VII. Capitolo

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Nick guardava dalla finestra la marea di zombie che marciavano lungo la via. All'orizzonte, sopra i tetti degli edifici, un bagliore rossastro irradiava il cielo. L'alba era vicina. Non sapeva se restare o andare al dipartimento, così si sedette sul divano in soggiorno.
Zoey uscì dalla cucina con una tazza di caffè fumante in mano. "Vuoi un po' di caffè?"
"Sì, grazie."
La donna posò la tazza, ne prese un'altra e ci versò del caffè. "Tieni."
Nick lo sorseggiò, pensando al da farsi. "Se ti dico che c'è un posto sicuro, verrai con me?"
"E mio fratello?"
"Certo, anche lui verrà."
Zoey ci pensò un momento. "Dov'è questo posto?"
"La centrale di polizia" rispose Nick, bevendo un sorso. "Sono un poliziotto. Lì sarete al sicuro."
La donna lo guardò con astio. "No, grazie."
Nick si accigliò, confuso. "Perché?"
"Perché? Mi prendi in giro? Uno dei tuoi colleghi ha quasi ucciso una mia amica. Anzi, l'ha uccisa lui. Le ha sparato a una gamba mentre fuggivamo. Poi uno zombie le ha vomitato addosso."
"Ti riferisci a Olga?"
Zoey incrociò le braccia. ""Sì, Olga. La SWAT non era qui per aiutarci, no? Ci avevano detto di allontanarci dal posto di blocco, di stare in fila, poi hanno iniziato a sparare sulla gente."
"Io... io non ne sapevo niente. Non faccio parte della loro divisione. Sono solo una recluta della polizia."
Zoey posò la tazza sul basso tavolino. "Quindi? Se veniamo con te, ci uccideranno di sicuro. Siete tutti uguali, voialtri. Magari salveranno te, ma uccideranno me e mio fratello."
"No, non succederà. Sono sicuro che la polizia non c'entra niente con questa storia."
Zoey serrò gli occhi. "Come fai a esserne sicuro?"
"Non lo so, ma voglio credere che sia così. Sono bravi poliziotti. Non farebbero mai una cosa del genere."
"Beh, gli SWAT l'hanno fatta." La donna si alzò e se ne andò in cucina.
"Nick, giusto?" chiese Joey, appoggiato sotto l'arco del soggiorno.
L'uomo si voltò. "Stavi origliando?"
"Mia sorella è ancora scossa. Devi scusarla. La SWAT non è stata molto amichevole."
"Non preoccuparti."
"Avete delle armi alla centrale? Ma certo, che dico. È una centrale di polizia, dopotutto."
"Lì sarete al sicuro."
"Forse sì, forse no. Chi lo sa." Joey andò alla finestra e guardò in strada. "Come faremo a superarli?"
Nick lo raggiunse. "Troveremo un modo."
"Hai qualche idea in mente?"
"No, ma non credo che tutte le strade siano infestate."
"Non puoi esserne sicuro."
"Allora passeremo dai tetti."
Joey lo guardò. "Non raggiungeremo mai la centrale in questo modo."
"Tu hai un'altra idea?"
Joey sorrise. "Sì, le fogne."
"Cosa? Vuoi passare da lì sotto? Non credo sia una buona idea. Potrebbero essere anche lì sotto."
"Non credo. Le fogne passano sotto la centrale di polizia. Basta seguire i canali e ci arriveremmo senza problemi."
Nick ci pensò un momento. "Come faremo ad entrare? Come farai a non perderti là sotto?"
"C'è un tombino nel cortile dietro l'edificio" disse Joey. "Entreremo da lì. Gli zombie non possono arrivarci per via della recinzione. E poi non ci perderemo, fidati."
"E con tua sorella come la mettiamo? Non credo che verrà."
"Lascia fare a me." Si allontanò.
Nick fece un sorso, seguito da una smorfia, il caffè si era raffreddato.

"Quindi sei Pete?" chiese Jill Valentine, una volta entrati in un bar. "Brad mi ha parlato di te."
"Spero bene" rispose Pete.
"Molto bene. Mi ha detto che sei l'unico a batterlo a freccette."
"E lui che fa schifo a quel gioco" sorrise Pete. "Comunque mi dispiace che Irons abbia chiuso la S.T.A.R.S."
Jill serrò gli occhi, infastidita dal ricordo. Stava per parlare, quando udirono un tonfo alle loro spalle. Uno zombie si trascinava fra i tavoli e le sedie sparse sul pavimento. Jill sguainò il pugnale e glielo conficcò nel cranio.
Nel frattempo, una dozzina di non-morti si stavano ammassando davanti alla porta del bar. Cominciarono a tartassarla di pugni, a rischiarci sopra le unghia. Il frastuono dei gemiti attutiva ogni rumore.
"Sembra che abbiamo compagnia" disse Jill. "Aspettate qui. Vado a controllare l'uscita di servizio."
Megan si strinse sotto il braccio di Pete e lo guardò. "Siamo circondati?"
"Non lo so."
"Scusami per prima. Avevi ragione."
"Su cosa?"
"Non dovevamo prendere la macchina. Se ti avessi ascoltato, ora saremmo al sicuro nei boschi."
"Non pensarci."
"È tutta colpa mia."
"Non fare così. Forse alla centrale saremo al sicuro."
Megan sospirò. "Non è meglio lasciare la città?"
"Sì, ma non sappiamo quanto sia grave la situazione. Magari lì è tutto sotto controllo."
"Ho un brutto presentimento. Lasciamo la città."
Jill tornò dieci minuto dopo. "Via libera. Seguitemi."
"Aspetta!" disse Pete. "Sei diretta alla centrale di polizia?"
"Esatto. Ho delle faccende da risolvere."
"Quali?"
"Affari personali" rispose Jill, un poco irritata. "Allora? Volete venire?"
"Forse è meglio lasciare la città" aggiunse Megan.
"Ci sono troppo posti di blocco. Non andrete molto lontano. Gli SWAT hanno sigillato le strade principali. E gli zombie sono dappertutto. Ho saputo che l'esercito ha creato un cordone difensivo attorno alla città. Nulla esce o entra senza un permesso. Non ne sono sicura, ma è meglio non rischiare."
Megan si sentì mancare le gambe per il malessere. Aveva sperato fino all'ultimo di sentire buone notizie, invece la situazione non faceva che peggiorare.
Pete la strinse forte. "Ehi... va tutto bene. Vedrai, ce la faremo. Jill sa il fatto suo, credimi. È una tipa tosta."
Per Megan quelle parole non significavano nulla. Non la conosceva, non sapeva niente di lei.
"Grazie per le belle parole," disse Jill "ma ora dobbiamo muoverci."

Marvin Branagh Stories | Resident Evil 2&3 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora