Joey e Nick tornarono indietro senza parlarsi. Quando salirono la scala, trovarono Zoey seduta in giardino. Era scossa e impaurita.
"Tutto bene?" chiese Joey.
"Sì..." rispose la sorella, guardando la porta sul retro del condominio.
Nick comprese che qualcosa non andava, ma non disse nulla.
Il fratello le posò una mano sulla spalla. "Ehi, cos'hai?"
Zoey si divincolò dalla mano del fratello e si alzò. "Niente. Non preoccuparti."
"Va bene... Comunque ho trovato la mappa."
La donna raggiunse il tombino. "Che aspettate? Andiamo."
"Sei sicuro che va tutto bene?" domandò il fratello.
Lei sospirò. "Sì, va tutto bene. Ora andiamo."
Quando Joey e Nick la raggiunsero, la porta alle loro spalle si aprì. L'uomo del secondo piano si avvicinò loro. Scheletrico, sulla sessantina, le guance infossate, il viso corrucciato e minaccioso, solcato da innumerevoli rughe. La barba lunga, sporca, i capelli grigi scompigliati e annodati. Indossava un cappotto marrone scuro, sotto una maglia nera e un pantalone grigio strappato in più punti. Era scalzo, i piedi scheletrici e anneriti. Il tanfo di sudore ammorbò subito l'aria. Gli occhi scavati e cerchiati scrutavano diffidenti i loro visi dietro la canna di un fucile da caccia puntato su di loro.
"Albert" disse Zoey quasi in sussurro.
"Siete stati morsi, vero?" chiese l'uomo con fare nervoso. "Sì, sì, morsi. Voi siete stati morsi." Si diede uno schiaffo in testa. "Lo sapevo, lo sapevo!"
Nick strinse la Glock. Aveva avuto a che fare con gente simile. Non finiva mai bene.
"Ehi" disse Joey con tono pacato. "Non abbiamo un graffio. Guarda." Si alzò la manica del giubbotto e mostrò l'avambraccio. "Visto?"
Albert lo fissò per un attimo, gli occhi sbarrati che si spostavano da un punto all'altro nel giardino. Puntò il fucile verso Nick. "Tu! Fammi vedere. Fammi vedere!"
L'uomo scambiò uno sguardo con i fratelli, che gli accennarono con gli occhi di ubbidire. Mostrò l'avambraccio.
"Sì, ok, va bene... Sì, sì." Albert abbassò l'arma con fare sofferente, si diede uno schiaffo in testa e puntò l'arma verso Zoey. "Il braccio!" Schizzi di saliva finirono sul calcio del fucile. "Il braccio!"
Joey si mise davanti alla sorella. "Abbassa quella cazzo di arma, o..."
Albert si diede uno schiaffo in faccia e scosse la testa. "Il braccio! Il braccio!" disse in lacrime, ma mutò subito espressione col viso arrossato. "Il braccio!"
Zoey superò il fratello e mostrò il braccio.
Albert abbassò il fucile con gli occhi lucidi e arrossati. "Sono ovunque Là fuori. Ovunque. I morti! Loro sono morti. Sono ovunque." Ripeteva ossessivamente. Si diede un altro schiaffo in faccia, seguito da altri tre più forti.
Joey spinse la sorella dietro di lui e guardò Nick. "Porta mia sorella giù, io tento di..."
Un sparò echeggiò nel giardino.
"NO!" urlò Zoey.
Joey cadde a terra. La sorella gli si chinò accanto in lacrime.
Albert stava per sparare di nuovo, quando Nick fece fuoco e lo colpì all'addome. Quello indietreggiò, una mano sulla ferita, l'altra sull'arma. Poi sorrise e crollò a terra. "Sono tutti morti... Morti... Morti... Tutti... Morti..." ripeteva con lo sguardo sereno rivolto al cielo limpido, il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita "Sono... tutti... morti... Io..." Con le ultime forze si posizionò la canna del fucile sotto la bocca. "Non diventerò... un morto!" Premette il grilletto. Il cranio esplose, schizzando pezzi di ossa e cervella sulla parete, sugli arbusti e sulla porta.
Zoey fissava terrorizzata la ferita insanguinata di suo fratello.
"Sto bene" sorrise Joey. "Mi ha solo preso a una spalla."
"Fammi vedere" aggiunse Nick, osservando la ferita per un po'. "Il proiettile è uscito."
"È una buona notizia?" domandò Zoey.
Annuì. "Devo medicarlo. Andiamo di sopra."
Nick e Zoey lo aiutarono ad alzarsi.
"Ehi, fate piano, ok?" Joey digrignò i denti per il dolore. "Fate piano, cazzo! Piano!"
Mentre si dirigevano verso la porta, una sagoma si mosse lungo la facciata del condominio.
"Ma..." disse Joey, incredulo.
Zoey sbarrò gli occhi.
"È un fottuto mostro!" Concluse Nick.
L'essere si muoveva a quattro zampe, lasciando una scia di sangue al suo passaggio. La muscolatura esposta, lucida, il cervello visibile e una lunga lingua bavosa simile a una frusta. Si fermò, alzò la testa e annusò l'aria. Poi lanciò un inquietante ruggito. Quattro suoi simili sbucarono ai lati della palazzina e lo raggiunsero con rapidi movimenti.
Joey, Nick e Zoey erano scioccati. Non riuscivano a credere ai loro occhi.
I mostri ruggirono e scesero dall'edificio con ampie falcate.
"Merda!" disse Joey.
"Andiamo dentro!" urlò Zoey, in preda al panico.
"No, non ce la faremo" rispose Nick. "Scendiamo nelle fogne. Forza! Fate in fretta!"
"Ma la sua ferita si infetterà" aggiunse la donna.
I quattro Licker balzarono sul terreno e scattarono la testa in ogni direzione per captare i suoni. Uno di loro si avvicinò al cadavere di Albert e lo annusò.
Nick trascinò Joey al tombino, seguito alle spalle dalla sorella. "Scendete. Vi copro io."
Il loro movimento allertò i Licker e la creatura a ridosso di Albert si ritrasse.
Joey allungò a Nick il fucile che aveva tenuto stretto fino a quel momento. "Tieni!"
I cinque Licker ruggirono eccitati e si mossero lentamente verso di loro. Non avevano ancora individuato il punto esatto in cui si trovavano i tre, finché Nick aprì il fuoco.
Il cervello di un Licker saltò in aria.
Le quattro creature ruggirono infuriati e si divisero, muovendosi rapidamente sulla recinzione per accerchiarlo. Il primo Licker venne colpito da una fucilata alla schiena e cadde a terra, stordito. Il piede sinistro del secondo fu ridotto a brandelli. Il terzo balzò sopra di Nick e gli schioccò la lunga lingua bavosa verso la testa, ma colpì il terreno, sollevando zolle di erba e terra.
Il poliziotto gli pressò il fucile sul petto, tenendola a distanza.
Tre Licker si fermarono alle spalle dell'aggressore. Ruggivano, sbavavano e scattavano la testa ad ogni piccolo rumore.
Il Licker sopra a Nick schioccò nuovamente la lingua, ma l'uomo scansò la testa dalla sua traiettoria. Altre zolle di erba e terra si sollevarono dal terreno.
"Nick" gridò Zoey in lacrime dal fondo del tombino. "Nick!"
Mentre la creatura lo schiacciava sotto il suo peso, il poliziotto cercò a fatica di posizionargli la canna del fucile contro il petto. Il Licker si agitava, ruggiva e dalla bocca colavano filamenti di bava che finivano sul volto di Nick, che sentiva l'alito acre del mostro bruciargli la gola e pervadergli i polmoni. Le braccia lo stavano mollando. Non le sentiva quasi più.
"Devo aiutarlo!" urlò Zoey. "Lo uccideranno!"
Nick udì la sua voce lontana e distorta.
"No!" rispose Joey. "Non possiamo fare nulla. Sono troppi! Cazzo, li sento muoversi! Andiamo!"
I tre Licker alle spalle del poliziotto si avvicinarono al loro simile. Uno cercò di addentare la gamba dell'uomo per strapparne un pezzo, ma la creatura che lo teneva a terra gli artigliò la faccia. Nick colse l'opportunità e gli posizionò la canna contro il petto.
Sparò.
Uno squarcio si aprì nel petto della creatura e sangue e pezzi di carne schizzarono in aria.
I tre Licker indietreggiarono un poco storditi dal colpo di fucile, poi si lanciarono verso Nick, che li vide arrivare attraverso l'apertura scavata nel petto della creatura morta.
Si liberò dal peso, gettò Glock e fucile nel tombino e scese rapidamente la scala a pioli. Una creatura calò un braccio all'interno, ma lo mancò per poco. Così schioccò la lunga lingua verso l'uomo, che si lasciò cadere nella melma per non farsi prendere.
I Licker ruggirono infuriati e si allontanarono.
Il poliziotto si alzò, tremante, gli abiti impregnati di fogna e lo stomaco in subbuglio per l'acre odore. Sentiva un forte ronzio alle orecchie, un suono acuto, persistente. Poi il rumore cominciò a scemare, sovrastato dai gemiti di centinaia di zombie bloccati dietro la recinzione del giardino sopra di lui.
Pensò di salire a chiudere il tombino per non fare entrare nessuno, ma non lo fece. Là fuori, in agguato, potevano esserci i Licker pronti a farlo a pezzi. Scacciò quel pensiero e affondò le mani nella melma in cerca della Glock e del fucile. Fu colto da un conato di vomito, ma resistette e dopo un po' trovò le armi.
Cominciò a muoversi lungo il canale che aveva seguito in precedenza con Joey e si fermò a un incrociò a T, proseguendo dritto verso la stanza manutenzione.
La porta era socchiusa.
La spinse lentamente con la canna del fucile e vide i due fratelli. Joey era seduto a un tavolo e la sorella gli fasciava la ferita con un lembo strappato del giubbotto adagiato sul tavolo. Lo stesso giubbotto che il poliziotto aveva visto attaccato all'attaccapanni.
"Nick!" disse Joey, sorpreso e schifato da com'era ridotto.
Zoey si voltò e sbarrò gli occhi, contenta. "Sei vivo!"
Nick non rispose.
"Ti sei fatto una nuotata nelle fogne?" domandò Joey, divertito. "Credevo fossi morto."
Zoey gli si avvicinò con una mano sul naso. "Io... io mi sento in colpa. Ti abbiamo lasciato da solo con quei... con quei mostri." Abbassò lo sguardo, affranta.
Nick non rispose. Sapeva che non lo avrebbero potuto aiutare. Sarebbero morti ancor prima di provarci. Avevano fatto la scelta giusta.
La donna alzò lo sguardo. "Come hai fatto a... a sopravvivere? E... e sei ferito?"
"No, sto bene" rispose Nick, allontanandosi da lei.
La donna tornò dal fratello. "Ma come hai fatto a sopravvivere?"
Nick raccontò loro cos'era successo.
Joey arricciò le labbra, colpito dalla storia. "Woah! Sei un tipo tosto, eh? Non muori tanto facilmente."
"Sono stato fortunato. Come va la ferita?"
"È solo un graffio."
"Un graffio?" disse Zoey in tono accusatorio. "Hai bisogno di medicinali. La ferita è stata esposta a... a quest'aria malsana."
Joey le sorrise. "Ti preoccupi troppo, sorellina."
"Non chiamarmi sorellina. Rischi un'infezione o..."
"Va bene, va bene. Mi arrendo. Faremo come dici tu. Troveremo i medicinali." Poi si rivolse a Nick. "Per fortuna quel pazzo aveva una mira di merda."
"Non prendi nulla seriamente, eh?" chiese Nick.
Joey sollevò le spalle. "Guarda dove ci troviamo." Indicò le pareti. "Siamo in una dannata sala manutenzione, in un dannato condotto fognario e sopra le nostre teste ci sono dei dannati mostri e zombie che vogliono ammazzarci. Non credo sia una buona idea prendere le cose troppo sul serio, non credi?"
"La tua ferita rischia davvero di infettarsi."
"Non succederà."
Nick lo squadrò per un momento. "Come fai a esserne sicuro? Hai visto dove ti trovi? Sei uno scienziato, no? Sai meglio di me come funzionano certe cose."
"Lo so e basta."
"Tu sei solo un idiota" disse Zoey. "Di questo ne sono sicura. Non credere di essere indistruttibile. Anche tu puoi ammalarti."
Il fratello si limitò a sorriderle.
Nick gli si avvicinò. "Sei sicuro di molte cose. Come la mappa nell'armadietto."
"Di nuovo questa storia?" disse Joey un poco irritato. "Si vede che sei uno sbirro."
"Che succede?" domandò Zoey, confusa. "Di cosa parlate?"
"Niente. Cose da uomini" rispose Joey con tono superficiale.
Zoey guardò Nick. "Mio fratello ti ha fatto arrabbiare? Fa sempre questo effetto alla gente."
Nick restò in silenzio.
"Cosa ci faceva quel pazzo fuori dal suo appartamento?" chiese Joey.
La sorella abbassò lo sguardo.
"Allora?"
Nick lanciò uno sguardo alla donna.
"Zoey?" Insistette il fratello.
"Gli ho detto se voleva venire con noi!" sbottò la sorella. "Non potevamo lasciarlo lì. Io..."
"Tu e il tuo fottuto altruismo ci ha fatto quasi ammazzare."
"Mi dispiace, io... io non volevo..."
"Te l'avevo detto di stargli alla larga, ma..."
"Joey" aggiunse Nick. "Smettila."
Il volto del fratello diventò paonazzo. "Non..."
"Smettila di fare lo stronzo."
Joey fissò il volto afflitto della sorella e non disse altro.
STAI LEGGENDO
Marvin Branagh Stories | Resident Evil 2&3 (Completa)
FanfictionLa storia è ambientata prima e dopo gli eventi di Raccoon City. Vedremo come Marvin e i suoi colleghi hanno affrontato l'epidemia di zombie. La trama potrebbe accostarsi o seguire a tratti quella di RE 2/3 e Outbreak.