-"Che diavolo sta succedendo?"- domandò l'uomo con un cenno del capo verso la stanza accanto.
Era da qualche minuto che aveva visto entrare una giovane donna dal corpo minuto e i lunghi capelli castani raccolti alla bene e meglio in una treccia morbida lungo la schiena, ed era da allora che una serie di urla avevano squarciato il silenzio all'interno del Saint Mary Private Hospital.
-"Ti avevo avvertita, Lia"- gridò una voce di donna con un tono rigido -"Non puoi presentarti a lavoro in queste condizioni, non è professionale e non è nemmeno decoroso"-.
-"Ah non farci caso, è l'infermierina tanto carina che viene pestata dal padre un giorno sì e l'altro pure"- mormorò Zakhar con un tono di voce svogliato. Da quando era stato ricoverato in quella clinica privata aveva avuto modo di vederla spesso all'opera e poteva confermare, anche senza troppa esperienza, che quella ragazza sapeva il fatto suo.
Con il passare del tempo e le indiscrezioni più o meno amichevoli degli altri operatori, aveva anche capito che i lividi che spuntavano dalle maniche della divisa candida non erano affatto dovuti ad accidenti domestici.
Spesso l'aveva vista cercare di mascherare le smorfie di dolore che le deformavano il viso ogni volta che doveva piegarsi per controllare i suoi parametri o per cambiargli la flebo. Aveva provato più volte a farla rimanere qualche minuto in più per scambiarci due chiacchiere ma la ragazza si era sempre congedata con un sorriso professionale, lasciando la stanza una volta conclusi i controlli giornalieri.
-"Siamo una clinica privata, abbiamo pazienti di rilievo e non possiamo avere un personale ridotto in questo modo"- continuò la voce algida -"Non importa quanto tu possa essere brava nel tuo lavoro e mi dispiace ammettere che lo sei fin troppo"-.
-"Chissà come l'avrà ridotta quel porco del padre per avere un cazziatone del genere"- rise amaramente Zakhar sistemandosi con non poca fatica sul letto e tendendosi verso la porta aperta della stanza da cui provenivano le voci -"Nemmeno quando le ha spaccato un labbro l'hanno ripresa così"- mormorò per non perdersi un singolo passaggio di quella discussione.
Il fratello maggiore sentì uno strano nodo allo stomaco e come un lampo gli passarono davanti agli occhi scene della sua infanzia che aveva cercato di seppellire da fin troppo tempo. Un brivido gli percorse la colonna vertebrale e spostò anche lui la sua attenzione verso quella che sembrava essere un'umiliazione pubblica bella e buona. Non si sarebbe mai aspettato che in una clinica privata come il Saint Mary avrebbe assistito ad una sceneggiata del genere. Quando aveva trovato il corpo di suo fratello Zakhar disteso a terra nel suo stesso vomito aveva davvero avuto paura di perderlo. Aveva sentito una paura viscerale attanagliargli l'anima, togliendogli il respiro e facendogli tremare le gambe come mai prima di allora. Non poteva perdere suo fratello, non così.
-"Togliti la divisa, Lia"- concluse la voce della donna, risvegliando Mikhail dai suoi pensieri. -"Ti auguro di trovare un po' di felicità nella tua vita ma, per quanto riguarda il Saint Mary, sei licenziata"-.
Dopo aver messo fine a quella umiliazione, una donna robusta con il corpo fasciato da un tailleur dalle tinte bluastre uscì dalla stanza, lisciandosi la gonna con i palmi delle mani e senza alcun segno di risentimento nello sguardo.
-"E poi quelli spietati dovremmo essere noi? Non mi sembra proprio, non è vero Mikhail?"- sospirò Zakhar per poi iniziare a boccheggiare in cerca di aria. Tutti i computer accanto al suo capezzale iniziarono a suonare in modo allarmante facendo allertare il fratello maggiore. Cosa stava succedendo? Perché non interveniva nessuno? Guardò spiazzato il volto pallido di suo fratello annaspare e il corpo tendersi in modo spasmodico fino a ridursi in pose innaturali. Perché nessuno interveniva?
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ZAR
RomanceCresciuta in un ambiente tossico e costretta a lavorare in un night club come cameriera, Thalia si ritrova coinvolta in un mondo molto più grande di lei. Quello che era sembrato un incontro casuale sul posto di lavoro si risolverà essere la sua uni...