suo maglione rosso, con sotto una camicia bianca, e la giacca pelosa verde scuro che portava sempre ai tempi del terzo liceo.
- "No, non può essere." Sussurrò lui. "S- sono morto?" La voce era flebile ed incerta ma, nonostante questo, riuscì a strappare un sorriso al compagno.
- "E che stamo in 'na commedia demmerda? Daje Simò, ma che domande so' queste?!" Replicò il maggiore, quasi inorridito dalla domanda posta dall'altro. "Adesso se mette a piove' e ce baciamo? Quanti cliché." Ridacchiò lui.
- "Io sto impazzendo, non c'è altra spiegazione." Disse Simone, con gli occhi sgranati da un pezzo, e finalmente si lasciò cadere sulla sedia che l'altro gli stava indicando già da qualche minuto.
- "Almeno te sei seduto." Borbottò Manuel. "Ora possiamo ordinare qualcosa o dobbiamo aspetta' altri vent'anni?"
Qualcosa nello sguardo di Simone cambiò, l'espressione si addolcì e si morse il labbro inferiore per trattenere un sorriso.
- "Sei qui." Soltanto in quel momento si rese conto che Manuel era lì, era con lui e qualsiasi cosa stesse succedendo a lui stava bene.
Manuel gli sorrise, uno di quei sorrisi che da sempre erano in grado di scaldargli il cuore, anche quando non si sopportavano, anche quando stavano litigando per Dante in quello stesso posto così come gli aveva ricordato l'altro poco prima.
- "Sono qui." Annuì Manuel e allungò una mano sul tavolo, la mano sinistra, lì dove scintillava ancora la sua fede nuziale. "E siamo insieme, Simo." Aggiunse e intrecciò le loro dita. "E stavolta niente ce può separa'. Niente." Continuò. "Questo però dipenne da te."
Il più alto aggrottò la fronte.
- "In che senso?"
- "Io la mia promessa l'ho mantenuta, Simone." Disse Manuel e diede un veloce sguardo al posto intorno a lui. "Io sto qua, t'ho aspettato come t'avevo detto." Continuò. "Adesso sta a te dirmi se me vuoi ancora o se hai cambiato idea." Aggiunse. "Alla fine vent'anni so' tanti, me ne rendo conto, se te fossi stancato de me lo capirei e t-"
- "In tutte le vite io ti voglio al mio fianco, Manuel." Lo zittì Simone e gli strinse più forte la mano. "Te l'ho già detto e te lo ripeto, non mi stancherò mai di te. Ti voglio al mio fianco, sempre, Manu, ricordalo."
Manuel gli sorrise e si portò il dorso della mano dell'altro alla bocca per baciargli il dorso.
- "Mi sei mancato." Ammise lui.
- "Mi sei mancato anche tu." Rispose il minore. "Ogni giorno." Aggiunse. "Credevo di non farcela, più di una volta ero certo di crollare, non riuscivo a trovare pace."
- "Però hai sempre superato tutto, Simo, perché tu sei più forte di quanto credi e io l'ho sempre saputo ma me l'hai dimostrato ancora una volta." Replicò Manuel. "Sei andato avanti, sei stato incredibile, ti sei preso cura de Tommaso nel modo migliore possibile, gli hai dato tutto, l'hai riempito d'amore, ve siete fatti forza a vicenda e se oggi nostro figlio è l'uomo che è, l'uomo fantastico che è diventato, è soltanto grazie a te e i tuoi sforzi." Disse. "Sei stato incredibile, amore, e sono tanto fiero di te."
- "Ora però mi spieghi che sta succedendo?" Chiese Simone, un po' per cambiare argomento e un po' per capire se fosse effettivamente diventato pazzo.
- "Succede che adesso possiamo stare insieme." Rispose, semplicemente, Manuel. "Per sempre, è stavolta sul serio."
- "Non potevo chiedere di meglio."
Sul volto del maggiore comparve un sorriso furbo e, prima di parlare, si leccò le labbra per inumidirle.
- "Aspetta a di' 'na cosa simile." Replicò lui. "Che te pensi che è finita qua?"
- "Ah no?" Aggrottò la fronte il più alto.
- "Decisamente no." Scosse la testa Manuel. "Alzati." Gli intimò e, a sua volta, si alzò. "Abbiamo il mondo che ci aspetta."

Il giorno || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora