25.

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-"Dov'è Dimitri?"- domandò Thalia senza distogliere lo sguardo da quella presenza inquietante che a tutti gli effetti percepiva come una minaccia.

Tutto era andato irrimediabilmente a rotoli dopo la comparsa di quella ragazza che se ne stava con il viso celato a pochi metri di distanza da loro. E il fatto che incarnasse tutto ciò che avrebbe rappresentato una prigione per Dimitri, aumentava l'odio nei confronti di quella che non era altro che una sconosciuta.

E per la prima volta in vita sua, il suo senso di protezione prevaricò sul buonsenso e sul quieto vivere che l'avevano caratterizzata sin da quando era più piccola.

Perché se solo Cassandra Greco si fosse rivelata una minaccia per Dimitri, allora non avrebbe esitato a schierarsi dalla parte di suo fratello, accantonando la sua diplomazia.

-"Non ne ho la minima idea, è tutto il giorno che non riesco a contattarlo"- ammise Mikhail con tono nervoso avvicinandosela maggiormente al fianco, stringendo con vigore la presa sul suo bacino morbido -"Viktor però ha detto di averlo visto rientrare in casa poche ore prima che lui uscisse per venire qui"-.

Thalia annuì lasciandosi accarezzare dalle mani calde e ruvide dell'uomo che aveva appena ammesso davanti a tutti il fatto che fosse la sua Compagna.

Amore mio, l'aveva chiamata.

Un vezzeggiativo talmente intimo da averle fatto mancare un battito. E poi l'aveva fatto davanti a tutte quelle persone, rendendolo ufficiale.

E in un momento di pure egoismo si era permessa una decina di minuti buoni per potersi crogiolare il quella piacevole sensazione di appartenenza, prima di rendersi conto della forzatura del momento.

D'altronde Mikhail era stato costretto ad esporsi in quel modo, stabilendo la sua appartenenza alla Famiglia Petrov per metterla al sicuro.

Annuì impercettibilmente prima di riportare lo sguardo su quella figura misteriosa che sembrava essere quasi una statua votiva, nascosta dal velo di pizzo nero e dai corpi massicci del padre e del fratello.

-"Andiamo"- le mormorò Mikhail all'orecchio prima di sospingerla proprio in quella direzione, sostenendola con il palmo della mano sulla base della schiena.

Una volta giunti in prossimità della Famiglia Greco, Thalia era un unico pezzo di nervi, rigida sotto il braccio protettivo di Mikhail mentre stringeva in modo spasmodico il tessuto della giacca elegante di lui.

Ritrovarsi davanti allo sguardo inquisitore di Gian Maria Greco era intimidatorio, ma la paura che scaturiva era nulla in confronto a quanto spaventoso fosse lo sguardo di follia che le riservò Matteo.

Fasciato anche lui all'interno di un completo particolarmente elegante che metteva in risalto il petto ampio e le spalle larghe, poteva anche risultare affascinante, se non fosse stato per quella scintilla sinistra ad illuminargli gli occhi color carbone.

-"Greco"- salutò Mikhail in modo austero con un cenno verso l'altro Capofamiglia, stringendo maggiormente la presa sul corpo di Lia al suo fianco -"Spero che adesso le cose siano chiare a tutti"- sibilò nervoso stringendo la mascella ripetutamente.

Il sorriso che Gian Maria Greco riservò loro fece scendere un brivido lungo la schiena di Thalia che dovette combattere per non abbassare lo sguardo.

L'aveva promesso a Mikhail e non lo avrebbe deluso.

-"Non vi era alcun bisogno di mettere le cose in chiaro per me. Ora siamo alleati, no?"- sorrise falsamente senza coinvolgere gli occhi scuri, freddi.

Matteo sfilò una mano dalla tasca dei pantaloni, voltandosi leggermente all'indietro per poter accogliere sotto il suo braccio il corpo minuto della sorella che se ne era rimasta silenziosa alle spalle dei due uomini senza muovere un muscolo. Era sembrata una statua di cera, una di quelle che vengono esposte durante le processioni religiose. Una bellezza eterea e statica in una posizione precaria, in bilico in una situazione delicata.

ZARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora