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«Tutto bene ragazzino?» domandò mentre si fermava davanti alla casa di Regina.

«Dovresti gestire meglio le conversazioni» disse Henry scendendo.

Smontò a sua volta.

«Sì, probabilmente hai ragione...»

«Non ti consiglio di parlarle adesso» l'avvisò entrando in casa.

Lo guardò stupita.

«Ma devo parlarle...» sussurrò.

«Dalle ancora un'ora» suggerì lui mentre saliva le scale. «'Notte Emma»

«O-okay. Notte.» Rimase ferma per un po'. «Un'ora. Che faccio per un'ora?» bisbigliò tra sé.

Emma girovagò sul posto per qualche secondo, poi si decise ad invadere lo studio di Regina e versarsi un sorso di... cos'era, brandy? Cognac? non ne aveva la minima idea, ma qualunque cosa fosse lo buttò giù tutto d'un fiato. E si ritrovò con niente da fare e un quintale di ansia da smaltire. Alzò lo sguardo davanti a sé. Libri. Magari poteva leggere un po'.

Sfiorò le costole dei tomi meticolosamente ordinati da Regina in ordine alfabetico. Ovviamente, che si aspettava? Per la maggior parte era roba di giurisprudenza, quella che avrebbe dovuto studiare anche lei per diventare sceriffo, se non l'avesse già fatto in prigione più di dieci anni prima. Qualcosa di economia, un po' di filosofia. Ma dove teneva i romanzi?

Attese un'ora spulciando tutti gli scaffali dello studio, afferrando di tanto in tanto qualche volume che le sembrava, finché non lo apriva, meno noioso degli altri. Poi andò a piazzare tre lievi colpi alla porta della sua camera.

Sapeva che non sarebbe dovuta scappare, ma Snow continuava a ripetere "matrimonio" e lei odiava quella parola. Aveva giurato di non sposarsi più e invece aveva accettato la proposta di Robin, l'aveva lasciato e adesso a quanto sembrava avrebbe dovuto sposare Emma. Ma nessuno pensava a cosa voleva lei? O forse era giusto che la sposasse, aspettavano un figlio ed era giusto che la sposasse... Sentì la nausea assalirla al solo pensiero di indossare un abito. No, sarebbe stato diverso, lei amava Emma e sarebbe stato in un certo senso consensuale... Cioè... Non sapeva neanche lei cosa voleva, ma non poteva neanche negare ad Emma un matrimonio perché lei era terrorizzata all'idea.

Voleva sposare Emma? Non lo sapeva, l'amava, questo era evidente, e avrebbe dovuto sposarla, avrebbero avuto un figlio...

Tre colpi alla porta, per quanto leggeri, la fecero sussultare. La smise di misurare la stanza a passi nervosi e si voltò verso la porta.

«Avanti.» Non poteva mica lasciarla fuori; sapeva che era tornata, aveva sentito Henry salire un bel po' di tempo prima, eppure Emma le aveva lasciato il suo spazio. Quel pensiero le scaldò il cuore.

Emma aprì piano la porta, infilò la testa tra anta e stipite.

«Ciao» disse piano.

«Ciao.» Bastò uno sguardo per farla sentire ancora più in difetto. «Non sarei dovuta andare via, mi dispiace ma non potevo...»

Emma si affrettò a raggiungerla e le accarezzò il viso.

«Va tutto bene, tranquilla» le rivolse un sorriso dispiaciuto. «Non si sarebbe mai dovuta permettere di dire così. Mi dispiace.»

«Ma ha ragione, so che ha ragione, dovremmo fare le cose in maniera giusta, e dovremmo sposarci prima che nasca il bambino...»

Emma le posò l'indice sulle labbra, delicata. Indugiò appena sulla cicatrice, come faceva sempre, distraendosi all'istante. Con gli occhi sulla sua bocca, parlò con tono sommesso, un po' distante.

Pazza ideaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora