XV. Capitolo

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Nick s'incamminò lungo il corridoio, l'accetta alzata all'altezza del petto. Si tenne raso al muro, evitando di passare sui vetri rotti ai piedi delle finestre. Un'ombra si proiettò sul muro. Uno zombie barcollava fuori nel cortile.
"Quindi sono entrati nel cortile" si disse. "O forse è uno dei poliziotti o sopravvissuti morti?"
Il non-morto si allontanò verso una file di siepi.
Nick arrivò davanti alla prima porta a destra e girò la maniglia. Qualcosa di pesante la bloccava da dietro.
"Mi toccherà fare il giro."
Continuò cauto lungo il corridoio. Quando arrivò a dieci passi dall'angolo, due mani si protesero da una fessura fra le assi di legno rotte.
Nick trasalì e si appiccicò con le spalle al muro. Le braccia scarnificate si allungavano verso di lui, tentavano di afferrarlo. Il non-morto gemeva, ma la sua faccia era celata dalle assi.
La recluta proseguì e girò l'angolo. Si pietrificò.
Una sagoma avvolta nella penombra era appesa al soffitto. Qualcosa di lungo come una frusta penzolava e sfiorava il pavimento.
Nick indietreggiò lentamente per un po'. Non poteva tornare indietro e l'unica porta nel corridoio era chiusa. Doveva passare sotto il Licker. Restò fermo per un lungo momento, poi si fece coraggio, poggiò la schiena contro il muro e strisciò lungo la parete, il cuore che gli martellava nel petto.
Quando arrivò sotto la creatura, quella ritirò rapidamente la lingua. Gocce di saliva gli schizzarono sulla tuta antisommossa.
"Mi ha beccato!" pensò. "Sono spacciato, cazzo!" Chiuse gli occhi, rifiutandosi di vedere il viso mostruoso che gliela avrebbe mozzata. Rimase immobile per un momento, poi aprì timidamente un occhio.
Il Licker era sparito.
Nick aggrottò la fronte e tirò un sospirò di sollievo. Fu proprio quel flebile suono a scatenare qualcosa dal corridoio da cui era venuto. Uno zampettare frenetico.
"Mi ha sentito!" Si precipitò in fondo al corridoio e varcò la porta socchiusa alla sua sinistra, chiudendosela piano alle spalle.
Il Licker si fermò fuori dalla porta, la lunga lingua che sferzava l'aria, la testa che scattava in ogni direzione captando i suoni.
Lo sentiva fuori dalla porta. Non doveva muoversi, né fiatare. Lanciò uno sguardo nella stanza. Era in uno sgabuzzino. Scaffali con sopra diversi recipienti e detersivi per pavimenti. Un mocio era poggiato in un angolo accanto a un secchio. L'aria profumava di limone, di pulito.
Poi qualcosa si mosse dietro un altro scaffale in penombra.
"No, no, non adesso. No, cazzo!" Alzò l'accetta, pronto a colpire qualunque cosa fosse sbucata da lì.


Quando la porta di ferro si richiuse, venne bloccata dal braccio dello zombie inerme sul pavimento. Megan mantenne la pistola alzata. Aveva sparato un solo colpo, che si era conficcato nel muro molto distante dall'entrata. Non immaginava che fosse così difficile sparare dalla distanza.
"Gli zombie non chiudono le porte..." si disse, perplessa.
"Ehi, non sparare" disse una voce da donna dietro la porta.
"Jill!" rispose lei.
Jill aprì la porta e lanciò una timida occhiata all'interno. Fissò Pete. "È stato morso?"
"No, gli è entrata la bava di un cane zombie in un occhio. Ma non so se sta male per questo. Non so più cosa fare o pensare."
Jill trascinò fuori il non-morto, chiuse la porta e la raggiunse. Si chinò su di lui e gli portò due dita sulla fronte. "Scotta. Forse è infetto."
Pete aveva smesso di muovere gli occhi e sbavare. Il viso gli era diventato paonazzo.
Jill pescò un fazzoletto dalla tasca e lo aprì. "È una pianta medicinale. Combatte l'infezione. È un ottimo rimedio anche contro i parassiti."
Megan si accigliò, confusa. "Parassiti? Pete ha dei parassiti?"
"No, non credo. I sintomi sarebbero diversi e non vedo tracce di vomito sul pavimento. È solo infetto. Aprigli la bocca."
"Sei sicura che funzionerà? Mi sembrano solo delle foglie verdi e blu tagliuzzate come tante."
"Ha funzionato con me, quindi funzionerà anche per lui."
Megan aprì la bocca di Pete e Jill ci mise dentro le foglie sminuzzate. Poi la fidanzata gli tappò il naso e lui le ingoiò.
"Si rimetterà presto" disse Jill.
Megan sgranò gli occhi, felice. "Dici sul serio? Non starà più male? Non sverrà più?"
"No, il mix di foglie verde e blu che ti ho dato annulla gli effetti del virus e dei parassiti."
"È come una cura?"
"Non proprio, ma è una cosa simile."
"Grazie mille, Jill. Grazie davvero! Sei come un angelo. Lo hai salvato. Non so come ringraziarti."
Lei si limitò a sorridere.
"Rimarrai con noi? Siamo diretti alla centrale."
"Anch'io sono diretta lì, ma prima devo far perdere le mie tracce."
Megan si ricordò del Nemesis e rabbrividì. "Ti... ti riferisci a quella cosa con la faccia deturpata?"
La donna annuì. "Mi insegue ovunque e non ha intenzione di smetterla."
"Perché?"
Pete riaprì debolmente gli occhi. "Perché è un membro della STARS."


Marvin Branagh Stories | Resident Evil 2&3 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora