XXII. Capitolo

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Marvin lanciò un'ultima occhiata ai Lickers, che camminavano confusi davanti alla parete organica. Poi si diresse verso il tetto dell'ala est, si fermò dietro un muretto e sbirciò nelle tenebre. Persino la pallida luna piena aveva difficoltà a penetrare quella fitta oscurità. Restò a osservare i contorni vaghi degli oggetti per un lungo momento, poi si avvicinò cauto. Non percepiva nessuno nel buio, nemmeno un movimento o uno scatto improvviso.
"Forse non c'è niente" si disse. "Forse mi sto suggestionando troppo..."
Non si mosse.
Rimase fermo per un po'. Non aveva il coraggio di muoversi. Sapeva che era l'unica strada possibile. Lo avrebbe fatto scendere nel secondo piano, magari si sarebbe imbattuto in alcuni zombie, ma erano meglio loro, che i Lickers.
Gettò uno sguardo alle spalle. Le creature giravano ancora in tondo. Si voltò. "Devo farlo" si disse. Gonfiò il petto in un lungo respiro ed espirò piano per non farsi sentire dai Lickers. Poi s'incamminò basso nell'oscurità.
Seguì il muretto che correva parallelo ai bordi del tetto e arrivò all'angolo senza nemmeno accorgersene. Non si era imbattuto in nessuna creatura. Forse non c'era nessuno, ma scacciò subito quel pensiero. Non doveva abbassare la guardia. Non poteva permetterselo. Doveva tenere gli occhi aperti e le orecchie drizzate.
Diede una nuova occhiata nel buio e proseguì lungo il parapetto, finché sbatté contro qualcosa. Il cuore gli esplose nel petto e una fitta lo colpì allo stomaco. Restò fermo per un momento, impotente. Guizzò gli occhi in ogni direzione e cercò di rallentare il battito cardiaco.
Nessuno lo aggredì.
Il tenente si rilassò un poco, allungò una mano in avanti e sfiorò un muro con le dita. Sgranò gli occhi. "Forse sono arrivato!" si disse.
Si avvicinò piano al muro e lo seguì per un lungo momento, tenendoci una mano poggiata. Toccò il ferro. "Sì, sì, è la porta! Sono arrivato!"
La tastò incredulo, finché toccò il pomello della porta. Sorrise.


Johnson si girò e proseguì lungo gli scaffali. Quando aprì la porta, Kevin era sparito. Al suo posto c'era una pozza di sangue scarlatto. Aggrottò la fronte perplesso e uscì nel corridoio.
Kevin, che si trovava di fianco, gli puntò la pistola e sparò.
Il capitano si abbassò, ma venne colpito al braccio sinistro e sparò sua volta.
L'altro si nascose dietro il muro, i proiettili centrarono il muro da cui si sollevò della polvere. "Ti ho beccato, stronzo!" Sbirciò dal muro. "Dove sono Kate e Pete?"
Johnson gli sparò da sotto la porta da cui era uscito. "Questa non me l'aspettavo! Mi hai fregato! Ben fatto!"
"Dove cazzo sono Kate e Pete?"
"Alla destra del Signore o all'inferno!" rise il capitano a crepapelle.
Kevin sbarrò gli occhi scioccato e abbassò l'arma. Non poteva credere che fossero morti per davvero. Non era possibile. Non tutti e due. Una rabbia crescente si insinuò in tutto il corpo, la faccia arrossata, gli occhi serrati. Non sentiva più nemmeno il dolore al braccio. Uscì dalla parete e sparò contro Johnson.
Quello chiuse la porta e corse lungo gli scaffali, i proiettili bucherellarono la porta di legno.
Kevin estrasse il caricatore e inserì con calma i proiettili che li aveva dato Kate.
Il capitano svoltò lo scaffale e inciampò sui corpi dei due agenti, ma si mantenne in equilibrio. Controllò il caricatore. Solo cinque colpi. Non poteva affrontarlo. Non sapeva nemmeno da dove avesse preso le pallottole. Guardò alla sua destra, corse alla porta che dava sulla tromba delle scale e se la chiuse alle spalle.
Kevin aprì la porta, la luce del corridoio squarciò la penombra della stanza e la sua ombra si proiettò lungo il pavimento. Una sagoma a quattro zampe si fermò fuori dalla finestra sbarrata dalle assi di legno. Un'altra si mosse sulla finestra di fianco.
Quando Kevin varcò l'entrata, la zampa di un Licker squarciò un'asse e calò all'interno. Il poliziotto si bloccò. Un'altra zampa spaccò le assi dell'altra finestra e una lunga lingua guizzò all'interno.
Kevin sbarrò gli occhi e puntò la pistola.
Un Licker dilaniò le altre assi rimaste attaccate e zampettò lungo la parete interna, seguito da altri tre Lickers. Un'altra creatura distrusse le assi dell'altra finestra ed entrò rapidamente dentro.
Kevin abbassò la pistola e indietreggiò spaventato verso la porta di legno forata dalle pallottole. La chiuse, si voltò e s'incamminò con passo sostenuto lungo il corridoio. La ferita ritornò a pulsare dal dolore, il sangue rivolava lungo le punte delle dita e gocciolava sul pavimento. Non sapeva quanto sangue avesse perduto, ma percepiva un senso di vertigini.
Quando svoltò l'angolo, urtò contro Elliot.
Quello gli guardò scioccato il braccio sanguinante. "Merda... cosa... cosa è successo?"
"Johnson. Quello stronzo ha ucciso Kate e Pete. E ora è scappato!"
Elliot impallidì. Non poteva credere che fossero morti. Pensava che avrebbero risolto la situazione, che avrebbero ucciso o arrestato Johnson. Li aveva visti troppo convinti, almeno Pete, che gli era sembrato molto determinato.
"Sai trattare questa ferita?" domandò Kevin.
Elliot non gli rispose.
Kevin lo sospinse piano con una mano. "Allora?"
Lui ritornò in sé. "Sì, credo di sì."
"Mi sento svenire..."
Elliot si mise il braccio buono attorno alle spalle e lo condusse nell'ufficio del tenente.
"Dobbiamo chiudere l'accesso al primo piano" disse Kevin, pallido in viso. "I Lickers sono qui."
Elliot gli lanciò un'occhiata, preoccupata.


Marvin Branagh Stories | Resident Evil 2&3 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora