12.

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Aveva trascoro il pomeriggio in compagnia di Dimitri, il quale, dopo una sessione estenuante di allenamento, aveva cercato di impartirle qualche lezione di seduzione che sarebbe potuta tornarle utile.

Le era scoppiato a ridere in faccia un paio di volte, continuando a sottolineare il fatto che fosse completamente priva di grazia. L'aveva costratta a indossare i tacchi per tutto il pomeriggio, facendole fare avanti e indietro per la stanza e raccogliendola un paio di volte da terra.

"Devi sembrare una gatta" le aveva ripetuto più volte guardandola dall'alto "Non un cammello".

A quell'affermazione Thalia era stata tentata di lanciargli i tacchi in faccia, facendogli provare un minimo di quel dolore che stava provando lei a causa di quei trampoli tanto belli quanto scomodi. Inoltre le gambe le tremavano ancora dallo sforzo a cui erano state sottoposte durante l'allenamento.

Aveva cercato di giustificarsi, sottolineando il fatto che non aveva mai avuto il bisogno di indossarli in quanto già abbastanza alta di per sé, e che indossandoli avrebbe solamente attirato ulteriori attenzioni. Dimitri le era scoppiato a ridere in faccia ancora una volta sbeffeggiando il suo metro e settantatre con superiorità.

Fatto sta che la sera era talmente stanca da essersi ritirata direttamente nella sua stanza, rifiutando di mettersi a cucinare qualcosa con cui cenare. Il giorno dopo sarebbe stata una giornata impegnativa e i nervi erano tesi a fior di pelle. Cosa sarebbe successo se avesse fallito miseramente? Lo avrebbe messo in imbarazzo davanti a mezza New York. Si sarebbe vergognato di lei e probabilmente si sarebbe liberato della sua presenza senza pensarci troppo.

Solo il pensiero le fece contorcere le viscere, costringendola a respirare a fondo per calmarsi. Non poteva fallire. Avrebbe fatto di tutto pur di far capire a Mikhail che poteva essere in grado di stare al suo fianco senza farlo sfigurare. Si pettinò i capelli un'ultima volta, per poi lavarsi i denti, osservando distrattamente la sua figura riflessa nello specchio a muro del bagno. I capelli castani le contornavano il viso morbido e il corpo era avvolto nel pigiama color vinaccia che Dimitri l'aveva convinta a comprare il giorno prima. La seta dell'indumento riluceva in contrasto con la luce del bagno e i capezzoli duri erano ben visibili al di sotto della parte sopra del pigiama.

La parte sotto era corta, fasciandole a malapena i glutei rotondi, senza però farla sembrare volgare. I lividi sulle gambe cominciavano a sbiadire, risultando ora di un colore verdognolo che preannunciava una prossima guarigione. Nasconderli con il fondotinta il giorno seguente sarebbe stato più facile del previsto.

Risciacquò la bocca per poi infilarsi metodicamente sotto le coperte, portandosi le ginocchia al petto in una posizione fetale rassicurante. Sarebbe andato tutto bene, avrebbe fatto pentire Mikhail di averle detto di non stargli tra i piedi e gli avrebbe fatto capire quanto potesse valerne la pena.

Chiuse gli occhi con un sorriso leggero ad incresparle le labbra e si addormentò con quegli ultimi pensieri a conciliarle il sonno.

Fu verso le tre di notte che sentì le coperte scostarsi e il materasso alle sue spalle affossarsi sotto il peso di qualcuno. Il cuore schizzò in gola quando percepì un'altra presenza alle sue spalle, un corpo massiccio che si faceva sempre più vicino al suo corpo. La prima reazione fu quella di gridare ma il fiato le si bloccò in gola quando una voce familiare le raggiunse l'orecchio -"Torna a dormire, uccellino"-.

Thlia quasi soffocò a causa del cuore che le batteva forte contro la cassa toracica, consapevole di avere Mikhail alle sue spalle, nello stesso letto, sotto quelle stesse coperte. Si girò di scatto nella sua direzione cercandolo con lo sguardo, volendo la conferma del fatto che fosse effettivamente lì con lei, che non fosse solo un sogno.

ZARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora