Il giorno in cui la notte non è mai finita.

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«Per il poeta che non può cantare
Per l'operaio che ha perso il suo lavoro
Per chi ha vent'anni e se ne sta a morire.»

«La notte ti è sempre piaciuta, mi ripetevi sempre fosse sprecata per dormire e io ho sempre amato guardarti mentre ti perdevi tra le stelle e il buio. La notte è sempre stato il tuo momento, ogni paura si affievoliva e il domani poteva aspettare, tutto diventava meno urgente tranne vivere. Hai sempre avuto fame di vivere, Manuel, me la ricordo bene quella luce nei tuoi occhi e, in qualche modo, facevi sentire vivo anche me. Ti devo tanto, o forse ti devo tutto, senza di te niente sarebbe stato lo stesso, nemmeno io.
Quella notte eri più bello che mai, la luna era piena e le stelle brillavano, sembravano destinate a farlo per sempre. Quella notte, per noi, non è mai finita, Manuel.

Sul volto di Simone alleggiava un'espressione beata, il leggero venticello che entrava dalla finestra donava all'uomo un momentaneo sollievo dalla calura estiva di quell'anno dato che, al momento, il condizionatore in camera sua e di Manuel era rotto e lui quasi rimpiangeva di essere in ferie dal lavoro, i condizionatori della banca erano tra le sue cose preferite al mondo. Simone odiava l'estate, l'aveva sempre fatto e nemmeno l'ingiustificato – a suo parere – amore di suo marito per quella stagione era mai riuscito a fargli cambiare idea, ma passare i pomeriggi sul letto con Manuel, abbracciati nonostante il caldo, dopo aver fatto l'amore era decisamente qualcosa che amava.
- "Simò credo che ce dovremmo alza'." Mugugnò Manuel, accoccolato contro il petto del marito e poco gli importava se stesse sudando a causa di quel contatto.
- "E perché mai?" Replicò il minore, con gli occhi chiusi e un piccolo sorriso stampato sul volto.

- "Perché tra poco tornerà Tommaso e nun je vorrei fa' trova' 'na situazione imbarazzante pe' tutti e tre." Rispose il più basso, seppur non fosse felice all'idea di doversi allontanare da suo marito.
Tommaso, ormai diciannovenne e diplomato – con un meritatissimo cento che aveva fatto piangere di gioia Manuel che non faceva altro che ripetergli quanto fosse fiero di lui e Simone, che invece cercava di trattenersi, ma che aveva organizzato per lui un fine settimana in Liguria per festeggiare – si era assentato da casa per l'intera giornata per andare al mare con degli amici e una certa Alessia che, ufficialmente, era una semplice amica ma Simone e Manuel sospettavano ci fosse ben altro la loro amicizia.
Pur'io e tu' padre 'na volta eravamo amici e mo' stamo qua e ce stai pure tu, gli aveva detto un giorno Manuel – che di farsi gli affari suoi non ne aveva proprio voglia – e Tommaso era arrossito fino alle punte delle orecchie, facendo ridere Simone che non poteva però dare torto a suo marito, anche loro erano stati amici, in un certo senso, eppure stavano condividendo la vita e un amore troppo grande per due.
- "Magari ci sarà anche Alessia con lui." Disse Simone. "Ieri l'ho sentito parlare a telefono con lei e dirle che un giorno di questi voleva invitarla a cena."
Sul volto di Manuel comparve un ghigno divertito.
- "C'ho già tanti di quelle storie da racconta' su Tommaso." Rispose. "A cominciare da quanno a nove anni s'è magnato er cibo der cane di Chicca." Aggiunse. "Penso sia stata l'unica volta in cui hai corso 'n macchina pe' potarlo all'ospedale." Concluse ridacchiando.
- "Ma perché vuoi farti odiare da tuo figlio?" Rise Simone e gli diede un pizzicotto sul fianco nudo. "Ti vuole tanto bene."
- "E dove sta er divertimento se nun lo tormento almeno 'n po'?" Replicò il più grande. "Nun servono pure a questo i padri?" Aggiunse. "Anzi tu me dovresti da' 'na mano."
Il più alto ridacchiò e gli lasciò un'ultima carezza sulla schiena.
- "Alziamoci o non potrai rovinare la vita a Tommaso." Disse. "E comunque dobbiamo chiamare un tecnico." Aggiunse e si voltò a guardare il loro inutilizzabile condizionatore. "Non possiamo andare avanti così, si muore dal caldo."
Manuel alzò gli occhi al cielo.
- "Te lamenti sempre." Borbottò. "Ma ce penso io, come sempre, nun te preoccupa'." Aggiunse. "Ora posso avere 'n bacio pe' convincermi ad alzarmi?"
- "Guarda che non ti servono tutte queste scuse per avere un bacio." Ridacchiò il minore e si sporse verso di lui per poi prendergli il volto tra le mani. "Non serve neppure chiederli." Aggiunse e avvicinò i loro visi. "Io passerei la vita a baciarti."
- "E questo me sembra 'n buon momento pe' inizia, no?" Replicò Manuel per poi baciare suo marito.
Il bacio, però, durò molto meno di quanto Manuel volesse – del resto, per lui, anche un'eternità sarebbe stato poco tempo – e mugolò infastidito quando il marito si allontanò da lui.
- "Adesso alzati, dobbiamo preparare la cena."
- "Devo preparare la cena." Lo corresse Manuel e si mise a sedere sul letto ma, non appena lo fece, una fitta alla testa lo fece mugolare.
- "Ancora mal di testa?" Gli chiese, con tono preoccupato, Simone e si voltò verso di lui. "Dovresti farti vedere."
- "È colpa de 'sto caldo." Replicò il riccio. "E poi tra dieci giorni devo anna' dar medico pe' i soliti controlli, 'o sai." Manuel, infatti, continuava a sottoporsi a controlli periodici nonostante stesse ormai bene da mesi, l'uomo odiava quei giorni, lo riportavano a quei mesi bui ma poteva sempre contare su Simone, sull'amore della sua vita, e leggere l'esito dell'analisi gli ricordava che lui, ormai, stava bene ma soprattutto era vivo. Era vivo e poteva passare tutto ciò che gli restava da vivere con la sua famiglia.
- "Manu." Sospirò Simone. "Non sottovalutare tutto come al solito, ti prego."
Simone non aggiunse altro ma era chiaro ad entrambi a che cosa si stesse riferendo.
Manuel arricciò la punta del naso e si alzò dal letto per raggiungere il consorte.
- "Non lo farò, te lo giuro." Rispose Manuel e gli strinse una mano. "Non rivivremo mai più tutto quello che è successo. Non succederà, te lo prometto."
- "Non è qualcosa che puoi decidere tu." Replicò il più alto. "Non possiamo fare nulla per impedirlo e lo sai bene."
- "E io invece ce provo 'o stesso." Sorrise il maggiore. "E lo faccio pe' te, pe' Tommaso, perché nun c'ho proprio voglia di lasciarvi." Aggiunse. "Te dici che è impossibile ma a me nun importa, so' disposto a tutto per voi, lo sai." Continuò. "Non succederà mai più, te lo prometto."
E Simone, seppur il suo cervello gli gridasse il contrario, decise di credergli. Aveva bisogno di credergli, sapeva di essere egoista, sapeva che era Manuel ad aver avuto la peggio in quel periodo, ma non poteva sopportare di ricadere in quel buco nero, per più di un anno aveva sentito la terra mancargli sotto ai piedi ma aveva imparato a volare soltanto per essere di conforto a Manuel, non era certo però di riuscire a farlo di nuovo, aveva bisogno di certezze e il marito, in qualche modo, gliele stava offrendo e Simone si sarebbe aggrappato con le unghie e con i denti, anche a costo di perdere tutto.

Il giorno || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora