4 CAPITOLO

621 45 2
                                    

Non sembrava per niente un professore, non aveva barba, rughe o occhiaie, aveva limpidi occhi azzurro mare e dei capelli neri scompigliati. Tutti lo fissavamo allibiti, lui aprì il registro e fece l'appello normalmente e poi ci chiese
-"Cosa avete fatto di epica?"- noi non capimmo il perché di questa domanda, epica di solito viene cosiderata una materiuccia così, che si fa una volta a settimana e certe si salta per un bel ripasso di grammatica -"Forse è uno di quelli fissati con la mitologia"- Mi sussurrò Mali, ci mancava un professore fissato con l'epica, ma sempre meglio della geografia
-"Siamo arrivati all'iliade"- Disse Kim -"Ah! Quelle dee così regali e altezzose che litigano come quattordicenni per un pomo d'oro!"- Disse ridendo, lo guardammo sconcertati, tra tutti i professori, nei documentari, a scuola, alle conferenze scolastiche, nessuno aveva mai definito le grandi dee quattordicenni altezzose, mi girai nella direzione di Aida -" è pazzo"- mimò con la bocca, lui si girò nella nostra direzione -" Em, tu? Come ti chiami?"- Disse il professore con voce apparentemente severa
-"Io?"- Chiese con un fil di voce, lui annuì, si inalzò un enorme vociare, si diceva che le avrebbe messo una nota sul registro -"Ma non buttate piccio"- sussurrai io a quei pettegoli, -"Aida"- Disse con ancora un fil di voce più sottile -"Aida puoi venire un attimo qui?"- Aida si alzò senza fare rumore e si avvicinò alla cattedra, non aveva scampo, già nella prima fila scommettevano se la nota l'avrebbe fatta sul diario o sul registro -"Mi apri la LIM per favore?"- Chiese lui -"Come vuole lei professore"- Disse Aida aprendo il computer -"No il lei no"- Disse il professore lamentandosi in silenzio ed esclamò -" Ragazzi, d'ora in poi datemi del tu, chiamatemi Percy"- Era ormai ovvio, era matto da legare -"Come vuoi, Percy"- Disse quell'idiota di Marco, che ruppe il ghiaccio. Intanto Aida aveva aperto la LIM e Percy le disse di mettere il programma di disegno -"Bene Aida, disegna la prima cosa che pensi"- Aida lo guardò un po' storta ma poi iniziò a disegnare, mischiava tutte le sfumature di colore, il disegno sembrava più un scarabocchio hippy -"Che cos'è?"- Chiese Percy -"Una schifezza"- Disse Ilian facendo scoppiare una risata generale, Aida si guardò i piedi per la vergogna -"Si chiama arte astratta, aggiornati Picasso"- Dissi io in difesa di Aida -"So cos'è l'arte astratta, vedo la tua faccia tutti i giorni"- Mi rispose lui, se c'è qualcosa che odio di più al mondo questa è Ilian, è così maledettamente narcisista -"Non ho chiesto il vostro parere ma quello di Aida"- Disse Percy un po' irritato dal commento di Ilian, forse anche lui aveva capito che tipaccio era -"È l'essenza da cui è composto l'arcobaleno"- Disse Aida orgogliosa del suo capolavoro, Ilian alzò la mano, ero sicurissima che avrebbe detto -"L'arcobaleno è un fenomeno ottico
emeteorologico che produce uno
spettro quasi continuo di luce nel
cielo quando la luce del sole
attraversa le gocce d'acqua rimaste insospensione dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana"- Ma Percy la mano non la guardò neanche, era al settimo cielo -"Sai dirmi qual'è la dea dell'arcobaleno?"- Le chiese, Aida si morse il labbro, non era mai stata un asso in epica -"Em... Be credo Iride"- Lo sguardo di Percy si illuminò in un enorme sorriso, accostai lo sguardo in direzione di Aida, e con mio stupore vidi un'aura multi color attorno a Aida, okay, strizzai gli occhi, quella era proprio una giornata ASSURDA.

I FIGLI DEGLI IMMORTALI: il cavallo di TroiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora