Hugo

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Ci ho provato a restare a quella distanza.
Non ho resistito. Quando ha spostato lo sguardo mi sono mosso, le gambe non erano più sotto il mio controllo e non solo quelle...
Sono bastati i suoi occhi, fissi sui miei, per farmi avere la seconda erezione in un giorno senza mai sfiorarla.
Ero quasi a metà della sala quando Marco l'ha presa con se e si sono diretti verso il balcone.
Sarei potuto tornare al mio posto ma Sophie mi aveva già intercettato e mi ha salutato con la mano.
Mi sono avvicinato al tavolo, ho trovato la scusa che cercavo Marco, e abbiamo scambiato qualche parola.
Non so molto di lei, non pensavo neanche durassero più di una settimana insieme, ma è simpatica e rende felice mio fratello. Il resto non ha importanza.
Nell'aria sento un profumo fruttato, mi chiedo se sia quello di Carrie. Sento dei passi dietro di me, la voce di mio fratello e poi vedo una chioma bionda che si sta spostando verso la parte opposta alla mia.
L'istinto mi fa muovere il braccio, come se abbia vita propria e senza che me ne renda conto la mia presa si ritrova sul suo polso.
Si avvicina piano, il tanto che basta per farmi sentire che è lei ad emanare questa fragranza di albicocca.
La guardo negli occhi e mi avvicino al suo orecchio, posso vedere quanto batte forte il suo cuore dalla vena del collo, se fosse umano penserei che possa scoppiarle da un momento all'altro.
"Possiamo parlare?" , le sussurro scostandole una ciocca di capelli.
Non parla, mi fa un cenno affermativo e sta per voltare la schiena quando, mio padre, sbatte tre volte la forchetta sul bicchiere per prendere la parola.
Lei si blocca, poi fa un passo e torna indietro verso il tavolo.
D'istinto, si perché è l'istinto a muovere i miei fili come fossi una marionetta, le poso una mano sulla schiena indicandole lo spazio tra me e Sophie.
Ancora non emette alcun suono, si posiziona accanto all'amica e io mi ritrovo più vicino di quanto avrei voluto.
Sto un passo indietro rispetto a lei, le mie parti basse ormai hanno vita propria e non vorrei beccarmi uno schiaffo in piena faccia se dovesse accorgersene.
Mio padre parla, ringrazia, si complimenta e dà ufficialmente il via all'asta. Il discorso è durato dieci minuti e Carrie credo abbia intenzione di svuotare ogni riserva di Rosé presente. Ogni volta che finisce un bicchiere, lo posa sul tavolo, poggia le mani, un respiro profondo e richiama l'attenzione del cameriere. È maniacale tanto è perfetta. Quando credo che sia meglio fermarla le parlo, sempre sussurrandole all'orecchio.
So che Sophie è molto ficcanaso e non voglio rotture di scatole al momento.
"Andiamo a prendere una boccata d'aria" le indico il balcone e potrei giurare di averla sentita tremare a quel sussurro.
Non un tremare di paura, ma quasi di eccitazione. Scaccio via l'idea all'istante. Mi odia, lo sento e tutto ciò che sto percependo sono tutte congetture nella mia testa. Ci incamminiamo, le sto accanto, non so quanto regge l'alcool.
Fuori sembra essere più a suo agio, respira a pieni polmoni e quella scollatura dai bordi rossi non lascia spazio all'immaginazione.

Si siede sulla panchina.
Accavalla le gambe in una maniera un po'troppo provocante, ma senza saperlo.
Si, perché sono certo che lei non veda ciò che vedo io, posso percepire la sua innocenza nell'essere così bella.
Apre la borsetta a tracolla nera e sfila sigaretta e accendino.
Il primo tiro sembra infinito, lo aspira ad occhi chiusi come se si stesse ricaricando.
Nota che mi sto toccando le tasche come alla ricerca di qualcosa e senza parlare mi tende la mano con il pacchetto di sigarette e l'accendino.
Quando capisco che sta per dire qualcosa mi siedo accanto a lei, non so se reggo i suoi occhi nei miei ancora per un po'.
"Sai, anche ai peggiori nemici va concesso un ultimo desiderio"
La sento sorridere, poi si scosta leggermente mettendosi a gambe incrociate nella panchina, girando il busto verso di me.
"Sai Hugo, mi stai proprio antipatico.
Tranquillo, era così anche prima di conoscerti quindi non sei venuto meno alle mie aspettative."
Sospira, "Solo che non capisco, perché io? Cosa mai ho potuto fare per infastidirti così tanto da meritare questa carognata?"
Non riesco a guardarla, poggio i gomiti alle ginocchia e continuo a guardare a terra.
In quell'istante suona il suo telefono. Mi ritrovo a sbirciare.
Leggo il mittente, Sophie, ha allegato una foto scrivendo - Non ti trovo, ma guarda cosa ho appena visto - poi apre l'immagine e rimane ferma per un po', una coppia sorride sul suo schermo. Lui sorride mentre la ragazza dai capelli rossi mostra fiera la mano di un anello. Poco dopo vedo due lacrime, le conto ma non aumentano, quelle due piccole gocce bagnano lo schermo.
Le tampona con la manica, e prova a ricomporsi. Elimina quella foto dal telefono e lo blocca.
Dopo cinque minuti che sta lì a guardare la fioriera accanto a lei, le passo le sigarette e l'accendino. Ne accende immediatamente una, il respiro torna costante.
Non so se chiederle se sia tutto a posto, ma non abbiamo una confidenza tale e non mi pare il caso.
Poi si rimette a gambe incrociate così com'era all'inizio.
Ha gli occhi arrossati ma sempre bellissimi,
"Scusa, non ho sentito cosa mi hai risposto. Quindi? Perché me lo sono meritata?"
E sento, dal suo tono strozzato, che quell'ultima frase non è solo a me che la dedicherebbe in questo momento.
Mi volto verso di lei anche con il busto per risponderle, "Niente, non hai fatto niente. Sono io che sono un coglione"
Ride, ride di gusto "Vedi, su una cosa già siamo d'accordo"
In pochi minuti anche l'esterno si riempie e in maniera alternata molte persone dell'ufficio si avvicinano a salutare e a parlare con Carrie, compresi mio padre e Marco.
Tutti la sfiorano parlando, chi una spalla, chi un braccio, chi addirittura le posa la mano sulla schiena, mi sento infastidito.
Quando la liberano da quella cerchia le chiedo se le va di mangiare qualcosa, annuisce, mi dice che per colpa di un coglione oggi ha saltato anche il pranzo.
Mi sento dispiaciuto ma lei sorride e ricambio il suo stato d'animo. Rimane sconvolta però quando non prendo la via del salone, ma vado verso le auto parcheggiate.
Non si lamenta, non dice nulla. Apro l'auto e si siede.
Non so dove andremo, non so neanche cosa le piace ma ora è qui, seduta nella mia macchina e non voglio assolutamente lasciarmela scappare.
Accendo la radio, mentre vedo che scrive a Sophie che sta andando via dalla serata, posa il telefono e apre il finestrino.
Metto un po' di musica, Lewis Capaldi canta Before You Go, e non è il solo.
Carrie si accoccola al finestrino, dove il vetro ha lasciato lo spazio alla brezza di questa sera, e canta.
Canta da paura, un inglese perfetto, le note alte sono per lei come un pugno nel sacco per me.
Sento che si rilassa, ogni suono che emette si rilassa. Questa è la sua palestra, e credo di volerci fare l'abbonamento annuale.
Sto ancora cercando di capire se preferirà un panino, il sushi, un ristorante d'élite o chissà cos'altro ma poi mi viene in mente.
So esattamente dove andare e spero sorriderà ancora.

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