11.

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Mikhail non si era presentato.

Era rimasta come un'illusa ad aspettarlo, combattendo contro la pesantezza delle palpebre e la tentazione delle coperte calde avvolte attorno al suo corpo.

Era rimasta in attesa trepidante fino alle cinque del mattino, quando aveva sentito qualcuno salire le scale in modo rapido. Il cuore le era schizzato in gola, battendo all'impazzata all'idea che Mikhail stesse per varcare quella porta, incerta su come comportarsi. Si era trovata a trattenere il respiro una volta che i passi si erano fatti sempre più vicini ma una stilettata le aveva trafitto il cuore quando aveva sentito delle risatine femminili farsi largo nel corridoio. Fu un dolore sordo quello che le trafisse il petto, facendole riempire di lacrime gli occhi e facendole precipitare il cuore in un doloroso salto nel vuoto.

Era tornato sì, ma in compagnia di qualcun'altra.

Si era abbandonata contro il materasso le poche ore che la dividevano dalla sveglia, il corpo rannicchiato avvolto dalle sue stesse braccia, gli occhi grondanti di lacrime salate. Si era sentita così stupida, così patetica ad averlo quasi supplicato di tornare a casa, da lei. Evidentemente Mikhail non era stato in grado di preferirla a quelle ragazze che aveva deciso di portarsi a casa. D'altronde che cosa avrebbe mai potuto dargli lei che non avrebbe potuto trovare in qualcun'altra sicuramente più esperta?

-"Hai un aspetto orribile, Bambi"- la voce di Dimitri le arrivò fastidiosa ai timpani, la testa pesante dal pianto ininterrotto che le aveva impedito di dormire per tutta la notte. Si sentiva gli occhi gonfi e le labbra gonfie e secche. In più non si era nemmeno preoccupata di pettinarsi, di conseguenza i suoi capelli dovevano essere una sorta di nido di uccelli particolarmente scompigliato.

Si girò per fulminarlo con lo sguardo e lo trovò appoggiato allo stipite della porta con una spalla, il busto tonico avvolto da una felpa scura e le mani affondate all'interno della tasca dell'indumento. Le erano venute in mente una serie di frecciatine con le quali potergli rispondere a tono ma non riuscì a formulare nulla di coerente una volta che i suoi occhi si posarono sul viso livido di Dimitri. Aveva uno zigomo gonfio, con un taglio a lacerargli la pelle colpita, e il labbro era spaccato sul lato inferiore.

Thalia abbandonò la sua posizione vicina ai fornelli della cucina e si precipitò ad analizzare la situazione con sguardo pratico. Si alzò sulle punte dei piedi, afferrandogli le guance e sentendo la leggera barba bionda pizzicarle i polpastrelli.

Gli manovrò il viso accuratamente per poter valutare da vicino l'entità dei danni per poi alzare lo sguardo preoccupato negli occhi chiari dell'uomo, inarcando il collo all'indietro a causa della differenza di altezza tra di loro.

-"Che cosa ti è successo? Chi è stato?"- domandò preoccupata, tirando però un sospiro di sollievo nel constatare che Dimitri, o qualcuno per lui, si era già preso cura di quelle ferite.

-"Stai tranquilla Bambi, tra i due sei tu quella a cui sembra essere passato un autotreno addosso"- ridacchiò senza farle notare che ancora una volta Thalia si era avvicinata a lui, arrivando addirittura ad arrampicarsi con una mano sul suo avambraccio per poter raggiungere con le dita dell'altra il suo volto -"Qualcosa mi dice che hai appena smesso di piangere, cos'è successo?"-.

Thalia abbassò lo sguardo per poi allontanarsi dall'uomo, tornando vicina ai fornelli. Con tutta calma riprese ad osservare il caffè che stava iniziando ad uscire dalla moka che aveva preparato poco prima, il profumo del caffè a pizzicarle le narici.

Umiliata, ecco come si sentiva in quel momento.

-"Non è successo niente"- lo liquidò senza però guardarlo negli occhi -"Mi vuoi spiegare cosa è successo a te invece?"- domandò seriamente interessata.

ZARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora