Hugo

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Non ho mai pensato a quanto terrore possano causare quelle due parole una accanto all'altra.
"Dobbiamo parlare."

Carrie è sbiancata, e quella nuvola di pensieri che la caratterizza si è riformata sopra la sua testa.

Ho provato a farla tranquillizzare sfiorandole la schiena, ma credo di aver peggiorato le cose spostando la sua attenzione su altro.
Quando le ho visto serrare le gambe avrei dovuto farlo anche io.
Impossibile, come solo una carezza, possa farmi scattare in questo modo.
Avrei dovuto fermarmi al suo gemito, lo so. Ma darle un bacio sulla fronte e salutarla è stato spontaneo ed è ciò che mi sono ripromesso di essere con lei.
Quando poi ha deciso di contraccambiare, di vedere la mia reazione al suo ammiccamento ho dovuto tenermi saldo al pavimento dell'ascensore perché il mio istinto l'avrebbe presa in spalla e portata nell'ufficio all'istante, per farla tremare e gemere sulla scrivania.
Invece NO!
Sarò paziente, ma non posso certo negare di quanto mi mancano i nostri momenti e preferisco che lo sappia.
Finalmente giungo al mio piano, non ho bisogno di salutare Rita.
Lei non è qui.
Ieri sera mi ha inviato la lettera di dimissioni, le condizioni di salute del marito sono peggiorate e ha espresso la volontà di stare a casa per occuparsi di lui.

Sapevo che sarebbe successo ma sarà difficile sostituire il suo posto, è stata una segretaria molto professionale che non si limitava solo alle sue mansioni.
Da qui, la mia decisione di parlare con Carrie. Le voglio proporre il suo posto, allontanarla da quel covo di vipere del suo piano e averla accanto a me.
Sempre.
Temo che non accetterà, potrebbe sentirsi oppressa.

Ma voglio provarci.
Ho ancora tempo prima che arrivi e devo ragionare bene su come affrontare il discorso.
Marco irrompe nel mio ufficio senza neanche bussare facendomi sobbalzare dalla poltrona.
Mette tra le mie mani una busta bianca, sta tremando e non l'ho mai visto così vulnerabile.
Sarà di sicuro qualche fattura che si è dimenticato di saldare e per l'ennesima volta dovrò coprirlo con nostro padre.
Si siede davanti a me mentre la apro.
È pallido ed inizio a preoccuparmi.
Estraggo il contenuto della lettera e rimango scioccato.
Tengo tra le mani una foto.
Nello scatto due donne si tengono abbracciate e due fori, causati da una pistola, bucano le loro fronti.
Sophie e Carrie con lo sfondo del mare sorridono ignare di ciò che, invece, vediamo io e Marco.
I due bossoli giacciono sul fondo della busta accompagnati da un biglietto.
《Questa è la fine che faranno se non starete al vostro posto cari Esperanza. Quando i segreti di vostro padre verranno a galla vi sarà tutto più chiaro. Se andremo a fondo, voi affogherete con noi. Niente polizia o saranno guai. 》
Le mie mani tremano quanto quelle di Marco.
Lui si ricompone e versa per entrambi due bicchieri d'acqua.
"Marco ma che cazzo succede? Cosa vuol dire tutto questo?"
"Non ne ho idea. Era indirizzata a me. L'ho trovata sulla mia scrivania e sono corso da te non appena ho visto il contenuto. Chi può essere a minacciarci? Chi può sapere di Carrie?."
Lui scuote la testa, non riusciamo a pensare, a capire.
"Come possiamo proteggerle se non sappiamo da dove provenga la minaccia?" Piange mentre finisce di parlare e mi alzo per avvicinarmi a lui.
"Troveremo chi ha mandato questa lettera. Fidati di me. Cerchiamo di non perderle di vista nemmeno per un secondo. Credo sia opportuno cambiare casa ma dovremo trovare una scusa valida per loro. Non devono minimamente sapere."
Annuisce con la testa, mentre io chiamo Jonas per farlo salire nel mio ufficio.
Appena arriva, lo mettiamo subito al corrente della vicenda, è l'unico di cui possiamo fidarci ora.
"Signori, ma come è possibile? Chi può essere stato? Che gesto ignobile!"
"Non lo sappiamo Jonas ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Raduna alcune nuove guardie del corpo. Abbiamo bisogno dei migliori sul campo e che siano professionali e invisibili. Poi ci serve una scusa per portare le ragazze in un'altra casa ma non può essere neanche la mia. Usa il fondo speciale, vai dal nostro amico e intestate la casa a chiunque non sia collegabile a nessuno di noi. Niente movimenti tracciabili. Basso profilo. Noi penseremo a cosa inventare con Sophie e Carrie."
Consegno la busta a Jonas.
Il nostro amico, un hacker preparatissimo, proverà a capirci qualcosa.
Siamo nelle sue mani.
Quando apre la porta per andare via, Carrie si fionda nel mio ufficio, sta piangendo.
Sento Sophie nel corridoio inveire contro qualcuno ma credo sia al telefono.
Parla di una caldaia ma non capisco e soprattutto non ho idea del perché Carrie stia piangendo in questo modo.
Si avvicina a me e si butta sul mio petto.
"È esplosa. La casa è esplosa"
Il mio cuore si ferma, Marco alza lo sguardo e impallidisce ancora.
Sophie ci raggiunge in lacrime.
"È saltato in aria tutto. Tutto! Quando ho insistito alla riunione di condominio che controllassero le caldaie nessuno mi ha dato ragione. E ora? Ora siamo tutti con il culo per terra!" Abbraccia Marco e piange anche lei sul suo petto.
Le nostre donne piangono, io lancio un'occhiata a Jonas che è rimasto immobile ad assistere alla scena.
Sa esattamente cosa fare.
Deve verificare la dinamica.
Non può essere solo una coincidenza.
Non può essere stato un incidente, non dopo la minaccia.
Cerco di tranquillizzare Carrie che trema tra le mie braccia, piange, ancora.
La sostengo e la faccio sedere sul divano portandole un bicchiere d'acqua.
Non dovevano sapere nulla di tutta questa storia e, al momento, lo stanno già vivendo, ignare, in prima persona.
Sophie convince Marco ad uscire da lì per prendere una boccata d'aria ma Carrie rimane attaccata a me e non voglio muovere un muscolo.
Nel frattempo Jonas mi invia un messaggio.
《Qualcosa non va. Devo verificare. Ho recuperato ciò che i vigili del fuoco avevano messo da parte degli effetti personali delle Signorine. Molte cose si sono salvate. Il nostro amico sta finendo le pratiche della casa. Non appena avrò tutto le invierò l'indirizzo e mi farò trovare lì. Penso a tutto io. Non si preoccupi》
Carrie cerca di ricomporsi e si solleva.
Si avvicina al balcone e si affaccia.
Ho paura persino che stia lì.
La raggiungo subito e mi metto di fronte a lei quasi a pararla da ciò che spero non accadrà mai.
Accende una sigaretta e la fuma tenendo la testa poggiata sul mio petto e una mano sul cuore.
"Ti batte molto forte. Mi dispiace di essere piombata così. Non volevo spaventarti. Ma volevo solo stare al sicuro qui. Con te"
Se solo sapesse il perché di questo battito così accelerato.
Se solo sapesse che, forse, accanto a me non è al sicuro.
Se solo io riuscissi a tenerla lontana da me, forse le salverei la vita ma moriremo entrambi di sofferenza.
Le accarezzo la testa attorcigliando delle ciocche di capelli tra le dita.
Reprimo queste mie supposizioni.
"Tranquilla piccola, sei al sicuro ora. Sarai sempre al sicuro. Ci sono io."

Ti voglio vicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora