Il giorno in cui il mondo ci è caduto addosso.

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«E so quanto fa bene
È da tanto che non mi succede nient'altro
Che avere la paura di perderti
Da un momento all'altro.»

«Sei sempre stato la mia roccia, fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti, nonostante le tue insicurezze e le tue debolezze sei sempre stato in grado di darmi tutta la forza di cui avevo bisogno, ti ho sempre visto come invincibile, il mio eroe senza mantello ma con il sorriso stampato in volto. Ho sempre potuto contare su di te, non ti sei mai tirato indietro, nemmeno quando è morta mia madre, sei sempre stato il mio punto fermo in mondo instabile.
Un giorno, però, mi sono ritrovato costretto ad aprire gli occhi e vedere che anche tu, come tutti, hai le tue fragilità e come tutti puoi crollare. Quel giorno, però, non sei crollato soltanto tu, siamo crollati tutti. Il mondo ci è caduto addosso.

Quel giorno il tempo era tremendamente instabile, alternava periodi di sole ad altri di buio totale, Simone osservava il cielo con un certo interesse e, di tanto in tanto, sospirava malinconico. L'uomo – ormai quarantenne – sembrava essere irrequieto e la casa avvolta dal silenzio di certo non lo aiutava, riusciva a sentire fin troppo chiaramente i suoi pensieri, sembravano rimbombare tra quelle pareti e stava disperatamente cercando una via d'uscita da se stesso e la sua negatività.
Negli ultimi dieci anni la vita di Manuel, Simone e Tommaso aveva avuto diversi alti e bassi a partire dall'adozione di Tommaso che aveva richiesto molto più tempo del previsto, più di una volta avevano rischiato di separarsi per sempre e avevano dovuto passare un certo periodo separati, nonostante tutto però erano riusciti a creare la loro piccola famiglia, la loro quotidianità, la loro tranquilla vita familiare e avevano creato un legame che riempiva loro il cuore di felicità. Tommaso era diventato la luce di quella casa, vederlo crescere era stato un grande regalo per Manuel e Simone, avevano amato ogni momento passato ad insegnargli cose, a passare del tempo con lui e ricordava ancora il pianto, con tanto di singhiozzi, di Manuel quando Tommaso aveva preso a chiamarlo papi e lui aveva capito di star facendo davvero la cosa giusta, quella era la loro strada, una strada per tre.
In quegli anni, però, era successo anche altro nelle vite dei due ragazzi, difatti Anita e Dante dopo circa trent'anni separati – la loro storia quando i ragazzi frequentavano il liceo era durata appena pochi mesi, nessuno dei due era pronto per una relazione seria e si erano lasciati pur rimanendo in ottimi rapporti – avevano deciso di riprendere la loro relazione ed erano andati a vivere insieme, la loro convivenza durava da circa due anni e anche loro, come i figli, sembravano aver trovato la loro stabilità nonostante i dubbi e i problemi iniziali, con somma gioia della loro famiglia che non aspettava altro di vederli felici.
Negli ultimi dieci anni però erano successe cose brutte che, in particolar modo, avevano riguardato Simone e gli avevano lacerato il cuore e fatto mancare la terra sotto i piedi per troppo tempo, il suo unico appiglio era stata la sua famiglia. Sette anni prima sua nonna, Virginia, era venuta a mancare ed era stato un vero fulmine a ciel sereno, aveva parlato con la donna la mattina stessa, le aveva promesso che in serata sarebbe andata da lei con Manuel e Tommaso – reduce da una brutta influenza che aveva contagiato anche il maggiore – ma subito dopo pranzo aveva ricevuto la notizia che non avrebbe mai voluto avere. Sua nonna non c'era più e con lei se n'era andato anche una parte del suo cuore, era cresciuto con lei, con la sua eleganza e la sua positività c'era sempre stato per lui, era stata più di una semplice nonna e non aveva mai davvero preso in considerazione l'idea che un giorno lei non ci sarebbe più stata, gli era sempre sembrata un pensiero lontano e la sua dipartita era stata per lui una secchiata d'acqua fredda che l'aveva lasciato a tremare fino a quando Manuel non era andato a riscaldarlo, a dargli tutto ciò di cui aveva bisogno.
L'ennesimo colpo in pieno petto che l'aveva lasciato agonizzante l'aveva ricevuto circa quattro anni prima, in una piovosa giornata di ottobre sua madre aveva avuto un incidente, probabilmente aveva avuto un mancamento e la sua macchina era finita oltre il guardrail e lei era stata trasportata d'urgenza in ospedale, aveva passato circa dieci in coma ma, alla fine, non ce l'aveva fatta ed era morta, lasciando Simone in caduta libera all'interno di una voragine, aveva passato intere settimane chiuso in camera, parlando a monosillabi e mangiando lo stretto necessario per non finire in ospedale, era stata molto dura per lui riuscire a superare quella perdita, più di una volta aveva creduto di non farcela, di restare incastrato in quel limbo di dolore che lo stava distruggendo ma – con la pazienza e l'amore dei suoi due uomini – era riuscito a riprendere in mano la sua vita e, seppur con un peso in più sul petto, viversi tutto quanto il futuro aveva da offrirgli.
In giornate instabili come quelle Simone non sapeva mai che cosa provare, la sua mente vagava tra i pensieri più felici e quelli più tristi che possedeva, era un'altalena di emozioni che lo lasciava sempre senza fiato e con un nodo alla gola, in quarant'anni poteva dire di avere una vita piena, a tratti complicati e lastricata di perdite, ma sempre colma d'amore e di felicità donata a lui dalla sua famiglia. A quarant'anni Simone poteva dirsi soddisfatto della sua vita e anche fiero della persona che era diventato, adesso voleva soltanto godersi il futuro e le persone a lui care, non desiderava avere altro.
I pensieri dell'uomo vennero interrotti dalla porta di casa che si apriva e, subito dopo, sentì il rumore inconfondibile dei passi di suo marito il che era abbastanza per strappargli un sorriso.
- "Simo? Sei in casa?"
- "Salotto!" Esclamò Simone e poggiò sul tavolo in vetro di fronte a lui la tazza di tè ormai vuota.
Pochi momenti dopo il maggiore fece il suo ingresso nella stanza e Simone non poté non notare la sua espressione esausta.
- "Ti senti bene?" Chiese Simone e gli circondò le spalle con un braccio non appena si sedette accanto a lui. "Sei pallidissimo."
- "Giornata pesante." Mugugnò il più basso e si accoccolò tra le braccia del marito. "Tommi?"
- "A lezione di nuoto, torna tra un'oretta." Spiegò il minore. "Ma sicuro sia stata soltanto una giornata pesante? Hai un aspetto davvero orribile." Commentò.
- "Pure tu sei bellissimo, Simò, grazie tante pe' er complimento." Sbuffò il riccio e chiuse gli occhi, beandosi delle carezze sulla schiena dell'altro.
- "Sai che cosa intendo." Replicò il più alto. "È da un po' che non stai benissimo, sei sempre stanco e hai qualsiasi genere di dolore."
- "Credo d'ave' l'influenza." Rispose Manuel. "E me sta a scoppia' 'a testa." Aggiunse e sospirò.
- "Perché non vai a stenderti un po'?" Propose il minore. "Io ti preparo qualcosa di caldo e te lo porto, va bene?"
Il più basso scosse la testa.
- "Preferisco resta' qua co' te." Disse e poggiò la fronte contro il petto del marito. "Almeno me fai le coccole."
Sul volto di Simone comparve un tenero sorriso e strinse più forte il compagno tra le braccia.
- "Però in questi giorni vai da un dottore." Rispose lui. "E non accetto un no come risposta."
- "Simò e solo 'n po' d'influenza, è normale in 'sto periodo." Controbatté il maggiore. "Nun te sta' a preoccupa', qualche giorno e torno come nuovo."
- "Come nuovo me sembra 'n po' impossibile, ormai l'età ce l'hai eh." Lo prese in giro il più alto e lo strinse ancora un po' quando lo sentì tremare tra le sue braccia.
- "Ma guarda te 'sto stronzo." Sbuffò Manuel, seppur con il sorriso stampato sul volto, e gli diede un leggero colpo sul braccio sinistro. "Nun eri mica così quanno ce semo conosciuti altrimenti cor cazzo che te sposavo."
Nonostante i tanti anni passati insieme Manuel e Simone non avevano mai smesso di punzecchiarsi, di prendersi in giro a vicenda, ad alimentare quella fiamma che fin dal primo momento li aveva spinti a gravitare l'uno intorno all'altro, quella caratteristica che li aveva sempre contraddistinti e non li aveva mai fatti annoiare. In tanti anni passati insieme Manuel e Simone non si erano mai dati per scontati, non avevano mai smesso di sorprendersi e di ricordarsi a vicenda quanto si amassero, non avevano mai smesso di prendersi cura della loro relazione e, dopo trentaquattro anni insieme, potevano dire di avere ancora la stessa voglia di conoscersi del primo giorno, la voglia di scoprirsi dopo una vita passata insieme e di amarsi ancora come due ragazzini ma con la consapevolezza di due adulti che, insieme, ne avevano passate tante e avevano voglia di condividerne ancora altre.
Manuel e Simone non avevano smesso di amarsi neppure per un momento, ogni giorno era, per loro, un buon momento per riscoprirsi più innamorati del giorno precedente, era un cerchio che non si sarebbe mai chiuso. Loro non sarebbero mai finiti.
- "E secondo te perché non ti ho detto niente?" Replicò il più giovane. "Era tutto architettato." Aggiunse.
- "E er prossimo passo qual è?" Scherzò Manuel. "Ammazzarmi e prenderti la pensione?"
Simone, con una finta espressione seria stampata sul volto, annuì vigorosamente.
- "Esattamente." Rispose. "Prima però c'è un'altra cosa."
- "E sarebbe?"
- "Ricevere un bacio da te."
Manuel non se lo fece ripetere una seconda volta, alzò la testa quel tanto che gli bastava per poter far unire le loro labbra. In quegli anni Manuel e Simone si erano baciati tante volte eppure ogni volta era per loro una nuova emozione, nuove sensazioni da scoprire, era una prima volta continua.
Il bacio però durò molto meno di quanto entrambi volessero perché Manuel iniziò a tossire.
- "Menomale che stavi bene." Lo prese in giro Simone ma, subito dopo, aggrottò la fronte. "Manu tutto bene?" Chiese notando che l'altro non accennava a smettere di tossire anzi la sua tosse diventava sempre più violenta. "Oi, Manu, che hai?" Continuò, ormai preoccupato, e portò una mano sulla schiena del marito per dargli qualche colpetto, nella speranza di aiutarlo così facendo.
Manuel, che stava visibilmente tremante e il suo corpo era scosso dagli spasmi dovuti alla tosse, si alzò con l'intenzione di dirigersi in cucina a prendere dell'acqua ma un improvviso giramento di testa lo colpì e se, come sempre, non ci fosse stato Simone al suo fianco sarebbe crollato sul pavimento.
- "Respira, Manu, prova a calmarti." Il corvino sapeva benissimo che i suoi fossero consigli stupidi ma era tutto ciò che poteva fare, e dire, per cercare di aiutare il consorte.
Quello che successe dopo Simone non riuscì ad elaborarlo, avvenne tutto troppo velocemente davanti ai suoi occhi. Di quello che successe dopo Simone ricorderà per sempre il senso di impotenza provato nel sentire Manuel cedere tra le sue braccia, la vista annebbiata mentre scivolava sul pavimento accanto al corpo privo di sensi di suo marito, con un rivolo di sangue che fuoriusciva dalla bocca di Manuel, il cuore che batteva talmente forte da coprire i suoi pensieri, l'indirizzo pronunciato in fretta all'operatore del 118 e le uniche parole che era riuscito a pronunciare prima che tutto il suo mondo crollasse.
- "Non mi lasciare, Manuel."

Il giorno || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora