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Una volta raggiunta la cucina, Thalia era rimasta nascosta dietro alla schiena di Mikhail fino a quando non si era assicurata di non trovare nessuno al suo interno. Non era pronta ad un altro scontro con personaggi come Ivan, non ancora almeno. Sentì un senso di vergogna quando realizzò di non essere nemmeno in grado di parlare con Dimitri senza sentire i sensi costantemente allerta.

-"Com'è andata con Dimitri?"- indagò Mikhail sedendosi svogliatamente su uno degli sgabelli, scrutando attentamente il corpo della ragazza destreggiarsi all'interno della stanza. Sapeva che suo fratello non l'avrebbe mai più nemmeno guardata con un secondo fine. Dimitri era fuori controllo per la maggior parte del tempo, ma era leale alla famiglia più di qualsiasi altra cosa.

Quando era diventato lui il capo, dopo la morte di suo padre, non aveva esitato un singolo secondo a sceglierlo tra tutti come suo Consigliere, e non solo perchè avessero solamente due anni di differenza. Suo fratello, per quanto irrascibile, era la persona più leale che avesse mai conosciuto e la sua era una lealtà che andava ben al di là dello stretto legame di sangue che li legava.

Dimitri Petrov era il suo unico alleato sincero, l'unico a cui avrebbe potuto affidare quella ragazzina che in quel preciso momento si stava allungando sulle punte dei piedi per raggiungere con non poca fatica una pentola d'acciaio.

Un sorriso spontaneo gli deformò le labbra e dovette trattenere una risata, che sicuramente Thalia non avrebbe apprezzato, una volta che spinse la pentola ancora più in là nel tentativo di afferrarla.

Thalia sbuffò in preda alla frustrazione e si girò a fulminarlo con lo sguardo una volta che lo sentì ridacchiare davanti quella scena.

-"Cosa ti fa tanto ridere, eh? Dimitri è stato molto più utile di te, questo è certo"- lo rimbrottò lei accennando con la testa all'impresa che aveva inutilmente cercato di portare a termine.

Mikhail sbuffò infastidito davanti a quella provocazione, alzandosi per poi raggiungerla. La ragazza, in confronto alla sua figura statuaria, sembrava così piccola e goffa, le braccia incrociate sotto al seno e lo sguardo imbronciato.

-"E dimmi"- mormorò afferrandole i fianchi in una presa morbida, infilando le mani sotto al tessuto della felpa larga -"Che cosa avrebbe fatto mio fratello di particolarmente utile per te?"-.

La domanda le arrivò quasi ovattata alle orecchie. Si sentì avvampare e la pelle pallida le si ricoprì di brividi a contatto con le mani grandi e calde di Mikhail. Per la prima volta non sentiva i morsi della paura torcerle le viscere. Non sentiva gli occhi appannarsi dalle lacrime, nè l'impotenza che le schiacciava il corpo. Si sentiva bene, calda, protetta.

L'unica cosa che voleva era che Mikhail non smettesse di accarezzarle la pelle, di lasciarle addosso il suo calore e il suo profumo. Socchiuse le labbra senza spostare lo sguardo da quel paio di occhi grigi che sembravano divorarla dall'ardore con cui la guardava.

-"Come prima cosa mi ha aiutata a raggiungere le fragole che erano troppo in alto per me"- iniziò ad elencare, sentendo i palmi delle mani fremerle dal desiderio di essere appoggiati sul petto duro dell'uomo davanti a lei. Aveva bisogno di toccarlo, di posare le sue mani su quel corpo che sembrava essere stato modellato nella pietra, di sentire la consistenza dei suoi muscoli sotto le mani morbide.

-"Ah si, me le ricordo bene"- ammise continuando a massaggiarle i fianchi con le dita lunghe con un gemito basso, memore della sensualità di quella scena -"Eri una visione, con le labbra sporche mentre succhiavi quelle fragole"-.

Thalia trattenne il fiato davanti con le gambe molli davanti a quella confessione che le aveva fatto girare la testa. Come se fosse un'automatismo, si lasciò abbandonare all'indietro, con il pianale in marmo della cucina contro la base della schiena.

ZARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora